Alfredo Baroero: analisi, matematica, musica e il tempo nuovo che viviamo
In un’epoca di ascolti frettolosi e contenuti usa e getta, Alfredo Baroero – in arte Alpha – ci invita a rallentare. Il suo libro “Evoluzione ± Involuzione” è un viaggio attraverso sessant’anni di musica italiana, ma anche un’analisi lucida del presente: un tempo in cui tecnologia, vanità e modelli imposti hanno reso l’ascoltatore sempre più utente e sempre meno essere umano. Con un approccio didattico accessibile ma profondo, Baroero unisce esperienza artistica e analisi sociale. Ogni brano è uno specchio del suo tempo, ogni armonia una traccia culturale. I QR code sparsi nel libro aprono finestre interattive per approfondire i brani al pianoforte, restituendo alla musica il tempo e lo spazio che merita. Due chiacchiere dentro un libro che ispira tante domande, consci che sono chiacchierate che potrebbero durare a lungo…
Nel titolo del libro, accosti “evoluzione” e “involuzione” con un segno “±”: in che senso la musica italiana ha conosciuto entrambi questi processi, e come si intrecciano nel panorama contemporaneo?
L’evoluzione della mia analisi musicale parte dagli anni ’60, periodo di grandi rivoluzioni sociali e di pensiero “evolvendo” e sperimentando negli anni ’70, maturando l’80 con le nuove tecnologie di suoni, esplodendo nei ’90 con la musica MADE IN ITALY, il 2000 il bug del secolo/millennio ha spento le idee, forse tutto era stato fatto e sperimentato. L’involuzione citata non è vista come negazione o cancellazione di un qualche cosa, ma più un piegarsi su se stessa, ricercando la stabilità degli anni precedenti al 2000/2010 (aggiungo i primi anni 10 perché ancora qualche baluardo di energia ci aveva fatto sprizzare di entusiasmo) dopo si sfrutta il passato, si ricercano sonorità e si copiano frasi, loop musicali. Il più o meno è la differenza tra un correre avanti e l’incepparsi, per poi ripartire solidi di un cammino già percorso, in sostanza le nuove generazioni hanno paura di fallire, i social e le nuove tipologie di comunicazione hanno preferito il prodotto musicale, molte volte sempre uguale, alle stranezze musicali degli artisti!
Hai definito il libro una “Promenade” musicale: quanto conta oggi, nell’ascolto distratto della musica di consumo, ritrovare un filo narrativo che accompagni il pubblico attraverso il tempo che abbiamo?
Nella frenesia dei tempi, una “passeggiata” ci fa ritrovare gusti, profumi e colori, se trasponiamo questo in musica ci ritroveremo ad un arresto, uno stop forzato. La musica è la nostra colonna sonora di tutti i giorni, in uno spazio vuoto come nella camera anecoica moriremmo di tedio, noia e paranoie, oggi non possiamo far a meno di avere musica tra le mani, in auto, nei negozi o centri commerciali, anche negli uffici o nei bagni c’è musica. Musica programmata, musica non scelta dagli individui ma da altri per noi, siamo passivi nell’ascolto, come nei portali digitali troviamo playlist prefatte, scelte da X per tutti.
Il discorso sarebbe da ampliare in tutte le sue forme sociali, ma per rispondere alla domanda direi che come ritrovare i luoghi della natura, potremmo soffermarci, ascoltare un vinile da inizio a fine lato, album di una band o musicista, cercando colori e atmosfere.
All’estero questa tendenza è già tornata a far parlare di SLOW music come per lo slow food italiano, invece qui in Italia professiamo bene ma razzoliamo male, preferendo la FAST music passiva.
Nel libro unisci l’analisi tecnica alla tua esperienza personale: quanto è importante, secondo te, che la didattica musicale sia anche una narrazione vissuta e non solo una trasmissione teorica? E qui si tornerà a parlare certamente dei vinili e dell’ascolto fisico della musica…
Siamo umani e abbiamo bisogno di emozioni, altrimenti saremmo solo macchine al servizio del lavoro, dettati per fare cose senza un senso giusto per procacciare la quantità economica per sopravvivere. Un libro o un racconto che sia deve trasportare il lettore o l’ascoltatore, prenderlo per mano e portarlo in posti nuovi, stimolare le giuste capacità, risvegliare l’arte sopita dietro un computer. I vinili sono vivi, come noi ad ogni ascolto si deteriorano, quindi hanno una vita che si consuma come la nostra e lo fanno per portarci in quei luoghi dove l’ascoltatore vuol essere trasportato, un po’ come nella storia del Mago di OZ, anche a 90 anni vorremmo ripercorrere quei passi lungo la strada che ci porterà a……
Hai scelto di analizzare brani molto noti per spiegare concetti armonici e melodici: ma in fondo, parlando di esperienza, conta davvero la “bontà” tecnica e grammaticale di un brano? Ci sono canzoni come “Blowin’ in the wind” che sono tecnicamente discutibili ma decisamente eterne…
L’arte non ha regole, ma le regole ci aiutano a capirle e poi romperle. Vi faccio un esempio tratto dalla mia esperienza come musicista: più di 15 anni fa mi criticavano di usare troppi accordi per muovere armonicamente i brani da me composti, il gruppo cercava un modo semplice per far capire in modo semplice che la musica si può creare con un giro sempre uguale di 4 accordi (ad oggi quasi tutti i brani pop sono giri composti da 4 movimenti armonici sulla stessa scala), io pensai e pensai a questa diatriba, eppure un artista deve fare musica per piacere e non un prodotto!
Ecco la soluzione: mi lascia trasportare dalle sensazioni, presi la chitarra e composi un brano con 1 e dico solo un accordo, il Re maggiore da inizio a fine per 3 minuti. Se lo andate ad ascoltare è l’arrangiamento che trasporta l’ascoltatore, i suoni e i rivolti armonici creano le parti differenti, ma se imbracciamo uno strumento e suoniamo un re maggiore da inizio a fine, arriveremo alla conclusione che non esiste una regola fissa, l’Arte è Arte, può piacere o no, il prodotto musicale invece è un buon panino del mc donald!
Parli spesso dell’artista come di un “fuori di testa”, capace di sfuggire alla standardizzazione. In un’epoca così guidata dagli algoritmi, c’è ancora spazio per la vera diversità umana e creativa?
Il POP è standardizzazione, perché musica per il popolo, 50 anni fa la musica era differente perché la società era più libera da manifesti musicali, le bombe mediatiche ci trasformano e anche la musica popolare muta al mutar dei tempi.
Ma l’individuo muore dentro una ruota per i criceti, prima o poi tutti “sbroccano” che sia per lavoro, fasi sentimentali o altro, ripeto non siamo macchine, abbiamo ancora sangue e aria da respirare, gli algoritmi ci portano a Matrix, ma prima o poi nel nostro cammino arriva qualcuno che ci pone la domanda: pillola rossa o pillola blu? Le scelte ci caratterizzano, le non scelte ci uccidono, alla fine sono cicli vitali che iniziano con i nostri primi gemiti e urla e finiscono senza voce sordi e mezzi ciechi, non solo nel corpo ma anche nell’anima. Il fuori testa sarà sempre valutato come tale pazzo, ma guardato sempre con gelosia!