IMPOSSIBILE SCONFIGGERE LA MAFIA IN QUESTO MODO

di Roberto Fiordi

Non è certo la prima volta che in Sicilia accade di vedere una processione religiosa che si tramuta in una riverenza nei confronti di un boss. Era accaduto anche il 3 dicembre 2015 a Paternò, un comune della provincia di Catania, che durante il festeggiamento della patrona, Santa Barbara, un centinaio di partecipanti si era fermato davanti alla casa di un noto esponente del clan Santapaola per omaggiarlo.

Anche la sera del 25 marzo scorso, la processione del Venerdì Santo a San Michele di Ganzaria, in provincia di Catania,  è finita per passare dinnanzi all’abitazione del boss del paese Francesco La Rocca, detenuto in regime di 416 bis, nonostante che il percorso da farsi sarebbe dovuto essere un altro.

Durante la processione era sorta addirittura una disputa, che sembra essere stata ripresa dai video dei carabinieri, fra coloro che volevano rispettare il tradizionale tragitto, e quindi passare di fronte alla casa del boss, e quelli che invece avrebbero voluto essere fedeli al percorso designato dalla chiesa.

Date le circostanze, non resta che presumere che siano stati i primi ad avere avuto la meglio, coloro che portavano in spalla il fercolo del Cristo morto. E di fronte a questa presa di posizione è sorto subito il dissenso e l’indignazione da parte del parroco, del comandante dei carabinieri e del sindaco, Gianluca Petta, che per protesta si è tolto la fascia tricolore commentando: «Non so cosa ci sia dietro al cambio di percorso che era stato deciso dalla chiesa. Sarà la magistratura ad accertare eventuali responsabilità, ma non si può accettare il disattendere delle disposizioni: il rispetto delle regole vale sempre, anche quando non ci piacciono. […]».

E se anche gli autori della variazione continuano a negare che il cambio di percorso si sia trattato di un fatto per assecondare Casa Nostra, gli investigatori sono all’opera per visionare i filmati che hanno girato e per ascoltare alcuni testimoni.

La faccenda è finita in un fascicolo nelle mani dei carabinieri di Caltagirone per un presunto “inchino” al boss del paese, dopo che il procuratore di Caltagirone, Giuseppe Verzera, ha detto: «Ma il fatto stesso che si sia deviato il percorso della processione è inconcepibile. Dobbiamo capire cosa è accaduto veramente e se ci sono eventuali responsabilità. Ho delegato le indagini ai carabinieri e aspetto una loro relazione per i prossimi giorni».

Questo potrebbe trattarsi dell’ennesimo episodio che ci può far capire quanto la mafia sia ben introdotta nel tessuto sociale, al punto che il cittadino ha imparato a conviverci e che forse nemmeno ci fa più caso. E se così fosse, sarebbe un polpo assai difficile da espiantare.


1. Immagine fonte Google