LE FACCE DI GIANFRANCO FINI

di Roberto Fiordi

Un’altra tegola si è abbattuta sull’ex Presidente della Camera. Gianfranco Fini è di nuovo nei guai. «Un un atto dovuto», ha spiegato l’ex leader di An, con l’avviso di garanzia fra le mani. «Ho piena fiducia nell’operato della magistratura, ieri come oggi».

ROMA – Mentre gli agenti della Guardia di Finanza mettevano sotto sequestro preventivo beni per 5 milioni di euro appartenenti alla famiglia Tulliani, Gianfranco Fini si è visto recapitare un avviso di garanzia nell’ambinto dell’inchiesta che lo vede indagato per riciclaggio.

La vicenda ha avuto inizio dopo che fra i primi di dicembre e metà dello stesso mese, le massicce indagini condotte dagli agenti delle fiamme gialle, che hanno contato ben oltre 80 perquisizioni in tutto il Paese, hanno portato all’arresto di politici e imprenditori, fra cui l’imprenditore Francesco Corallo.

È il 13 dicembre 2016 quando appunto finisce in carcere Corallo e con lui Rudolf Theodoor Anna Baetsen, Alessandro La Monica, Arturo Vespignani e Amedeo Laboccetta, con l’accusa di avere messo in piedi un’associazione a delinquere a carattere transnazionale. Tale associazione risulta essere dagli inqurenti dedita ai reati di peculato, riciclaggio e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.

L’entrate illegali dell’associazione venivano così sanificate per essere dunque utilizzate da Corallo, il re delle slot, in investimenti immobilari, attività economiche e finanziarie, mentre parte del guadagno, sempre secondo gli inquirenti, sarebbe finito nelle tasche della famiglia Tulliani.

Si parla di ben 2,4 milioni di euro che la famiglia Tulliani avrebbe ricevuto da Francesco Corallo e che il suocero di Fini, Sergio Tulliani, avrebbe girato ai figli, Elisabetta e Giancarlo, rispettivamente moglie e cognato dell’ex presidente della Camera dei deputati,  reimpiegati in acquisizioni immobiliari a Roma e provincia. E fra queste ci sarebbe anche la vicenda della casa di Montecarlo, di proprietà di Alleanza Nazionale, di cui ne divennero proprietari i fratelli Tulliani a spese di Corallo.

«Sono stato un coglione ma non un corrotto», ha dichiarato l’ex Presidente della Camera in riferimento all’appartamento di Montecarlo. «Sono notizie delle quali non ero minimamente a conoscenza. Sono davanti a un bivio: o sono stato talmente fesso oppure ho mentito volutamente […]».

Con questa frase Gianfranco Fini ha presentato la sua ultima faccia, esponendo le proprie discolpe: oppure ho mentito volutamente. Ha inoltre dichiarato che si è trattato di un atto dovuto e di avere piena fiducia nell’operato della magistratura, ieri come oggi.

Chiunque si augura che la magistratura faccia luce in questa storia, e (perché no) che l’ex presidente di Alleanza Nazionale risulti estraneo alla vicenda.

Ma è curioso adesso vedere i vari cambiamenti nel tempo, i vari volti di Gianfranco Fini. Proviamo brevemente a ripercorrere la sua storia.

Per ragioni personali Fini si avvicinò alla Destra, sotto l’ala di Giorgio Almirante, divenendo quindi il suo successore alla guida del MSI dopo la sua morte. Il suo intervento all’interno del partito ne modificò l’aspetto. Lo rese un partito che si accostava più al centro, un movimento con spunti più democratici. E i modi affabili, cordiali e simpatici del delfino di Almirante avevano guadagnato la stima anche del magnate italiano delle televisioni, Silvio Berlusconi, che alle prese con i giornalisti all’inaugurazione a Bologna dell’Euromercato (oggi si chiama Shopville Gran Reno), di cui ne era proprietario, alla domanda a chi avrebbe dato il voto alle comunali di Roma fra i due candidati a diventare sindaco: Fini o Rutelli, rispose Fini.

Era la fine del 1993 e alle elezioni Fini perse per pochissimi voti al ballottaggio con Rutelli, ma fino poco tempo prima nessuno mai si sarebbe potuto immaginare che un partito nato dalle ceneri del Partito Nazionale Fascista potesse raggiungere mete tanto ambiziose.

La popolarità del 41enne deputato crebbe rapidamente. Passarono poco meno di 2 mesi che Silvio Berlusconi fondò il suo partito, Forza Italia. Movimento Sociale, Forza Italia, Lega Nord, Centro Cristiano Democratico e Unione di Centro, si allearono e vinsero le elezioni politiche del 27 marzo 1994. Si trattò del primo governo Berlusconi, che però non riuscì a restare in carica più di 8 mesi e sette giorni perché la Lega Nord uscì dall’alleanza.

Quattro giorni dopo le politiche, ovvero il 31 marzo, Gianfranco Fini, come riconoscimento del vecchio elettorato neofascista, disse:«Mussolini è stato il più grande statista del secolo». E ancora: «Il duce è stato un esempio di amore per la propria terra e la propria gente, un giorno l’Italia lo dovrà riabilitare e insieme a Cavour, Mazzini e Garibaldi, anche a lui saranno intitolate piazze e monumenti». Qualche anno dopo sempre l’ex Presidente del Movimento Sociale Italiano è tornato sui propri passi: «Oggi non la penso più così». «Il fascismo fu parte del male assoluto».

Un Gianfranco Fini giovane, sorridente ma bacchettone, con uscite sul tema dell’immigrazione, manifestò la propria contrarietà all’ineluttabile prospettiva di una società multirazziale, citando anche frasi di Mussolini. «La società multirazziale è un ibrido meticciato», diceva lo stesso Fini,  «che scatena solo guerre tra poveri». «[…] Noi ci batteremo fino in fondo contro la nascita di una società multirazziale. Si illude chi la immagina pacifica. Le massicce immigrazioni che incombono sull’Italia provocherebbero fenomeni di acuta tensione sociale».  Qualche tempo dopo, però, fu sempre il solito Gianfranco Fini che rilanciò la sua piattaforma di nuova cittadinanza per gli immigrati, e definì “stronzi” chi discriminano gli stranieri. Prima no e ora sì?

«Se lei mi chiede: “Un maestro dichiaratamente omosessuale può fare il maestro?” Io le dico di no. Capito? Perché ritengo che non sia educativo nei confronti dei bambini». Si tratta di un’affermazione dell’ex leader missino convertitosi poi in Alleanza Nazionale. Successivamente apre alle unioni di fatto, incluse quelle omosessuali.

Beh, che dire un uomo molto coerente.

E la persona mite, come osava presentarsi la figura di Gianfranco Fini un tempo, pulita, serena, leale, candida, che piaceva persino agli elettori di sinistra, oggi si ritrova coinvolta in una vicenda legale molto scottante: il riciclaggio.

Gli auguri più sinceri sono quelli che l’ex Presidente della Camera non sia coinvolto in questa vicenda e che la magistratura ne faccia luce al più presto.