E SE FOSSE COLPA DELL’AMERICA LA SITUAZIONE DEL MONDO?

di Roberto Fiordi

Se analizzassimo più nel dettaglio la situazione che tutto il mondo sta oggi vivendo, ci potremmo accorgere che la colpa è degli Stati Uniti d’America. L’intensificarsi del terrorismo in tutto il Pianeta, come la nascita di nuove organizzazioni terroristiche, gruppi estremisti come l’Isis, per esempio, è dovuto all’imperialismo statunitense, che con le sue false propagande mediatiche contava di mettere il nemico di turno come il cattivo agli occhi della popolazione occidentale.

Attraverso la facilità  di trovare e diffondere oggi le notizie, anche a livello mondiale, scopriamo dalle righe de’ Il Gazzettino.it che furono gli USA a bloccare il viaggio di Papa Wojtyla in Iraq nel 2000. Secondo quanto riporta il quotidiano Online, sono state fonti vaticane a indicare che gli Stati Uniti cercarono in tutte le maniere di ostacolare il progetto del Pontefice di visitare Ur dei Caldei, dove secondo la tradizione è nato il patriarca Abramo. E ciò non fece altro che far abdicare lo stesso Saddan Hussein, ancora governatore iracheno, e compiere un passo indietro.

Scrive ancora lo stesso giornale che la visita di Giovanni Paolo II in Iraq avrebbe potuto anche costituire basi per allontanare quel conflitto poi sorto nel 2003 e voluto sostanzialmente proprio dagli Stati Uniti sulla base di informazioni false e del cosiddetto Nigergate.

Si racconta nel web, non solo che le informazioni che gli americani rivelavano al mondo intero sulle condizioni di vita dei popoli iracheni erano fasulle, ma anche e in particolar modo che quando il Paese era guidato dal dittatore le condizioni di vita erano assai migliori di quelle attuali. Un po’ com’era successo in Libia prima e dopo Ghedaffi.

Saddan Hussein fu in grado di far convivere pacificamente fra loro popolazioni di etnia diversa, di religione differente, e alle fandonie mediatiche e propagandistiche statunitensi sul conto del Raìs iracheno possiamo rispondere solo con i fatti.

Quando il leader assoluto iracheno prese in mano il Paese, la situazione era molto complicata. Si trovò ad aver fra le mani uno Stato sottosviluppato economicamente e assai insicuro. Anche le condizioni culturali e sociali della popolazione erano alquanto precarie e arretrate. Saddam fu in grado di risollevare il Paese e la sua economia. Risollevò l’Iraq dalla miseria, riuscendo a creare un regime prospero e culturalmente avanzato.  Nel 1973 il 65% della popolazione irachena era analfabeta, 9 anni più tardi furono le Nazioni Unite a dichiarare che l’alfabetizzazione del paese iracheno superava il 90% della popolazione, con il 100% di giovani che andavano a scuola.

Sempre attenendosi ai dati delle Nazioni Unite, il sistema scolastico iracheno qualitativamente era fra i migliori al mondo. Saddam Hussein investì molto sull’istruzione. Nelle scuole universitarie ci fu un massiccio incremento di studenti, come ci fu per gli istituti tecnici e per le scuole elementari, dove quest’ultime videro crescere a dismisura l’approccio di studentesse femmine, che raggiunse il 45%. Non possiamo negare quindi che ciò sia stato anche sinonimo della crescente emancipazione femminile in un paese arabo.

A questo punto, comunque, non possiamo buttarci il fumo negli occhi e santificare una persona come Saddam Hussein. Questi nella coscienza ha la vita di centinaia di esseri umani. Dopo la lunga guerra intrapresa con l’Iran, che dal 1973 si concluse nel 1988, senza né vinti e né vincitori, il Raìs iracheno, assetato di potere, invase 3 anni dopo il Kuwait, causando la cosiddetta Guerra del Golfo. Una guerra alla quale parteciparono molti stati e l’Iraq ne sortì sconfitta. Tuttavia il dittatore iracheno restò ugualmente saldo alla propria poltrona e approfittando di questo caos internazionale e della debolezza del proprio Paese, scatenò una campagna di sterminio nei confronti delle popolazioni curde, dove però anche in questo caso fu costretto a desistere per l’intervento dell’Occidente.

Detto questo, però, non possiamo nascondere che la nascita dell’autoproclamato Stato Islamico deve ringraziare proprio gli Stati Uniti d’America, che dopo la caduta del regime di Saddam Hussein e l’insediamento di un governo fantoccio sostenuto proprio dagli americani, il gruppo jihadista salafita non ha potuto che trovare terreno fertile per  proclamare la nascita di un nuovo califfato: l’ISIS (Stato Islamico dell’Iraq e della Siria).

Tutte queste sono cose a cui gli Stati Uniti dovrebbero riflettere attentamente, sempre che non siano cose che già a priori abbiano fatto e abbiano raggiunto il loro scopo per il commercio delle armi.