Nei luoghi di Santa Maria Maddalena de’ Pazzi: la Villa del Parugiano tra arte, storia e curiosità

Alla scoperta della figura di una delle maggiori scrittrici mistiche italiane, considerata la Santa di Montemurlo, per conoscere il territorio, la sua storia e le storie dei personaggi che qui hanno vissuto. Il 25 maggio una diretta sulla pagina Facebook della Pro-loco racconta la storia della Santa Maddalena e della villa. A breve la pubblicazione di un volume dedicato alla Santa Maddalena

A Montemurlo la promozione del territorio passa anche dalla conoscenza dei personaggi che nei secoli qui hanno vissuto ed operato. Dopo il pittore e mecenate Cristiano Banti, lo scenografo e illustratore Umberto Brunelleschi, il Comune di Montemurlo, grazie alla collaborazione della Pro-loco, riscopre la figura di una delle scrittrici mistiche più importanti della chiesa cattolica, Santa Maria Maddalena de’ Pazzi e lo fa ripercorrendo le sue orme a Villa del Parugiano, dove la donna, vissuta nel XVII secolo, trascorse lunghi soggiorni« A Montemurlo, in un anno segnato dalla pandemia, ripartiamo dalla cultura e dalle storie dei grandi personaggi legati al territorio.- sottolinea il sindaco Simone Calamai– Santa Maria Maddalena è per noi la santa di Montemurlo ed è importante far conoscere la sua storia e i luoghi dove ha vissuto ed ha avuto le sue prime esperienze mistiche. Un’opportunità per fare cultura e per promuovere un territorio che ha tante storie da far conoscere».

rileggere e studiare in modo scientifico e teologico le vicende legate alla santa durante il soggiorno nel territorio di Montemurlo ci ha pensato Valentina Brachi che alla Santa ha dedicato una tesi di laurea magistrale in scienze religiose dal titolo “Santa Maria Maddalena de’ Pazzi. Dalla fama di santità alla santità” e che il Comune di Montemurlo ha deciso di pubblicare in un volume di prossima uscita. Il 25 maggio prossimo, anniversario della morte della Santa, inoltre, alle ore 20.45 sulla pagina Facebook “Pro Loco Montemurlo” sarà trasmessa una diretta per far conoscere, anche in tempo di pandemia, la storia di quella che è considerata la “santa di Montemurlo” e dei luoghi dove lei visse.

L’eredità maddaleniana è percepibile nelle tracce storiche ed artistiche presenti nel territorio di Montermurlo. Durante i periodi di villeggiatura nella splendida cornice di Villa Pazzi, infatti, la futura santa dimostro una forte inclinazione verso il prossimo e verso la spiritualità.

« Il Comune di Montemurlo da una decina d anni che sta lavorando insieme alla Proloco per far conoscere la figura santa Maddalena- conclude l’assessore alla promozione del territorio e cultura, Giuseppe Forastiero– Inoltre il 2021 è l’anno iacopeo e abbiamo la possibilità di far conoscere la storia di questa santa e i luoghi a lei legati ai pellegrini e ai camminatori che stanno percorrendo il Cammino San Jacopo in Toscana, un’opportunità di promozione del territorio attraverso il trekking ai percorsi legali alla spiritualità»

LE TRACCE DELLA SANTA A MONTEMURLO – Santa Maria Maddalena de’ Pazzi al secolo Caterina Lucrezia, nasce il 2 aprile 1566, figlia secondogenita di Maria Buondelmonti e di Camillo di Geri dè Pazzi. In alcuni periodi dell’anno, non solo estivi, la nobile famiglia, si ritirava nella campagna montemurlese per passare dei periodi di villeggiatura lontani da Firenze. I resoconti sui soggiorni della piccola di casa Pazzi, rivivono ancora oggi grazie alle testimonianze raccolte e trascritte per mantenerne vivo il ricordo. La fanciulla visse all’interno della villa e dei suoi possedimenti esperienze formative e religiose che ispirarono poi la sua vocazione carmelitana. All’interno dei giardini all’italiana sono presenti “verdi testimonianze” del passaggio della santa fanciullina. La tradizione vuole che una pianta di arance amare sia stata piantato dalla giovane fanciulla. Caterina Lucrezia usava fabbricare ed indossare sulla testa una sorta di “diadema”, intrecciato con i gambi spinosi della pianta, ad imitazione della corona di spine di Cristo. Le corone che si fabbricava, non erano ben viste dai familiari e la piccola, per sottrarli alla loro attenzione era solita nasconderli sotto il materasso della cameretta all’interno della villa. La tradizione vuole che le foglie dei suoi frutti, aiutassero ad alleviare l’emicrania. Questo aneddoto può essere associato alla Santa, non solo per la proprietà taumaturgica, ma anche perché le sue spine ricordavano quelle che trafissero durante la passione Gesù Cristo. Anche una pianta di pero è da annoverare alla figura di Caterina Lucrezia, in quanto anche questo fu piantato all’interno dell’attuale giardino all’italiana della villa. Anche se nel corso dei secoli il giardino è mutato, conserva tutt’oggi intatto il fascino dei soggiorni della nobile famiglia fiorentina. Le virtù miracolose legate al pero sono tramandante oralmente in quanto nella biografia antica e moderna non è menzionato alcun riferimento. Nelle immediate vicinanze di Villa Pazzi, è conservata un’ulteriore testimonianza del passaggio montemurlese della santa fanciullina. Una grossa quercia, ribattezzata dai contadini della zona “Leccio” troneggia ancora oggi solitaria all’interno di un campo incolto. La tradizione orale vuole che ai suoi piedi Caterina Lucrezia abbia fatto sgorgare una fonte dopo essersi ritirata in preghiera. Attualmente non rimane alcuna traccia di questo miracolo, ma sappiamo che durante gli anni cinquanta del Novecento i bambini della frazione di Bagnolo andassero a dissetarsi alla fontana fatta costruire a ricordo del fatto prodigioso per curare la “tosse cattiva”. L’amore di Caterina Lucrezia verso i più piccoli fu da sempre una motivazione che spinse la piccola a destinare gran parte del suo tempo libero verso i figli dei contadini e manovali. L’erede di casa Pazzi insegnava i primi rudimenti cristiani a piccoli gruppi di bambini. La fanciulla era dedita a impartire lezioni sulle prime preghiere cristiane con affetto e pazienza. La carità cristiana verso il prossimo occupò un posto centrale durante i soggiorni montemurlesi, come riportano le testimonianze delle sue consorelle durante i processi di beatificazione e canonizzazione. All’interno della villa di Parugiano vi è da annoverare inoltre l’episodio più documentato della sua fanciullezza, riguardante la sua presunta prima estasi. La sera del 30 novembre 1578, all’imbrunire, mentre era in compagnia della madre Maria Buondelmonti all’interno del giardino, fu rapita da Dio nelle sembianze della Trinità. Non sappiamo con certezza se questa sia stata la sua prima estasi, ma sicuramente fu la prima dinnanzi alla madre, tanto che quest’ultima scambiò il momento estatico per un malessere passeggero. La bibliografia in merito è controversa, soprattutto le modalità di manifestazioni del divino verso la fanciulla a seconda delle sue biografie.

LA VILLA DEL PARUGIANO – Il territorio di Montemurlo è stato nel corso dei secoli oggetto di interesse da parte di mercanti ed aristocratici fiorentini, di enti benefici come il Ceppo di Prato, che qui investirono i propri guadagni acquistando poderi da destinare alla coltivazione. Uno degli insediamenti più antichi del territorio è la proprietà del Parugiano, già documentata nel X secolo come torre fortificata e nel XI secolo come appartenente ai Conti Guidi, grandi feudatari medievali. Qualche secolo più tardi nel corso del Trecento con il disgregarsi del potere dei grandi feudatari, la famiglia fiorentina dei Pazzi affermò la propria presenza nel contado montemurlese. Oggi la Villa Pazzi al Parugiano si presenta con il suo possente e lineare corpo di fabbrica cinquecentesco, rivelando l’importanza di questa famiglia nella storia di Firenze e della Toscana. La Villa ha subito varie modifiche e rifacimenti, preservando tuttavia ambienti come la cappella, per la cui decorazione parietale, fu coinvolto alla fine del XVI secolo l’artista fiammingo Giovanni Stradano. Il ramo della famiglia Pazzi, insediatosi a Montemurlo e facente capo a Chierico dei Pazzi, divenne noto come ramo detto “della Santa”.

Da sinistra, il sindaco Calamai, la studiosa, Valentina Brachi, l’assessore Giuseppe Forastiero e la guida Silvia Iovino