CAPODANNO DI SANGUE. LA TURCHIA NEL MIRINO DELL’ISIS. NUOVA STRATEGIA DI GUERRA

39 morti e 75 feriti alla discoteca Reina di Istanbul nella notte di Capodanno. E la Turchia ricade nel braccio della Morte. Rivendicazione dell’Isis. Una guerra diversa dalle altre. Una strategia senza precedenti nemica dell’Occidente . 

Istanbul – Un terrorista vestito di nero, nella notte di Capodanno, 1° gennaio 2017, intorno all’una, si muove indisturbato per le vie di Istanbul con un kalamscicow fra le mani. Arma in pugno apre il fuoco davanti alla discoteca Reina Club, che ospita 7-800 persone a festeggiare l’arrivo del nuovo anno. A finire per primi sotto i colpi del killer sono una donna e Fatih Cakmak, una guardia in servizio davanti al locale e che già il 10 dicembre scorso era scampato alla morte mentre stava facendo la sicurezza allo stadio del Besiktas.

L’uomo armato entra poi all’interno del night club e inizia a sparare all’impazzata, per poi cambiarsi d’abito, abbandonare l’arma e probabilmente mescolarsi fra la gente nel fuggi fuggi generale. C’è tutt’ora la caccia al killer. Secondo alcune testimonianze pare che non abbia agito da solo perché c’è chi ha udito altre due armi da fuoco sparare.  

Il Reina Club è un’elegantissima terrazza che si affaccia sul Bosforo, su quella splendida striscia di mare che separa la parte occidentale di Istanbul da quella asiatica. Il Reina Club è la movida del lusso e il simbolo della mondanità e della trasgressione, dunque luogo profano per le dottrine fondamentaliste, come profana è anche la festività del Capodanno; perciò un obiettivo da colpire proprio in quel giorno.

A nulla sono valsi tutti gli accorgimenti che erano stati presi in precedenza persino dal proprietario del locale per mantenere in sicurezza il veglione di Capodanno. Vi era persino un gruppo di italiani che sono scampati alla strage gettandosi a terra. 

A distanza poco più di un giorno dall’attentato è giunta la rivendicazione da parte dell’Isis, con un comunicato tramite la sua agenzia di stampa Amaq, minacciando altri attacchi in Turchia. I motivi, rivendica la comunicazione, sono legati alla “vendetta” per i bombardamenti della Turchia contro i musulmani in Siria e per la vicinanza della Turchia – ritenuta stato laico – al mondo cristiano. 8 le persone per adesso fermate.

La Turchia si tratta di un paese che si è trovato al centro di attentati, ben 11 si contano  solo nell’anno appena trascorso (incluso l’ultimo, quello di Capodanno), attentati di matrice curda (dal PKK al TAK) e ad opera di miliziani dell’Isis.

Ci troviamo tuttavia di fronte a una fase molto complicata a livello mondiale. Occhi puntati dovunque. Tutto l’Occidente si sente minacciato da possibili attacchi. E le dimostrazioni li hanno date gli attentati di Francia, Germania, Russia e Belgio. E ieri, 2 gennaio, a Baghdad, in Iraq, a poche ore di distanza dall’attentato di Istanbul, ci sono stati altri 3 attentati, uno dei quali con autobomba e un numero ancora imprecisato di morti e feriti.

Sono cambiate le tipologie di guerra. È come finita la logica dello scontro diretto. Degli obiettivi da abbattere. Del nemico da sconfiggere nel campo di battaglia. Il nemico c’è, ma non sai chi è. Si trova magari accanto a te senza che tu possa saperlo. Lo scopo dell’Isis è quello di uccidere e distruggere ogni forma di unione e di rispetto reciproco fra uomini, fra religioni e fra paesi, e quindi di seminare l’odio. L’obiettivo dell’autoproclamato Stato Islamico è quello di creare una sorta di muro di divisione fra il mondo musulmano e tutti gli altri mondi. È pienamente consapevole che così facendo non fa che aumentare l’odio di tutti nei confronti dei musulmani, per poi un domani assumerne il comando e l’organizzazione.

Sembra che siano mutate inoltre le tipologie degli attentati. Le nuove reclute non si fanno più martiri. Salah Abdeslam fu il primo a non farsi esplodere durante gli attentati del 13 novembre a Parigi. Questi partecipò alla sparatoria nei pressi del Café Bonne Bière e della pizzeria Casa Nostra, in Rue de la Fontaine au Roi da cui dopo scappò in macchina assieme ad altri due terroristi. Anis Amri, colpevole della strage con il Tir al mercatino natalizio di Berlino, il 19 dicembre scorso, poi fuggito e finito sotto il fuoco della polizia italiana è stato il secondo. E adesso pare avere un nome l’attentatore di Istanbul, anch’egli fuggito senza essersi fatto scoppiare.