Il 25 aprile, Montemurlo resiste nonostante il Coronavirus e celebra la festa della Liberazione

Il sindaco Simone Calamai, nel suo discorso in una piazza della Liberà vuota, ha ribadito la necessità di un giorno della Memoria per le vittime silenziose del Coronavirus e la necessità di ripartire conciliando salute e lavoro

È stato il silenzio il protagonista della cerimonia ufficiale per il 25 aprile, evento fortemente voluto dal sindaco di Montemurlo, Simone Calamai, per lanciare un messaggio di coraggio e di speranza alla città in questo periodo così difficile. In piazza della Libertà, solitamente affollata per le celebrazioni della Liberazione, stamani c’erano solo il sindaco – che ha deposto una corona d’alloro al monumento ai caduti – un ispettore della polizia municipale, il giovane Lorenzo Palumbo in rappresentanza di Anpi, e il trombettista, Stefano Pratesi, che ha suonato il silenzio, mai così penetrante e struggente come oggi. Una celebrazione trasmessa dal Comune sui propri social grazie alla diretta sulla pagina Facebook. Una partecipazione virtuale, che ha voluto colmare la distanza imposta dal virus. «Quel 25 aprile di 75 anni, nella Milano oggi ferita dal Coronavirus, sfilavano fieri i partigiani e significava che una pagina della nostra Storia era stata voltata. Iniziava una fase di democrazia, di libertà e di benessere economico mai conosciuto.- ha detto il sindaco Calamai- Oggi, invece, sento solo il vostro silenzio, ma è un silenzio carico di Resistenza, perché oggi come 75 anni fa, Montemurlo Resiste con silenziosi atti di coraggio e responsabilità contro un nemico invisibile: il Coronavirus». Per il sindaco Calamai oggi è cambiato il nostro modo di resistere

«Oggi, come 75 anni fa, l’unione nella lotta contro un nemico comune è la nostra unica speranza di potercela fare. Non c’è libertà, dal nazifascismo come dal virus, se non c’è unione d’intenti, se non c’è fratellanza.75 anni fa tanti italiani salirono sui monti e si unirono nella lotta ai partigiani, come qui a Montemurlo ai Faggi di Javello. Per essere “resistenti” non era necessario imbracciare il fucile. I terrificanti proclami tedeschi promettevano la fucilazione immediata e la distruzione della casa per chiunque avesse sfamato un soldato alleato, nascosto un renitente alla leva, aiutato un ebreo, sostenuto una banda partigiana». Il sindaco nel suo discorso ha poi ricordato i nomi dei montemurlesi vittime della furia nazi fascista, Erasmo Meoni, Gino Gelli, Tamare Meucci e i bambini morti nel fiume Agna il 5 luglio 1945 a causa dello scoppio di una mina anti-uomo, scambiata per un gioco, il cittadino onorario Marcello Martini, e quindi nuovi “resistenti” di oggi «i medici, gli infermieri il personale sanitario che ogni giorno continua a fare il proprio dovere, nonostante turni massacranti, nonostante la consapevolezza di stare combattendo una guerra avendo a disposizione poche armi. Sono eroi dei nostri giorni, che con spirito di abnegazione, sacrificano sé stessi per proteggere il bene comune, come quei partigiani e quei giovani pieni di ideali che 75 anni fa combatterono per un Italia libera». Quindi il sindaco Calamai ha voluto ricordare quegli uomini e quelle donne che combatterono per un Italia libera e che oggi, dai letti degli ospedali, delle Rsa, sono chiamati a lottare contro un nuovo nemico:« La generazione nata negli anni Trenta e Quaranta del Novecento è la più colpita dall’immensa strage del Coronavirus, che nel nostro Paese ha già fatto oltre 20 mila morti». E dunque Calamai anche da Montemurlo ha voluto lanciare la richiesta di una Giornata di Memoria nazionale in cui ricordare gli anziani, i medici, gli infermieri, i farmacisti, i preti, i volontari delle associazioni di soccorso e tutti quei cittadini morti a causa del virus.« Ricordare è necessario per impedire che si perda il ricordo di queste vite. Ogni giorno muoiono nostri concittadini a cui è negato l’ultimo conforto dei propri familiari, a cui è negato il diritto al commiato». Poi il pensiero del sindaco corre ad Angelo Grazzini ed Alfredo Gallorini, i due montemurlesi morti di Coronavirus, a tutti quei concittadini che stanno lottando contro la malattia, alle loro famiglie e ai volontari della protezione civile e delle associazioni locali che stanno loro vicini.

Il sindaco nel suo discorso poi ha parlato della ripartenza, del sostegno a tutte quelle famiglie, alle imprese, ai lavoratori che stanno pagando a caro prezzo le conseguenze dell’emergenza sanitaria.« La sfida più grande che dobbiamo affrontare è forse rappresentata dalla necessità di riaprire conciliando salute e diritto al lavoro: una battaglia che non possiamo perdere» e quindi il primo cittadino di Montemurlo fa riferimento alla politica, alla necessità di lavorare uniti per il bene del Paese:« Dovremo ripartire come nel Secondo Dopo Guerra con coraggio e impegno. In questo scenario l’Unione Europea è chiamata alla svolta decisiva, che la separa dalla dissoluzione o dalla possibilità di restare, pur nella tempesta, spazio reale di democrazia e solidarietà. Un’Europa veramente unita, capace di essere sostegno e riferimento per i cittadini e le imprese». Le parole del sindaco Calamai si chiudono con un riferimento “alla libertà importante come l’aria”, come diceva Piero Calamandrei nel suo famoso discorso agli studenti milanesi: «la libertà è come l’aria: ci si accorge di quanto vale quando comincia a mancare, quando si sente quel senso di asfissia che gli uomini della mia generazione hanno sentito per vent’anni…». Quella stessa terribile mancanza d’aria causata dal Coronavirus, che ci chiude in casa, che ci limita nei nostri spostamenti e nelle nostre attività. «Verrà la Liberazione, torneranno gli abbbracci, perchè oggi come 75 anni fa, nonostante tutto, sento un’aria piena di coraggio che soffia implacabile per le nostre strade. L’aria di chi vuol tornare a respirare e a vivere. Quella stessa aria di libertà che respirarono a pieni polmoni quegli italiani finalmente liberi verso una “nuova primavera» conclude il sindaco Calamai. E da una piazza della Liberà vuota e silenziosa si alza fiero il suono dell’inno di Mameli.