MANCHESTER, L’IMAM PALLAVICINI: COME FERMARE GLI ASSASSINI

Patrizia Scotto di Santolo

 

Prato – All’inizio del Ramadan, il mese del digiuno fissato dalla  tradizione coranica, mese in cui il Profeta dell’Islam ricevette la Rivelazione dall’arcangelo Gabriele, incontriamo Yahya Sergio Yahe Pallavicini una delle voci più autorevoli e aperte al dialogo del mondo islamico in Italia, Presidente della Co.Re.Is (Comunità Religiosa Islamica) Italiana e Imam della moschea Al-Wahid di Milano.

Come si spiega questa ulteriore enorme tragedia che colpisce nuovamente  l’Occidente per mano di un giovane  terrorista che ha compiuto una strage in nome dell’islam, durante il concerto di Ariana Grande, una cantante idolo dei teenagers?

Non me lo spiego, purtroppo è una azione irrazionale, c’è una mancanza di ragione, di comportamento civile, di cultura e di sensibilità religiosa, è una follia criminale perversa che va analizzata su basi psicologiche e su basi di sicurezza internazionale tra le Istituzioni politiche e le Autorità religiose perché insieme dobbiamo collaborare per arginare questa malattia criminale. Le ragioni presunte, apologia dell’islam o antitesi al sistema di vita occidentale, sono solo pretesti di un ipocrita assassino.

L’attentatore di Manchester, come gli altri prima di lui, potrebbe non conoscere il Corano e forse non averlo mai letto?

Abbiamo evidenziato che questi giovani guerriglieri dell’Isis o jihadisti isolati in Europa e nelle varie regioni del mondo abusano del nome dell’Islam e del Profeta per dare un alibi alla loro guerriglia, ma non c’è nessuna corrispondenza della dottrina religiosa con le loro azioni omicide. Occorre ribadirlo ai giovani che si lasciano tentare da questa propaganda. C’è invece un doppio errore, essere assassini di innocenti e manipolare la religione per giustificare questi attentati terroristici.

Cosa si sente di dire a chi fa notare che questa volta le 22 vittime della strage di Manchester sono adolescenti,  ragazzi, ragazze, bambini e genitori che aspettavano i propri figli alla fine del concerto. C’è chi dice perché nel Corano, così Magdi Cristiano Allam, Maometto afferma che i piccoli sono considerati alla pari delle donne “beni materiali” antropologicamente  inferiori e fonte di tentazione che allontana dalla vera fede.

Smentisco categoricamente l’interpretazione di Magdi Cristiano Allam, che è libero di avere opinioni e costruire deduzioni in proposito, ma coerentemente con l’educazione che ho ricevuto e gli studi dottrinali che ho fatto con vari sapienti musulmani, ribadisco il naturale rispetto della sacralità della vita e del rispetto delle forme di tutte le creature: uomini, donne, bambini, anziani, un rispetto di genere ed età senza discriminazione alcuna. Un buon musulmano, un buon credente, onesto culturalmente, per nessuna ragione può violare la pari dignità tra uomo e donna, tra giovane e anziano: è un precetto, una visione etica sulla natura della vita che è un dono di Dio, altrimenti ci compie un’incoerenza religiosa, un’artificiosa sentenza che va a ledere questo principio universale.

In un passaggio di un’omelia, l’arcivescovo di Ferrara  Luigi Negri (che nei prossimi giorni lascerà il posto al suo successore nominato dal Papa, monsignor Giancarlo Perego) ha esortato i “guru culturali, politici e religiosi” a “trattenere le parole” e a “non investirci con i soliti discorsi per dire che “non è una guerra di religione”, cosa dice  a questo proposito,  soprattutto dopo il vile attacco contro un pullman di pellegrini copti diretti al monastero di San Samuele, avvenuto  in Egitto.

Non concordo con l’affermazione dell’Arcivescovo di Ferrara e auguro una migliore eredità a monsignor Giancarlo Perego, che conosco bene. Posso comprendere il suo sfogo perché si fa fatica a mantenere la lucidità e a trattenere viva la speranza religiosa di fronte a immagini violente, ma, proprio perché siamo sinceramente e profondamente religiosi, rimaniamo  sensibili alla prospettiva della fede e della carità. Papa Francesco di recente ha ribadito di non confondere la religione con il terrorismo: non è in atto una guerra di religione ma una guerriglia tra criminali che abusano del nome del Profeta contro innocenti. Sfruttano la crisi di valori e il disagio sociale per provocare la loro rivoluzione di odio e trovano persino alcuni speculatori e sciacalli disposti a fare da mercenari o da megafono alla loro distruzione.

Allora cosa si potrebbe cominciare a fare per tentare di arginare questi violenti attacchi terroristici?

La responsabilità che i musulmani europei si devono assumere per contrastare, prevenire e arginare questa degenerazione violenta deve porsi su diversi piani e campi:

Sensibilizzare le coscienza all’interno delle nostre comunità informando i musulmani d’Europa sulla corruzione della religione, della dottrina e della civiltà che un movimento politico e ideologico e terroristico sta provocando solo per suscitare l’utopia di una dittatura anarchica.

Incentivare il dialogo e la collaborazione interreligiosa per dimostrare come tutti siamo fratelli e sorelle scardinando la volgare interpretazione che ci sia in atto una guerra religiosa.

Parallelamente, i credenti e cittadini europei devono lavorare nella società per favorire l’integrazione armoniosa della libertà religiosa e del pluralismo religioso, senza formalismi, senza ghetti, nel pieno rispetto del sistema democratico.

I sapienti musulmani europei con le Istituzioni e gli esperti si devono coordinare nella cooperazione di programmi che prevengano qualsiasi strumentalizzazione di un nazionalismo antitetico all’identità dei vari Stati Europei, prevenire una rivoluzione basata sul tribalismo e sul giustizialismo che non ha alcun fondamento, bisogna sviluppare insieme un rinnovamento culturale e un aggiornamento sociale, giuridico e politico, dell’Occidente contemporaneo che possa essere d’ispirazione e sostenibile anche nelle altre regioni del mondo.

fonte Stamp Toscana