LA SOCIETÀ E I GIOVANI DAGLI ANNI ’70 FINO AD OGGI (I° PARTE)

Gli anni ’70 hanno rappresentato un modello cruciale di cambiamento per la società occidentale, e in special modo per il nostro Paese.

Gli anni ’70 hanno voluto dire riscrivere la società, perché il malcontento generale sentiva la necessità di dover dare una svolta a tutto quanto. E le lotte studentesche, le rivoluzioni sindacali, la ridefinizione – spesse volte più teorica che pragmatica – dei partiti sono state alla base di questo cambiamento sociale e ideologico.

Il punto di partenza di quella che potremmo definire “la rivoluzione sociale” sono state proprio le lotte studentesche, che sono partite sul finire degli anni ’60 (1968), mettendo sotto accusa l’autoritarismo scolastico.

Già l’anno precedente, era il 18 giugno del 1967, in California, Jimi Hendrix (decretato nella Bibbia della musica, la rivista americana Rolling Stone, il migliore chitarrista della storia) sul palco del festival di Monterey incendiò la propria chitarra per far bruciare sul rogo il capitalismo statunitense e le istituzioni americane degli anni 60. E questo ha voluto significare che il mondo  doveva cambiare.

In Italia e in gran parte dell’Europa, in quegli anni, si svilupparono organizzazioni terroristiche di matrice marxista-leninista, neofascista e anarchica, con l’obiettivo di creare confusione nella società e portare divisione nel Paese, istigare alla guerra civile e imporre con le armi un’ideologia politica e militare colpendo ripetutamente lo Stato. Le cronache dell’epoca riportavano continui rapimenti, dirottamenti aerei, traffico illecito di armi, bombe e quanto altro.

Inizialmente le forze di governo, in Italia, risposero con la repressione, ma in un secondo momento tentarono il dialogo con le forze moderate della sinistra comunista e, da dopo il 1948, ottennero per la prima volta dal Partito Comunista l’appoggio esterno. Il cosiddetto “Compromesso storico”.

Come accadde in altri paesi, anche in Italia con l’inizio degli anni ’70 si sviluppò il Movimento Femminista; un movimento nato con l’intento di rivendicare la divisione sessuale dei ruoli femminili e maschili e mettere in discussione la gerarchia umana. Un movimento che per prima cosa richiedeva la Libertà della donna. Libertà di poter vivere il proprio essere donna senza restrizioni e senza pregiudizi. Libertà di poter vivere dicendo io sono punto e basta. 

E come riporta il giornale “ilmessaggero.it” datato 3 Dicembre 2014, il 6 dicembre del 1975 ci fu a Roma la prima manifestazione nazionale del Movimento Femminista. E la lotta “femminista” ottenne seri successi. In questo decennio ci fu l’introduzione del divorzio e di una legge che regolarizzava l’aborto. All’interno del matrimonio i partner maschili e femminili venivano considerati allo stesso modo di fronte alla legge, facendo perdere così il dominio legale del marito. L’adulterio fu rimosso dagli atti penali.   

Il mondo occidentale stava vistosamente cambiando. Ma questo cambiamento comportava sostanziosi risvolti al panorama sociale, sia positivi che negativi. E fra quest’ultimi il grosso problema della disoccupazione. Tutto quanto era fortemente legato anche agli evidenti segni di crisi che l’economia manifestava. Quel senso di “sviluppo illimitato”, di quella che sarebbe dovuta essere stata una “crescita illimitata dei consumi”, che stava guidando quel sentimento di modernizzazione, subì una brusca frenata. 

Tuttavia, le lotte sociali comportarono una “svolta epocale”. La società, passo dopo passo, cercava di riformularsi, di ridefinirsi e di dare una nuova storia a sé stessa e all’epoca futura. Se non fosse che era proprio la società stessa a rendersi sempre più complessa e sempre più difficile da gestire. Il sistema politico degli anni ’70, sempre in Italia, non era affatto capace di gestire la situazione, ancora frastornato  da quelle che erano state le lotte 68ine.

Per quanto riguarda la storia del Compromesso storico, esso ebbe durata sino al sequestro e all’uccisione dell’onorevole Aldo Moro (1978). Un sequestro che pare oggi nessuno più indaghi. Un sequestro che pare la colpa sia ricaduta sulle “Brigate rosse”, ma che tutt’oggi le persone si chiedono se abbiano agito da sole o se ci sia stata qualche persona che dall’interno lo abbia voluto e le abbia aiutate.

L’entrata in crisi poi, nella seconda metà degli anni ’70, delle organizzazioni della sinistra extra-parlamentare e la ricorrente instabilità politica, compromisero l’ottimismo soprattutto dei giovani. Il futuro era visto sempre più incerto. E ciò finì per concretizzare nelle persone ideologie individualiste. La concezione di poter garantire un futuro migliore attraverso azioni collettive si allontanò sempre di più.

L’allontanamento dei giovani dalle aree produttive e decisionali del Paese comportò effetti devastanti. Le strade imboccata da gruppi di giovani furono, una quella pratica della violenza, mentre l’altra quella di negazione dello spirito competitivo e l’abbandono allo spropositato sesso libero, sesso ludico, anche di gruppo.

Di fronte all’instabilità del sistema politico, e in particolar modo all’immutabilità dello stesso, in molti giovani prese sopravvento un senso d’impotenza e di rassegnazione, al punto tale di portarli, dopo anni fatti di ribellioni e di aggressività, a stringersi a ideologie d’individualismo non conflittuale e difensivo.