C’È CHI ARDE VIVO PER EFFETTO DI COMBUSTIONE UMANA SPONTANEA.

di Roberto Fiordi

Esiste una fenomenologia che si chiama “Spontaneous Human Combustion”, ovvero Combustione Umana Spontanea, che è un presunto fenomeno naturale attraverso il quale un corpo umano – in presenza di determinati fattori e condizioni – può arrivare a prendere fuoco da sé solo, senza che vi siano concrete fonti esterne d’innesco.

È ovvio che morire bruciati vivi sia un’esperienza tanto orribile che non andrebbe augurata neppure al peggior nemico, ma purtroppo esiste. Vi sono casi di persone andate a fuoco dopo essere state cosparse di materiale altamente infiammabile, oppure perché imprigionate all’interno di un vano andato a fuoco, oppure sotto i bombardamenti durante un conflitto bellico, e tanti altri casi ancora. Per quanto possa sembrare strana la cosa, ci sono, però, anche casi di persone andate a fuoco da sé sole. Quei casi di autocombustione naturale.

Tali fenomeni sono al vaglio dello studio scientifico, perché si tratta di fenomeni ancora propriamente da capire se prendiamo in considerazione teorie scientifiche ed empiriche secondo cui per ridurre in cenere un corpo umano, con tanto di ossa, ci possono volere – nei forni crematori – dai 60 ai 150 minuti di tempo, a temperature molto elevate che possono oscillare dai 1000 ai 1400, gradi centigradi, se non oltre.

Ma per quanto possa sembrare impossibile, o quanto meno improbabile, che un corpo umano possa prendere fuoco senza che vi fossero elementi esterni a generarlo, ci sono stati casi specifici e documentati in cui l’unica conclusione a cui gli studiosi sono potuti giungere è quella appunto dell’autocombustione. E la storia ci racconta di una serie piuttosto lunga di decessi avvenuti negli ultimi 3 secoli a causa di ciò.

Uno dei primi casi documentati è avvenuto in Francia nel 1725 e riguarda una donna di nome Nicole Millet, una signora che aveva problemi di alcolismo, che fu ritrovata carbonizzata su una poltrona rimasta intatta; e fu proprio per il suo legame all’alcol che, a decesso avvenuto, la colpa ricadde subito sul marito, convinti tutti che tale fosse stato il movente dell’omicidio dopo esasperati anni fatti di litigi familiari.

In ogni modo la dedizione della donna all’alcol, dal punto di vista scientifico, non può essere la causa che ha prodotto la sua combustione spontanea. La scienza ci dice che il corpo umano è composto in gran parte da acqua e che inoltre l’alcol ucciderebbe la persona ancora prima di raggiungere concentrazioni necessarie per poter bruciare.

Sei anni più tardi è stato registrato un altro decesso avvenuto per lo stesso motivo, e ha riguardato la contessa Cornelia Bandi  di Cesena; ritrovata quasi completamente cremata nella sua stanza.

Troppo spesso certi casi sono passati per omicidio o per suicidio, ma non è sempre stato così. Una delle cose, infatti, che accomuna tutti questi casi è il fatto che gli arti inferiori, e talvolta quelli superiori, siano rimasti intatti, quando invece gli organi interni e le ossa si riducevano a un ammasso di cenere di colore biancastro.

È stato ipotizzato, in tal caso, che un’eventuale sostanza oleosa, dovuta in particolar modo allo scioglimento dei grassi della vittima, vada a coprire quelle aree dove si manifestano le autocombustioni. E la presenza di oggetti in grado di generare un incendio, come possono essere sigarette, pipe, stufe, caminetti, fuoco vivo, eccetera, portino al cosiddetto effetto stoppino, secondo cui la combustione avviene tramite il fenomeno della capillarità, che trasporta il carburante verso la fiamma in vicinanza.

Sull’essere umano il fenomeno si manifesta in particolar modo nelle persone obese, o con una forte sproporzione fra la massa adiposa (grassa)  e quella muscolare del corpo, qualora vengano indossati capi d’abbigliamento facilmente infiammabili. Una volta innescato l’incendio, il procedimento di scioglimento dei grassi, essendo molto più rapido, dà modo al fuoco di bruciare in modo sempre più intenso sino al completo scioglimento della massa grassa.

Tuttavia, se tale potesse essere considerata una giustificazione plausibile, il mistero che gira attorno al fenomeno dell’autocombustione è quello come possano ridursi in cenere organi e ossa dell’uomo quando per farlo le temperature devono raggiungere  almeno i 1000 gradi, come abbiamo visto prima per nei casi dei forni crematori.

Altresì, ad alimentare ancora di più il mistero, sono quei casi in cui la combustione si è prodotta proprio all’interno del corpo della vittima. E secondo ipotesi di qualche studioso, il metano prodotto a livello intestinale da batteri metanogeni, legato alla digestione del cibo, possa essere rilasciato in atmosfera attraverso i pori della pelle e qualora nell’aria incontrasse una scintilla potrebbe prendere fuoco.

La scienza temo che sia costretta a dovere studiare ancora molto per giungere a una conclusione vera che giustifichi con certezza il fenomeno dell’autocombustione, per adesso le teorie sono tante.