ESPERIENZA AL TERREMOTO UMBRO DEI VOLONTARI C.I.S.O.M. DI MONTEMURLO.

Un’esperienza che tornerebbero a fare senza pensarci 2 volte. È quanto hanno affermato i ragazzi Cisom di Montemurlo dopo l’esperienza al terremoto umbro. E l’entusiasmo per la pratica vissuta da parte di questi volontari di fresco ritorno dal servizio di soccorso nei luoghi del Centro Italia colpiti dal sisma, si poteva leggerlo nei loro occhi e nella loro voce mentre s’impegnavano nel resoconto verbale. 

Giovedì 15 dicembre 2016, al convegno Cisom tenutosi presso la Rocca di Montemurlo, in provincia di Prato, sede del Corpo italiano Ordine di Malta sezione di Montemurlo, i volontari che hanno preso parte agli aiuti umanitari verso le persone rimaste vittime del terremoto e di tutte le conseguenza postume, morali ed economiche, si sono cimentati in dettagliati reportage.

Il primo che ha preso la parola ha spiegato di essersi trovato di fronte al suo arrivo persone riconoscenti. Molto grate e cordiali, al punto di averli sentiti chiedere loro di fare ritorno semplicemente come ospiti e in virtù di tale promessa si sono scambiati i numeri di telefono.

Se l’esperienza del primo è stata, possiamo dire fra virgolette, allettante nei rapporti diretti con le vittime del disastro, non è stato così per tutti. C’è anzi chi ha raccontato di avere riscontrato ostilità fra le persone nei loro riguardi, nonostante si trovassero lì in loro aiuto. Persone che hanno chiesto loro chi fossero e cosa volessero, malgrado la divisa che portavano addosso.  

Persone prigioniere di un’ansia incolmabile per l’accaduto, per l’incognito futuro che hanno davanti e anche perché la terra continua a tremare. Un’ansia che in alcuni si è sprigionata in ira, paura e depressione. Un’ansia che ha portato alcuni di loro a chiudersi in sé stesse e a diffidare di tutto e di tutti, persino, appunto, del volontario in divisa. Sono cose che il volontario sa e quindi è tenuto a restare sempre calmo malgrado non fosse una cosa tanto semplice da fare.

Se difficile è per il volontario affrontare certe situazioni, forse ancora più complicato è trovarsi al cospetto di macerie con persone sotto che stanno gridando aiuto, com’è accaduto alle squadre della Protezione Civile che sono partite all’indomani del sisma.

È Protezione Civile tutto ciò che è finalizzato a tutelare l’integrità della vita, i beni, gli insediamenti e l’ambiente, dai danni, o dal pericolo di danni, derivanti da eventi calamitosi o da altre catastrofi. Il concetto di Protezione Civile è espressione di solidarietà, spirito di collaborazione e senso civico. Ha radici lontane, tanto che la storia parla di organizzazioni solidaristiche e di volontariato impegnate a portare aiuti in occasione di grandi catastrofi già con gli ordini religiosi in Pieno Medioevo e con le prime strutture laiche, come le Misericordie, la prima nata a Firenze nel 1244, o i Vigili del Fuoco presenti da secoli nelle valli alpine.

La narrazione dei volontari Cisom di Montemurlo prosegue con la descrizione di luoghi disabitati, zone depresse, sommerse da mucchi di macerie. Edifici crollati completamente e altri rimasti in piedi solo per metà. Una situazione che richiama molto alla mente quella di quei paesi colpiti dalla guerra, al seguito di bombardamenti aerei, che noi abitualmente vediamo in TV.

Luoghi silenziosi, dove a parlare è solo il dolore. Tutto quanto ha trasmesso fino ad ora la televisione sul piccolo schermo – a quanto sostengono i volontari Cisom – è assai meno rispetto alla situazione reale. A Sant’Andrea, per esempio, un comune di Norcia in provincia di Perugia, raccontano che non vi era anima viva. C’era semplicemente desolazione e una Panda di colore verde ferma lì da almeno una settimana, senza che qualcuno si fosse preoccupato di andare a toglierla. 

L’unica persona umana che hanno avuto modo d’incontrare in quel posto era un giovane di 25 anni, poi nessun’altro.  

Durante l’assistenza logistica dei volontari, sono state incontrate persone irritate con i mass media perché nonostante il cataclisma devastante che si è abbattuto nel Centro Italia, il tema centrale dei giornali e telegiornali era il referendum di Renzi. Altresì, raccontano sempre i volontari, la rabbia di molte persone del luogo era rivolta anche contro i delegati responsabili delle varie assegnazioni, accusandoli di aver favorito persone vicine al Comune per dare loro il privilegio di abitare nelle roulotte o in casine prefabbricate di legno anziché nelle tendopoli messe a disposizione, dove lì si dorme tutti insieme.

Tale argomento al convegno ha fatto nascere un dibattito, in quanto c’è stato chi ha smentito tutto asserendo che se anche la trasparenza non è totale su ogni cosa, la situazione concreta è però diversa. Innanzitutto i comuni non hanno competenza per per l’assegnazione di certe cose. E poi né le roulotte e né le casine prefabbricate di legno erano state ancora inserite nel programma di soccorso. E si scopre che nella realtà certi mezzi abitativi vengono assegnati solo per emergenze particolari: nel caso in cui famiglie dispongano di un malato particolare, di uno diversamente abile, o cose di questo genere.

Ciononostante, com’è stato anche ammesso dagli stessi, la trasparenza non è del tutto reale, o quanto meno non c’è fino in fondo, ma è abbastanza limitata, se consideriamo che ci sono persone che hanno diritto alla tenda solo perché hanno la residenza lì, ma che nella realtà domiciliano altrove. E l’argomento in oggetto ha ricondotto alla questione delle casine prefabbricate in legno o delle roulotte che sono state concesse, ed è stato confermato che quelle che sono presenti nel posto si trovano ad esserci semplicemente perché sono state concesse in donazione, come ci può essere chi se l’è comprata per conto proprio e se la tiene nel suo giardino di fronte casa.

In ogni modo vige un iter ben preciso da rispettare per l’assegnazione delle tendopoli ed è il C.O.C. che se ne occupa, ovvero il Comune con i suoi referenti e le sue agende. Sulla base di certe agende è il C.O.C. che decide come muoversi, interfacciandosi però con la Protezione Civile essendo quest’ultima a disporre di tali mezzi e degli strumenti necessari. Sulla base di ciò la Protezione Civile esige che ne venga fatto un uso corretto e dato alloggio a chi ne ha davvero bisogno.

Stessa cosa vale per gli aiuti in generale, dietro ad essi c’è un percorso ben preciso. Ci sono parametri ben definiti: per esempio le persone che non si sono registrate al C.O.C. per l’alloggio, perché magari possono averlo trovato per conto proprio, non hanno diritto alla mensa, perché per avere diritto ad essa devi avere un alloggio di sistemazione, altrimenti decade tale diritto.

Malgrado questo sembra però che ci siano persone che s’imboscano le scorte, i viveri; e se sono capaci di arrivare a ciò vuole dire che hanno un luogo a disposizione agibile dove poter immagazzinare le provviste. Chi però è impossibilitato per farlo, nel costatare l’atteggiamento di certe persone, non può che irritarsi e perciò provare un sentimento di odio e diffidenza verso tutti. 

E si ritorna a parlare che il cuore crudo di molti soggetti non si impietosisce neppure dinanzi a certe comuni disgrazie se mettiamo di mezzo anche lo sciacallaggio. Non solo nelle abitazioni, ma persino nelle chiese che si trovano ad essere in una situazione ancora meno sicura delle case dal punto di vista strutturale.

Sono probabilmente finite nelle mani di sciacalli anche preziosissime opere d’arte riportanti immagini sacre, sottratte appunto nei luoghi di culto: come il dipinto del pittore francese Jean Lhomme intitolato “Il Perdono di Assisi”, un dipinto del 1631 sottratto dalla chiesa di Nottoria nel comune di Norcia.

La chiesa di Nottoria, conosciuta anche come Chiesa di Santo Stefano, si tratta di un edificio in pessime condizioni a causa del sisma e quindi pericolante a tutti gli effetti , ma la sete per la gloria e per il dio denaro, rende le persone incoscienti al punto di mettere a repentaglio la propria incolumità pur di mettere le mani sopra a preziosi beni.

Tuttavia, nonostante il massiccio impegno da parte delle forze dell’ordine e dei preposti, la vigilanza non era al massimo, non solo per sopperire allo sciacallaggio, ma anche per mettere le barricate ai margini delle zone rosse. E in un caso sono stati i volontari Cisom di Montemurlo a barricare come hanno potuto una delle zone risultanti rosse; e una volta messo a verbale, il giorno successivo sono intervenuti chi di dovere a completare l’opera di transennamento. 

Il dolore è devastante per l’intero Paese, ancora di più per chi sta vivendo la situazione in prima persone e la speranza è che mai più ricapitino c’erte sciagure, ma per quei luoghi colpiti per l’ennesima volta dal sisma e dove la terra continua tutt’ora a tremare, essendo luoghi fortemente soggetti al terremoto, lo Stato dovrebbe provvedere con la ricostruzione degli edifici mettendoli in sicurezza quanto più che sia possibile.