IN QUESTO INFERNO DI PAURA ANCHE LA GERMANIA SPROFONDA NEL TERRORE

A poco più di una settimana di distanza dall’attentato di Nizza di nuovo l’Europa in fermento per un ennesimo attentato da parte di un lupo solitario. Questa volta è accaduto in Germania, a Monaco di Baviera, dove in un affollato centro commerciale, alla periferia nord della città, un giovane di 18 anni ha aperto improvvisamente il fuoco provocando la morte di 10 persone, compresa la propria, e il ferimento di altre 27.  

attentatoreMa questa  volta, diversamente da com’era stato inizialmente ipotizzato, l’attentatore – Ali Sonboly, questo era il suo nome, un 18enne tedesco di origini iraniane – non ha agito per mano di gruppi terroristici ma per motivi personali. Il movente del suo folle gesto sembra essere legato a seri problemi psichici, nonostante venga descritto dai vicini di casa un “ragazzo tranquillo“. C’è addirittura chi sostiene di non averlo mai visto arrabbiato. Apparteneva a una famiglia perbene, residente a Dachauer Strasse, un quartiere piuttosto benestante di Monaco, dove il padre è tassista e la madre commessa. 

Venerdì 22 luglio, intorno alle 18.00, il killer, armato di una una vecchia pistola glock 17 9 acquistata sul mercato nero del web e adattata, ha iniziato a far esplodere i primi colpi all’interno del McDonald’s per poi spostarsi al centro commerciale  “Olympia e continuare  a sparare. È poi fuggito e a un chilometro circa dal centro commerciale si è tolto la vita forse perché si è sentito braccato dalla polizia. 

Non è stata un’azione la sua senza precedenti, perché richiama alla memoria l’episodio avvenuto in Svizzera nel 2009, a Winnenden, dove un 17enne  entrò armato in una scuola e uccise 15 persone per poi togliersi la vita di fronte alla polizia. Dalle indagini che sono emerse dal suo computer risulta infatti che Ali Sonboly fosse stato un ammiratore di questo folle omicida e suicida svizzero, al punto di essere andato lui di persona a Winnenden, tante le foto che sono state trovate del posto nel suo computer. E dunque è lecito sospettare che l’azione del killer si fosse ispirata a lui. Ma vengono fatti emergere altri legami e sono quelli con la strage compiuta da Anders Breivik a Utoya, precisamente il 22 luglio di 5 anni fa.

Il profilo di Ali Sonboly ci viene presentato come una persona in cura per problemi psichici dal 2012, legati a forti stati di ansia e depressione, dovuti al bullismo che veniva liberamente esercitato su di lui da parte dei suoi compagni di scuola. «Conosco questo ca**o di tipo, si chiama Ali Sonboly», riconosce un suo ex compagno di scuola. E aggiunge: «Era nella mia classe. Facevamo sempre del mobbing contro di lui a scuola». E rivela anche che Ali Sonboly prometteva che prima o poi si sarebbe vendicato e avrebbe fatto fuori tutti i bulli. E sono anche le parole che dice lo stesso attentatore dal tetto del centro commerciale in cui si stata trovando a un uomo affacciato dal balcone di un palazzo adiacente che lo stava insultando. «A causa vostra sono stato vittima di bullismo per sette anni…». E da quella piattaforma sono piovuti poi colpi di pistola e insulti contro i turchi e contro tutti gli stranieri. Il killer ci teneva a specificare di essere tedesco.

La follia di Ali Sonboly si è trattata di una follia lucida. Il suo era un piano studiato già da molto tempo.  Un piano programmato in cui l’attentatore aveva messo un falso annuncio su Facebook per invitare quel giorno quanti più coetanei possibile  al centro commerciale. Il suo scopo era quello di uccidere giovani. E dalle indagini della polizia è emerso che l’attentatore potrebbe avere avuto con sé un complice. Si tratta di un 16enne che venerdì è stato ascoltato e posto in stato di fermo. Il ragazzino è sospettato di essere stato a conoscenza del piano diabolico dell’amico e di non avere informato le autorità e che possa inoltre aver avuto un anche lui un ruolo nella pubblicazione del falso annuncio sul social network. 

A quanto sostiene la polizia, le mosse del killer non avrebbero seguito una precisa linea sulla scelta delle vittime da far cadere nel suo attentato (a parte – in quel caso – la colpa di essere giovani). Lui avrebbe sparato a caso, ma i dubbi su questo si fanno strada se consideriamo il luogo da dove è iniziata la strage, ovvero il McDonald’s, un luogo frequentato da ragazzi immigrati; e sappiamo bene – stando alle sue parole – l’odio che lui provava  nei loro confronti.  Tuttavia,  secondo gli inquirenti, si è trattato solo di un caso. Ci sarà da accertare qual è la verità.

A dire il vero, ci sarebbe da accertare ancora con maggiore cura se questo evento, nonostante Ali Sonboly sia risultato fino adesso estraneo a gruppi terroristici (malgrado la sua frase:  «Allah Akbar» durante la sparatoria, tipica dei martiri islamici), non avesse subito nella sua psiche l’influenza della situazione terroristica che tutto il mondo sta vivendo in questo momento. In altre epoche, in altre date, questi avrebbe compiuto lo stesso quel folle gesto?