L’ ENNESIMA BUFALA ALL’ ITALIA DALL’ EGITTO

di Roberto Fiordi   (09/04/2016)

Dopo una regale accoglienza da parte delle autorità italiane per gli inquirenti egiziani ecco arrivare il bluf.

Il mattino di giovedì 07 aprile il Procuratore Mostafà Soliman ha apertamente dichiarato che l’ Egitto farà tutto il possibile per scoprire chi sono i responsabili della morte di Giulio Regeni. Un ottimo auspicio se non fosse che poi al Procuratore Giuseppe Pignatone hanno consegnato un dossier sul caso Regeni di neppure 30 pagine. E le rimanenti 1970 che fine hanno fatto? Sarebbero dovute esse prima 2000, secondo la stampa egiziana, poi anche 3000, e in conclusione si sono ridotte a nemmeno 30. Non è una presa di giro questa?

Probabilmente gli inquirenti italiani giovedì mattina possono aver pensato che si fosse trattato solo di un acconto, ma la realtà dei fatti è scaturita nel pomeriggio, dopo il regio pasto a base di risotto mantecato zucchine e gamberetti, per poi passare all’orata al forno contornata di patate, in uno dei saloni della storica residenza dell’ Arma, a Casale Renzi, dove è arrivata l’ assoluta certezza che il materiale era tutto quello.

Il materiale consegnato alla nostra procura fra l’altro si è trattato di materiale inutile. Si trattava dei tabulati telefonici degli amici di Giulio, Gennaro e Francesco. Il verbale di ritrovamento del suo corpo. Il verbale di un testimone, non tanto attendibile in cui sostiene che alla riunione sindacale dell’11 dicembre 2015 non erano state fatte riprese, quando invece sembra che Giulio sia stato fotografato.

Pignatone allora chiede che venga consegnata anche la cartella con i dati della cella telefonica del quartiere “Dokki”, il luogo in cui scomparve Regeni, tra le 19,45 e le 20,15 del 25 gennaio e quella del 2-3 febbraio del quartiere 6 Ottobre, dove il suo corpo è stato ritrovato. Ma la risposta non solo è stata negativa, ma è stato anche detto che quei dati non saranno mai consegnati alle autorità italiane per ragione di privacy.

Hanno continuato a prenderci in giro con la scusa dei banditi del rapimento, inventando  un’ altra storiella. La moglie di uno dei banditi rimasti uccisi nel blitz, avrebbe ammesso che suo marito qualche tempo prima aveva litigato con Regeni e gli aveva preso il  portafogli, motivo per cui era stato ritrovato in quella casa.

E bugie su bugie, la delegazione egiziana ha raccontato che la sera del 25 gennaio era in funzione una sola telecamera su 56 installate nella metropolitana di Dokki e non è detto che quel video abbia ripreso Regeni. Per di più è sovrapposto da altre immagini e che sarà necessario spedirlo in Germania per ripulirlo, cosa che fino adesso non hanno avuto tempo per farlo.

A questo punto sarebbe anche l’ Europa che dovrebbe intervenire se vogliamo parlare di UE ( Europa Unita).


1. Immagine fonte Google