LA SOCIETÀ E I GIOVANI DAGLI ANNI ’70 FINO AD OGGI (II° PARTE)

Affrontare l’argomento “Anni ’80” vuole dire trovarsi dinnanzi a un ampio scenario su tutti i fronti, sia nazionali che mondiali. I cambiamenti nella scacchiera internazionale che ci sono stati, il mutamento delle politiche interne, dei costumi, l’irrompersi del consumismo sfrenato. La P2.  La società. I giovani. La nascita, nel 1983 della serie cinematografica di commedie natalizie, conosciute come cinepanettone. Il raggiungimento della sua forma definitiva, nel mondo della musica, di un genere oramai indipendente, l’haevy metal, caratterizzato da un suono potente e ritmi più che aggressivi, ottenuti dall’amplificazione e dalla distorsione della chitarra e del basso e in certi casi addirittura dalla voce strillante del cantante. Un genere che affonda le proprie radici in un’ideologia pessimista e negativa della vita, basata essenzialmente sul male e sulla violenza, dietro la guida di uno spirito ribelle.

Già a partire dalla fine degli anni ’60 i giovani vivono in sé la voglia di cambiamento, di libertà, che ancora di più – dietro certi aspetti – va materializzandosi nei giovani degli anni ’80, oramai stufi delle imposizioni, spesso familiari, del falso buoncostume sociale, e cercano libertà. In essi si specchia la figura del metallaro, appunto, del ragazzo dai capelli lunghi, dell’individuo che veste in pelle e jeans e per chi può a cavallo di un “tuono sferragliante“, la possente motocicletta americana.

Le nuove generazioni degli anni ’80 non vedono di buon occhio il conformismo sociale, i benpensanti che possono essere appunto i genitori stessi e gli insegnanti. Nessuno può dir loro come vivere. «La vita è mia e la devo vivere a modo mio» è quanto dice il metallaro, inneggiando alla libertà.

La scuola ritengono che sia inutile. Una forma di dittatura che va contro il loro principio di vita, e che tutto ciò che insegna è inadeguato con il mondo del lavoro. Addirittura il mondo del lavoro stesso, nel pensiero metallaro, è livellato in maniera negativa. Ci sono dirigenti che pur poco facendo guadagnano troppo, a differenza di chi uccide il proprio tempo in fabbrica a seguire una routine di faccende che si ripetono.

Per altri, invece, gli anni ’80 sono fatti anche di “Happy Days” (Giorni Felici). Happy days da intendersi non solo come la comedy televisiva statunitense, che fra l’altro ha avuto una grande popolarità, giunta negli schermi italiani alla fine degli anni ’70, ma da intendersi come giorni sereni. I problemi finanziari per le famiglie sono molti meno. Le attività lavorative girano. Il salario, o lo stipendio, di un lavoratore dipendente è sufficiente a mantenere la famiglia e mettere da parte qualcosa. I figli, terminati gli studi, trovano subito occupazione. Quindi, dietro a questo aspetto, la situazione non è delle peggiori, anzi.

E gli anni ’80 sono anche gli anni  del “Drive In” televisivo. Del paninaro, giovane caratterizzato dall’ossessione per l’abbigliamento firmato e per uno stile di vita fondato sul consumismo quotidiano. Gli anni ’80 hanno conosciuto anche importanti personaggi nel mondo dello spettacolo come Madonna e David  Bowie, vere icone di quel tempo, personaggi che hanno innovato – in un certo senso – anche il look giovanile, che va da quello fatto di colori sgargianti a quello trasgressivo.

Dire anni ’80 vuole dire anche l’espluà, a Manhattan, degli yuppies, la figura dei giovani rampanti professionisti, neo-laureati, maniacalmente fissati per le automobili sportive e per il look fatto di abiti firmati, in particolar modo quelli di prestigiosi stilisti italiani. Si tratta di giovani fra i 25 e i 35 anni di età che frequentano locali come Studio 54 e feste esclusive, e allo stesso tempo abbracciano la comunità economica capitalista trovando in essa realizzazione.  

È l’America di Ronald Reagan, l’America liberale. L’America che rinasce e che si lascia alle spalle la devastante crisi dovuta alla negativa esperienza della guerra in Viet Nam. È l’America che crede nel repubblicano eletto alla Casa Bianca nel novembre del 1980 e rieletto poi 4 anni dopo. In quel presidente che rilancia l’economia affidandosi a una politica totalmente liberale, basata su una dinamicità prettamente individuale, cercando di limitare il più possibile ogni forma d’intervento statale e di assistenzialismo.

È l’America che investe sulla tecnologia, ma che si trova anche a dover affrontare esorbitanti spese sul piano militare. La Casa Bianca reputa necessario investire il denaro anche in armamenti, per essere all’altezza di continuare a far fronte alla Guerra Fredda. Una guerra fondata sulla tensione fra le 2 super potenze mondiali: USA e URSS.

Un Reagan deciso su tutti i fronti, un uomo carismatico e ricoperto di un potere stimato e temuto da tutto il mondo, ma che dovette abbassare lo sguardo dinanzi ai muscoli di una persona che, se pur più debole di lui, si dimostrò più cocciuta,  Benedetto Craxi, meglio conosciuto come Bettino Craxi, il Primo Ministro italiano, quando nel 1985 i rapporti diplomatici fra Italia e Stati Uniti arrivarono al punto di frantumarsi sul caso Sigonella, dietro al sequestro della nave da crociera Achille Lauro.