LE VERITÀ SULLA MORTE DEL DITTATORE LIBICO, GHEDDAFI

di Roberto Fiordi

Erano le 02,00 della notte del 15 aprile 1986, quando la Libia si ritrovò sotto a una pioggia di bombe provenienti dal cielo per ordine del potente presidente statunitense, Ronald Reagan. L’operazione, chiamata in codice El Dorado Canyon e condotta da U.S. Air ForceU.S. Navy U.S. Marine Corps, fu commissionata per rispondere all’attentato libico di 10 giorni prima, alla discoteca La Belle di Berlino Ovest frequentata da molti militari americani, che costò la vita a 2 di loro e a una donna turca, oltre che al ferimento di 230 persone.

Ma questo fu l’ultimo episodio che spinse l’esercito della NATO a muoversi contro il dittatore libico, Mu’ammar Geddafi,  perché questi aveva già dato prova delle proprie mire espansionistiche, recando serie preoccupazioni al mondo intero.

L’attacco aereo andò a colpire 5 obiettivi balistici ben precisi, con l’intento di mandare un messaggio d’avvertimento alla Libia, e in modo particolare al Rais, e di ridurre le capacità di sostentamento per l’addestramento di terroristi. Un’operazione che il Colonnello libico riuscì a scampare per un pelo grazie all’avvertimento dell’Italia.

Il governo italiano, presieduto dal socialista Bettino Craxi, aveva cercato di opporsi all’intervento militare della NATO per evitare un’esplosione d’instabilità in un paese islamico che dista solo 400 km dall’Italia, ma gli americani non desistevano; e per questo motivo, poco tempo prima del raid aereo, il Presidente del Consiglio italiano fece in modo che Gheddafi fosse messo al corrente e si salvasse.

Se tuttavia gli interventi NATO in Libia a quel tempo potevano avere avuto valide ragioni per essere fatti, anche per garantire se vogliamo la sicurezza del mondo giacché, secondo alcune informazioni, lo scopo del Colonnello libico era quello di portare il suo Paese a diventare una potenza nucleare, e lo dimostra il fatto che Gheddafi aveva occupato il Ciad, ricco d’uranio, quelle che hanno spinto i bigwig occidentali più recenti a farlo fuori sono altre.

I reali motivi che hanno portato i dignitary dell’Occidente a eliminare la massima autorità della Libia non sono quelli da loro cantati. Hanno sotto un’altra verità di quella propagandata del dittatore che uccideva la propria gente. Di colui che sarebbe stato una minaccia per la pace nel mondo.

Gheddafi nel 2007 aveva stipulato accordi con la maggior parte dei leader africani per finanziare la costruzione e la messa in orbita di un satellite per l’Africa. E aveva commissionato Russia e Cina al prezzo di 400 milioni di dollari.

Pare ovvio che il satellite non solo sarebbe dovuto essere di proprietà dei paese contribuenti africani, ma avrebbe avuto la possibilità di rendere autonoma l’Africa sia per le trasmissioni televisive, sia telefoniche, che per la diffusione di internet.

Questo avrebbe voluto dire un fulmine a ciel sereno per i capitalisti occidentali e per le persone di potere. È cosa oramai nota che attraverso la propaganda televisiva, chi ha il potere nelle proprie mani – e in tal caso soprattutto gli Stati Uniti – riesce a tenere in pugno e manovrare a proprio comando i suoi uomini e a destituire i nemici. Altresì, l’Africa è fra i più grandi mercati mondiali di telefonia mobile e frutta ai proprietari occidentali miliardi di dollari ogni anno. Ed ecco che le mosse del Rais avrebbero spiazzato i capitalisti occidentali.

Lo scopo del dittatore libico, se così ci è concesso dire, era anche quello di rendere il suo continente indipendente dal resto del mondo anche dal punto di vista finanziario. Il programma di Gheddafi mirava alla costituzione di 3 istituzioni bancarie, quali: la Banca Centrale Africana, con sede ad Abuja in Nigeria, il Fondo Monetario Africano con sede in Camerun a Yaounde e quindi la Banca Centrale Degli Investimenti con sede in Libia.

La funzione della prima banca, la Banca Centrale Africana, era quella di creare una moneta indipendente valida anche per la commercializzazione del petrolio, un progetto che comunque è in previsione tutt’oggi e che si deve realzzare entro il 2028 con l’introduzione dell’Afro. Con il Fondo Monetario Africano era prevista la concessione di prestiti agli stati africani, a condizioni molto più vantaggiose di quelle del Fonfo Monetario Internazionale. E la Banca Centrale Degli Investimenti prevedeva la diffusione in tutta l’Africa di medesimi investimenti di modernizzazione infrastrutturale che il Rais aveva realizzato in Libia.

Per concludere, il programma insito in Gheddafi, era anche quello di costituire un’unione politica ed economica africana allo scopo di utilizzare le immense risorse del continente nero a vantaggio delle popolazioni che lo abitano, allo scopo di far finalmente emergere dal punto di vista politico e sociale quell’immensa terra fatta di deserti e fitte foreste, grandi fiumi e laghi, alte montagne, altopiani e depressioni. Insomma, il riscatto di centinaia d’anni di umiliazioni.

Alla luce di tutto questo si stenta a credere che la popolazione libica sia potuta insorgere di propria iniziativa contro Mu’ammar Geddafi, il dittatore sanguinario (l’appellativo com’era riconosciuto dall’Occidente), dopo che questi aveva fatto sì di dare istruzione al suo popolo, sanità gratuita, carburantea e cibo a basso costo.

Le sommosse popolari scoppiate in Libia nel febbraio del 2011 e che si sono concluse con la morte di Gheddafi il 20 ottobre dello stesso anno a Sirte, erano partite  sull’ onda della cosiddetta Primavera Araba, perché la popolazione era stanca di un regime assoluto che durava da oramai 40 anni.

Ad oggi, l’insorgere dei ribelli contro il regime del rais libico e l’intervento NATO a loro favore ha voluto dire alla Libia diventare il fulcro del traffico clandestino d’armi, l’avanzamento dell’Isis che conquista l’aeroporto di Tripoli e l’espandersi in modo frenetico del fondamentalismo islamismo. Grazie America. Grazie Ue. Grazie NATO.