I LUSSI ECLESIASTICI

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di Roberto Fiordi   13/02/2016

La crociata contro gli illegali lussi ecclesiastici continua senza tregua a stupirci. Mentre ci sono persone che muoiono di fame e famiglie senza un tetto sopra la testa, con papa Francesco che ammonisce i lussi e profetizza l’esigenza di una Chiesa Povera, fra i suoi inquilini c’è chi si è arricchito con i soldi delle beneficenze destinati ai più bisognosi, e si trova ad avere milioni di euro di capitale in immobili.

Ma oggigiorno non è più uno scandalo, non sono più notizie fresche. Negli ultimi tempi sono notizie che vengono alla luce come funghi dopo una giornata di pioggia; e perciò la notizia uscita il 10 febbraio scorso di Monsignor Patrizio Benvenuti, che la Guardia di Finanza di Bolzano ha fermato a Genova mentre era in partenza per le Isole Canarie dove ha la residenza e ha portato agli arresti con l’accusa di aver commesso truffe, non dovrebbe più fare scalpore, se non fosse che l’ammontare della truffa raggiunge i 30 milioni di euro ai danni di quasi 300 persone, prevalentemente in età avanzata e per la maggiore residenti all’estero

Monsignor Patrizio Benvenuti è un alto prelato 64enne in pensione, di origini argentine (come fra l’altro l’attuale Santo Padre), che assieme all’affarista francese, suo stretto collaboratore, Christian Ventisette, oggi ricercato con mandato di cattura internazionale, aveva messo su un truffaldino sistema per mungere soldi basato su un’associazione a delinquere finalizzata alla frode e riciclaggio. L’inchiesta è partita dalle segnalazioni di una suora, che aveva ricevuto presso la propria abitazione, in Alto Adige, documentazioni bancarie che evidenziavano operazioni e movimenti di denaro per centinaia di migliaia di euro denominati “Opus” a lei riconducibili. La suora ha raccontato ai militari della Guardia di Finanza che quando a Roma lavorava con il prelato Patrizio Benvenuti, guidata dalla fiducia che riponeva su di lui, si è trovata a firmare documenti alla cieca, trovandosi così a ricoprire il ruolo, almeno sulla carta, di rappresentante legale della Opus nella sede in Alto Adige. In questo modo è finita per essere coinvolta nel procedimento fallimentare della società Kepha Invest in Belgio. Dalle pagine di la Repubblica.it (R.it) risulta che fra gli indagati rimasti coinvolti a vario titolo nella mega truffa, assieme al Monsignore e la suora ci siano  anche un barone belga e una principessa, moglie dell’erede al trono del Lussemburgo.

L’alto prelato aveva il compito di riscuotere i soldi destinati per la sua fondazione umanitaria Kepha, soldi che però finivano per essere riciclati in un macchinoso modus operandi tra persone, società estere e italiane. L’operazione della Guardia di Finanza ha portato al sequestro d’immobili dal valore inimmaginabile, fra questi la villa a Piombino, in provincia di Livorno, “Villa Vittoria“, di proprietà della Federazione Kepha e utilizzata personalmente dall’alto prelato. Una lussuosa villa, risalente al 1465, dal valore stimato che si aggira intorno agli 8 milioni di euro.

Una vita da prete, però…


  1. Immagine finte Google