IL CASO DI DANIEL IGNACIO, IL FIGLIO DI SATANA

Il New York Post lo definì “demonic sicko“. Si tratta di quell’uomo che gridava di essere arrivato dagli inferi per fare giustizia. Demonic sicko è un appellativo che sta ad indicare qualcosa del tipo “satanista psicopatico”, perché Daniel Ignacio, dava evidenti segni di squilibri mentali. Le dichiarazioni dell’uomo erano da vero delirio di onnipresenza; questi era convinto di poter distruggere New York.

Si trattava di una gelida notte d’inverno, tutte quante le famiglie se ne stavano rinchiuse nella propria casa. Porte e finestre erano serrate, come a non voler far passare un minimo d’aria. Improvvisamente, però, una finestra si spalancò e dalle imposte di quella finestra, mentre la neve scendeva giù fitta fitta, si presentò un uomo dagli occhi sconvolti. Era evidentemente turbato. Nel volto aveva un’espressione di puro terrore.

Questa persona era Daniel Ignacio, il demonic sicko.

Dopo qualche manciata di secondi di silenzio, il demonic sicko, sbraitò frasi prive di senso, mentre si scolava bicchieri di vodka. Iniziò ad urlare di essere arrivato lì dagli inferi per fare giustizia. Non erano affatto chiari i discorsi che uscivano dalla bocca di un uomo evidentemente traumatizzato e al tempo stesso visibilmente ubriaco. Fu chiaro però l’urlo che uscì dalla sua bocca, che strepitava di trovarsi in quella strada di Brooklyn per ordine del demonio.

Nelle frasi deliranti sosteneva di essere il figlio di satana, e che satana lo avrebbe sempre protetto. Daniel Ignacio aggiunse che era stanco di vivere in un mondo sempre corrotto e che si sarebbe trovato lì apposta per cambiare in meglio le sorti dell’America.

I vicini, esasperati da quelle assurde grida prive di senso, e dal lancio di bottiglie vuote in strada, avvertirono le forze dell’ordine, che comunque tardarono ad arrivare. Si giustificarono poi sostenendo di aver creduto che si fosse trattato semplicemente di uno scherzo messo in piedi da ragazzini. Ed inoltre, nella caotica Brooklyn, tutto ciò si sarebbe potuto ritenere anche normale. Ma il tempo d’attesa prima che la polizia fosse intervenuta si rivelò un grave errore.

Il demonic sicko, Daniel Ignacio, iniziò a gettare dalla finestra rotoli di carta igienica imbevuti di solvente per vernice, tutti quanti nello stesso punto. La tromba delle scale. Avrebbe quindi acceso una sigaretta e l’avrebbe lanciata sulla carta che immediatamente prese fuoco. I solventi per vernici sono altamente infiammabili.

Daniel, ancora prigioniero della propria convinzione di onnipotenza e degli effetti causati dall’alcol, restò lì immobile a osservare la sua impresa. La guardava come se si fosse trattato di una scultura fatta da lui, di un quadro o di una qualsiasi opera d’arte da lui realizzata. In quei momenti non lo spaventava il fatto che di lì a poco sarebbe potuto finire in manette. Provava una sensazione sublime, che probabilmente lo stava trasportando in un’altra realtà, in un altro mondo.

Ad un certo punto, però, in una parte della sua mente si riaccesero i lumi della ragione; ma non cercò lo stesso di fuggire dalla luogo dove si trovava, in compenso non rispose e non aprì la porta agli agenti di polizia che andarono a bussare alla sua porta. Dunque, le guardie per entrare dovettero sfondare la porta. A quel punto gli uomini in divisa si lanciarono contro l’uomo, che esasperato si mise a piangere dicendo che satana non gli avrebbe mai perdonato quel fallimento.

Quando gli agenti chiesero a Daniel come si chiamasse, questi rispose: «Nessun nome mi appartiene più; oramai sono il figlio del demonio».

Quelle parole convinsero gli agenti che il demonic sicko non era prigioniero soltanto della vodka che aveva assunto, ma anche di una psiche molto turbata, che lo convinceva ad agire per volere di satana.

Rivelò agli agenti che la sua intenzione era la stessa di Nerone che aveva incendiato Roma per purificarla dal male, e così lui avrebbe voluto, in una sola notte, fare lo stesso con New York per guarirla da una società violenta e corrotta, fatta di crimini e di solo male. E tutto questo lo esternava fra un elogio e l’altro a satana.

L’afflizione di Daniel Ignacio, fra un gemito e l’altro, era quella di non aver compiuto fino in fondo il volere di chi in quel momento lui riteneva di avere come padre, satana. In quella fase di disorientamento mentale, il demonic sicko disse agli agenti di temere che il diavolo non gli avrebbe concesso il perdono e che si sarebbe vendicato su di lui.

Dai discorsi che Daniel fece con gli agenti emerse che a lui non lo spaventava il carcere, bensì lo spaventava la ritorsione da parte del maligno. 

Il caso di Daniel Ignacio, il demonic sicko, destò molta curiosità fra psicologi e psichiatri che lo avevano preso sotto cura. Era necessario capire fino a che punto arrivasse la sua condizione mentale. E per far questo era necessario che la “cavia” continuasse a raccontare la versione dei suoi fatti.

Il caso Ignacio si rivelò complicato per tutti e anche il giudice, nel dubbio se l’imputato fosse realmente portatore di problemi psichici oppure no, non se la sentì di condannarlo e finì per fargli evitare il carcere.

Nella clinica psichiatrica dove ancora oggi si trova in cura, Daniel Ignacio continua ad affermare di essere il figlio di satana. Sul suo conto, però, sono emersi molti dubbi, sono tante le persone che insistono a mettere in discussione lo stato di salute mentale del paziente, perché, qualora Daniel Ignacio stesse solo fingendo di essere psicologicamente turbato, allora nella realtà, dietro a tutto ciò, questi potrebbe nascondere molti scomodi segreti.

Tuttavia le indagini su di lui sono ancora in corso, ma dal suo passato non è ancora emerso che lui abbia avuto contatti con sette sataniche. 

Chi è, allora, e chi è stato, Daniel Ignacio?