SOTTO LA BANDIERA DELL’ ISIS CI PROSTRIAMO IN ATTESA DELLA DECAPITAZIONE…

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di Roberto Fiordi 

È quello che loro vorrebbero e che noi stiamo facendo… Dopo le forti parole pronunciate dal Presidente Renzi, che asseriscono di non dover stare in balia della paura, la risposta da parte di fedeli e patrioti come noi siamo sempre stati, in difesa dei nostri ideali e della nostra cultura, è stata così chiara che subito Marco Parma, preside dell’Istituto Garofani a Rozzano nel milanese, ha dichiarato che non verrà più esposto il crocifisso nelle classi, per dare un senso laico all’istruzione e per “il rispetto delle diversità”.  È quanto riportano le pagine di Google inerenti all’argomento e non solo. Inoltre, sempre forte di quel senso di cui prima e di quel rispetto verso le altre religioni, ha anche imposto l’abolizione della Festa musicale di Natale e con estremo coraggio ha ricacciato al mittente, fra le sentite proteste, la richiesta avanzata dai genitori dei bambini sull’inserimento di canti natalizi come “Tu scendi dalle stelle” e “Adeste fideles”. Altresì, si è addirittura permesso di prendere l’iniziativa di spostare il tradizionale concerto natalizio a dopo Natale e di ribattezzare l’evento  da “Festa di Natale” a “Festa d’inverno”. «Un passo avanti verso l’integrazione», ha sostenuto, «e per rispettare la sensibilità di chi la pensa diversamente, ha altre culture o religioni […]», ha aggiunto. Una presa di posizione da vero preside eroe, che non fa che confermare che dovremmo essere noi a integrarci a loro. Un vero uomo. Un uomo dai sani principi. Un uomo che difende a spada tratta millenni di cultura… Ma al patriottismo del preside milanese fa eco anche quello della scuola romana Peter Pan nel comune di Fonte Nuova, dove il presepe verrà fatto con i Re Magi che avranno le sembianze di tre migranti e soprattutto senza la presenza della statuetta di Gesù Bambino. Una versione al quanto inedita, forse il primo compleanno nella storia che verrà celebrato in assenza del festeggiato stesso… Può darsi che si tratti di mentalità più emancipate, di visioni più aperte… Addirittura nel Veneto, dove regna quasi sovrana la Lega Nord con Roberto Ciambetti, nuovo Presidente del Consiglio regionale, alla scuola media Montegrappa di Romano d’Ezzelino è stato riproposto il concerto multietnico dello scorso anno, con canti dominati da musiche arabe e africane. Ma lo sfogo del sindaco Rossella Olivo aggiunge: «La voce che gira è che quest’anno non si faccia più nemmeno lo spettacolo; spero non sia vero, dopo tanti anni sarebbe la prima volta. Capisco l’autonomia scolastica, ma la nostra cultura va difesa». Stabiliamo in questa maniera di mettere al bando la festa di Natale per darla vinta a chi la pensa in altro modo.

A tutte queste inderogabili prese di posizione scolastiche, a dimostrazione di un’Italia e di un popolo fatto solo di smidollati conigli, che sanno solo mostrare i propri muscoli per una partita di calcio, sarebbe stato opportuno leggere il commento di colei che scrisse: «Intimiditi dalla paura di andar controcorrente, cioè d’apparire razzisti, non capite o non volete capire che qui è in atto una Crociata alla rovescia. Abituati come siete al doppio gioco, accecati come siete dalla miopia, non capite o non volete capire che qui è in atto una guerra di religione […]» La firma è della giornalista fiorentina emigrata negli Stati Uniti Oriana Fallaci, quella “pazza” (come l’avevano definita) donna che i francesi stessi nel 2002 processarono con l’accusa di razzismo religioso e xenofobia. Quella donna per cui gli svizzeri chiesero al nostro ministro della Giustizia, Roberto Castelli, la sua estradizione in manette, ma che lui respinse dichiarando che  la Costituzione Italiana protegge la libertà di espressione.

Sono espressioni che se il preside, dottor Marco Parma, e i suoi colleghi non si fossero ancora degnati di leggere, farebbero bene a farlo quanto prima. «L’avamposto che si chiama Italia», continua a scrivere la giornalista usando beffardamente e in maniera provocatoria questo sostantivo per indicare il suo e il nostro Paese: «avamposto comodo strategicamente perché offriamo buonismo e collaborazionismo, coglioneria e viltà […]» E Su queste frasi sarebbe opportuno che qualcuno si degnasse di farci un’attenta riflessione. La Fallaci può anche non essere piaciuta e può ancora adesso non piacere, ma all’ordine dei fatti accaduti di recente chiunque si sarà reso conto di quanto vere sono state le sue profezie. Lei, giudicata guerrafondaia dalla Federazione Anarchica Italiana , conosceva bene la cultura Islamica, tanto da intuirne un po’ le mosse, o quanto meno quelle dei fondamentalisti.

Molti si chiederanno che cos’è l’ “ISIS“. ISIS è la sigla che sta a indicare Islamic State of Iraq and Syria (Stato Islamico dell’Iraq e Siria). Si tratta di un gruppo militare terroristico islamista, attivo in Iraq e in Siria; ovvero un’organizzazione militare sorta a seguito dell’intervento statunitense in Iraq e del sovvertimento del regime sunnita di Saddam Hussein. Le proprie origini risalgono ad Al-Qāʿida in Iraq, poi distaccatesi nel 2014 per disaccordi, ha avuto come primo obbiettivo quello di diffondere un Califfato Islamico nei territori della Siria e dell’Iraq, e di ribaltare la maggioranza del popolo iracheno sciita, sostenuta dagli statunitensi, e affermare di nuovo quella sunnita. Altri obbiettivi sono quelli di sopprimere tutti i nemici dello Stato Islamico, primi fra tutti mussulmani e sciiti e diffondere il Califfato anche in Occidente. Piede in Occidente è stato messo il 13 novembre 2015 con gli attentati di Parigi.  È stata chiaramente dichiarata guerra, ma se anche Parigi ha risposto massicciamente a tale provocazione, nella sostanza che guerra è stata dichiarata? L’ISIS si trova ad avere cellule terroristiche sparse ovunque, uomini disposti a morire per il loro ideale. Lo Stato Islamico mira al processo di espansione del Califfato anche con la strategia del terrore, in modo tale da modificare con il tempo le abitudini occidentali, allo scopo di colonizzare l’Occidente e di convertirlo. E alla luce di quanto detto nelle prime righe e all’esame di queste realtà, possiamo liberamente affermare che l’Italia ha tutte le carte in regola per essere il primo paese europeo pronto ad adottare la conversione.

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