Lo scrittore e poeta Tiziano Papagni: “Vorrei portare il mio libro dedicato alla pizza negli States”

Lo scrittore Tiziano Papagni, dopo il libro di poesie L’angelo dalle ali spezzate, è tornato in libreria con ‘A PIZZA Storia del cibo più amato al mondo, entrambi pubblicati con l’editore LFA Publisher.

 

Tiziano, sorprendici spiegandoci questo tuo salto letterario: da una silloge a un libro sulla pizza.

Credo si debba dare una rinfrescata alle nostre opere, agli stili di vita, o uscire da qualche cosa che turbi. È un po’ come pitturare, dopo tanto tempo, i muri di casa.

Cosa differenzia e cosa unisce uno scrittore e un poeta?

Mah! Sono tutti e due scrittori, uno scrive in rima e uno no.

Scrivere sulla pizza è, in senso più ampio, un modo per celebrare la tradizione italiana?

Della pizza, sicuramente, ma abbiamo una serie infinita di piatti per imprimere quel marchio D.o.p.  Dove la mettete la pastasciutta? Gli spaghetti?

Personalmente, quale genere di lettura ti procura piacere ultimamente?

Leggo con molto piacere racconti di vita.

Oltre alle ripetute ristampe di cui è stato oggetto il tuo libro, se ti venisse proposta una traduzione in quale paese vorresti portare la storia della pizza affinché fosse meglio conosciuta?

In America. Non ci penserei due volte. Ci sono molti italiani che abitano nella Grande Mela e molti newyorkesi che vorrebbero conoscerne a fondo le origini. Gli americani, poi, amano tanto gli italiani…sì, credo proprio che proporrei la traduzione per gli States.

Parteciperai a qualche evento letterario prossimamente?

Sì, a ottobre sarò presente al Salone Internazionale del Libro di Torino, fiera molto importante che mi vedrà “attore” delle mie opere con l’opportunità di spiegarle e raccontarle. Questo mi rende felice, dopo tutte le ristampe, ora entro nell’Olimpo. Sarò con la Lfa Publisher e altri autori. Avrò la possibilità di conoscere altre persone che amano scrivere.

Infine, da chi vorresti ricevere una recensione o un consiglio letterario?

Sulla piazza c’è tanta gente che si sente “l’Umberto Eco della situazione” senza aver un minimo bagaglio culturale. A me non piacciono le persone costruite, ma quelle umili e semplici. Fortunatamente ho una giornalista, ufficio stampa che mi segue. È una persona speciale, umile e professionale.  Tutte prerogative che un (G)iornalista – volutamente con la g maiuscola – deve tenere. I consigli li accetto volentieri da lei perché ne conosco l’imparzialità.