MAFIA CINESE – CRIMINALITÀ ORGANIZZATA ITALIANA, UN ASSE?

Prato – Dopo il maxi blitz compiuto in questi giorni della polizia nei confronti della mafia cinese, che ha portato all’arresto 25 dei 33 asiatici colpiti da un’ordinanza di custodia cautelare, fa i quali proprio il 57enne presunto capo dei capi, Zhang Nai Zong, resta da chiedersi se la possente mafia cinese lavori autonomamente oppure abbia appoggi con la criminalità organizzata italiana.

Tanto per cominciare, il presunto “padrino” della mafia cinese, detto anche l’uomo nero, Zhang Nai Zong, pare sia – come vine detto in gergo mafioso – un rispettabilissimo uomo d’onore e che abbia per le mani un vastissimo potere a livello criminale.

Addirittura, stando alle sue parole, pare sia, o sia stato, l’uomo d’onore più potente d’Europa. Secondo quanto riportano le righe del quotidiano Il Tirreno, questi avrebbe detto: «Io sono il più potente in Europa, non mi vanto, puoi chiederlo a chiunque». E ancora, «io non parlo tanto con le persone, dico solo due frasi alle persone, se lui mio fratello o mio amico e basta!. Se non amico un nemico; e se sei un nemico allora sei finito!».

A dimostranza delle sue parole ci sono anche i fatti. Nel 2013 fu celebrato il matrimonio del figlio di Zhang Nai Zong e, dietro invito di questi, vi parteciparono esponenti di diversi gruppi criminali cinesi giunti da mezza Europa; ma nonostante la pesante rivalità fra i vari uomini d’onore lì presenti, nessuno di essi ebbe il coraggio di litigare in sua presenza. Ecco dimostrato lo spessore di questo uomo all’interno della criminalità organizzata in Europa e forse in tutto il mondo. 

Prima del suo arresto, Zhang aveva visitato ben 8 aziende del territorio, cambiando ogni volta auto per non destare sospetti. I nostri agenti erano comunque già da tempo sulle sue tracce e monitoravano i suoi spostamenti. Zhang si è così introdotto all’interno di un ristorante dove ha ricevuto un esercito di connazionali giunti lì a fargli onore. Quindi all’alba è scattato il blitz. Un blitz portato a compimento dagli uomini dello Sco, il Servizio Centrale Operativo, delle squadre mobili di Prato, Roma, Firenze, Pisa, Milano e Padova.

Prato è, o è stata, la base operativa di una vera e propria organizzazione criminale cinese di stampo mafioso, operante in varie città italiane e persino all’estero. 

L’organizzazione criminale cinese aveva le mani immerse in attività illecite quali lo spaccio di droga, lo sfruttamento della prostituzione, il gioco d’azzardo, i locali notturni, l’usura e l’estorsioni;  e reimpiegava i fondi illegali soprattutto nel settore dei trasporti, acquisendo tali società con l’utilizzo di modalità e metodi tipicamente mafiosi, e cioè grazie all’intimidazione e alla violenza.

Ma di fronte a questi esorbitanti guadagni illegali, la mafia italiana è possibile che sia stata solo a guardare? Nell’aprile del 2017, l’allora Nucleo investigativo del Corpo forestale di Firenze, oggi carabinieri forestali per delega della Procura di Firenze, portarono alla scoperta d’ingenti quantitativi di rifiuti plastici che dall’Italia venivano venduti e smaltiti in Cina (Prato-Hong Kong), con guadagni milionari per i clan cinesi e italiani. Un affare tra organizzazioni criminali, con la Camorra in prima fila.

E nel settore stupefacenti, sale da gioco,  prostituzione, locali notturni e tutto il resto, la criminalità organizzata italiana in casa propria resta solo a guardare? Non penso che possa essere così. A mio avviso, il modus operandi della mafia italiana sia quello di invitare quella cinese a salire sul palcoscenico del teatro dell’illegalità, e che lei resti a manovrare tutto dietro le quinte, in modo da poter restare fuori dalla scena.