La violenza sulle donne ai tempi del Corona Virus.Incontro con l’associazione nazionale Senza Veli sulla Lingua che ha sede a Prato. Posta in arrivo x

Prato – Fondata a Milano nel 2013 ha sezioni in Lombardia, in Toscana a Prato, a Roma nel Lazio, ma al suo cellullare arrivano richieste di aiuto da tutte le parti d’Italia.
Stiamo parlando dell’associazione Senza Veli sulla Lingua per il contrasto alla violenza di genere.  Da più di un anno è presente anche a Prato presso il centro civico Guazzalotri di Iolo. Tantissime le iniziative di sensibilizzazione contro la violenza sulle donne dalle proposte di legge presentate a Roma in Senato, ai dibattiti  con la criminologa Roberta Bruzzone sui manipolatori affettivi, alla panchina rossa, alle sedute con gli studenti e le forze dell’Ordine nelle scuole superiori di Prato su una rinnovata educazione sentimentale. E prima che l’emergenza Covid fermasse tutto, l’associazione Senza Veli sulla Lingua ha aperto quest’anno le giornate  dedicate all’8 marzo in collaborazione con il Comune di Montemurlo, con la proiezione del film “L’amore rubato” presso il Villaggio del Sorriso di Oste.
Ne parliamo con la dottoressa Patrizia Scotto di Santolo vicepresidente dell’associazione Senza Veli sulla Lingua a cui chiediamo se l’emergenza Corona Virus ha significato un passo indietro per le donne che sono vittime di violenza.

«Sicuramente per queste donne un grande disagio e un senso di impotenza. Vivere sotto lo stesso tetto con il proprio carnefice significa subire una doppia e ingiusta violenza.Anche perché, nonostante i nostri appelli a denunciare, le donne hanno ancora paura. Però vorrei sottolineare che la violenza domestica non è conseguenza della convivenza forzata, e dunque non è stress da quarantena. Piuttosto è l’impossibilità delle donne inserite in circuiti in uscita dalla violenza o che si trovano in pericolo di vita a chiedere aiuto a causa del confinamento domestico in cui vivono».

Ma la violenza sulle donne dunque non si è fermata nonostante il Covid-19?

«Purtroppo è una costante che non si ferma davanti a niente. Pochi giorni fa si sono verificati un caso di femminicidio e altri due gravi episodi di violenza sulle donne. A Milano una donna è stata uccisa, a Roma un’altra è stata ridotta in fin di vita, a Torino è stato allontanato un maltrattante. E questi sono tra gli episodi più noti perché balzati alle cronache di radio, giornali e tv. Ma ce ne sono tantissimi altri che si consumano ogni giorno dentro le mura di casa e che restano sommersi».

Quante donne si sono rivolte alla vostra associazione da quando cè il Coronavirus?

«A livello nazionale da febbraio a marzo abbiamo aiutato, nonostante le difficoltà a causa dell’isolamento, 13 donne; a Prato, invece gli avvocati della associazione stanno seguendo tre donne. Ribadisco poi che è sempre più evidente che, per contrastare questo fenomeno specie in questa fase di emergenza, è necessario allontanare l’uomo maltrattante dalla casa. Questo soprattutto per proteggere la donna e i figli, che ricordiamo, a causa del pericolo del contagio  non stanno fuori casa, ed hanno poche possibilità di socializzare, restando così esposti alla violenza tutto il giorno. E poi, perché personalmente non ritengo giusto che  in questo isolamento forzato debba essere la donna coi figli a lasciare il proprio domicilio».

Quale appello vuol fare attraverso il nostro giornale?

«Invito tutte le donne che si sentono  in pericolo a  denunciare la situazione in cui si trovano. E per questo possono recarsi  presso gli uffici della Questura di Prato che sono attivi e che rispondono alle emergenze; chiamare  il 1522, o di attivare l’App YouPol in caso di pericolo imminente, oppure contattarci al numero 339 899 0750».

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