È stato “L’EROE” dell’attentato al pullman di Milano il ragazzino egiziano?

Certamente sì, il ragazzino 13enne egiziano è stato un eroe che, nonostante la giovane età, ha messo a rischio la propria incolumità per salvare sé stesso e gli altri. Un eroe che assieme ad altri tre compagni di scuola ha sventato l’attentato messo su dal conducente senegalese del bus con a bordo 51 studenti.

Le cronache di tutti i giornali hanno immediatamente messo in evidenza il gesto eroico di Ramy, il ragazzino di origine egiziana che ha salvato la vita ai suoi compagni che si trovavano a bordo del bus con lui, finendo per trasformare poi l’avvenimento in un caso politico. Lo «ius soli».

Il 13enne non aveva ancora ottenuto la cittadinanza italiana e il ministro dell’interno, Matteo Salvini, in prima istanza, aveva rifiutato di concedergliela tanto deliberatamente come buona parte della politica aveva richiesto, ma poi, in tempi successivi, o perché di coscienza propria o perché pressato dalle critiche dei media, ci ha ripensato e ha concesso la cittadinanza italiana a Ramy.

Ecco però, a distanza di giorni della tragedia sfiorata a San Donato Milanese, risalente al 20 marzo scorso, iniziano a farsi luce altre verità sull’accaduto. Ammesso e non concesso che tutti i giornali inizialmente abbiano parlato solo del nostro protagonista Ramy, mettendo radicalmente, non tanto in ombra quanto più al buio, gli altri eroi coetanei dell’egiziano, ecco scoprire adesso un’altra versione dei fatti. Assieme a Ramy hanno contribuito a far fallire l’atto terroristico di Ousseynou Sy (47 anni Senegal) altri tre ragazzini: Adam, di origine marocchina – che ha ottenuto anche lui adesso la cittadinanza italiana – e altri due italiani, Riccardo e Niccolò, dove quest’ultimo si era offerto come ostaggio.

I fatti – 

Riccardo: «Un mio compagno, Ramy, aveva nascosto il cellulare, ha fatto le prime chiamate al 112, ad un certo punto gli è caduto per terra, senza farmi vedere sono andato a raccoglierlo e l’ho passato ad Adam, dietro di me». 

Adam: «Avevo riconosciuto l’insegna di un ristorante di Peschiera Borromeo dove andiamo spesso a mangiare con la mamma e il papà. Il nostro amico si era offerto come ostaggio – prosegue a dire – siamo stati tutti coraggiosi, ma Niccolò di più».

Niccolò: «Mi sono offerto come ostaggio perché era una situazione in cui i miei compagni erano abbastanza terrorizzati. Voleva due ostaggi: uno l’ha preso lui, l’altro sono andato io. Ho pensavo di fare la cosa giusta. Sapevo che se non l’avessi fatto saremmo esplosi. Eravamo una bomba umana».

Queste le dichiarazioni dei tre ragazzini a bordo del pullman che con Ramy hanno sventato l’attentato, forse un po’ diverse da come in un primo momento i media avevano riportato.