Se ti ami ti doni. L’efficacia di un trapianto, un Cuore Nuovo una Vita Nuova.

«Se ti ami ti doni» sono le parole di un uomo che poco tempo fa ha ricevuto un cuore in dono da un ragazzo che, purtroppo, in tragiche situazioni ha perso la vita. La morte del giovane però non è stata inutile, perché ha consentito a un’altra persona di poter continuare a vivere.

Se ti ami ti doni è lo slogan di Pasquale Fortunato, una persona normalissima: con la sua vita, la sua famiglia, il suo lavoro e le sue passioni. La storia di Pasquale ha avuto inizio 24 anni fa, quando nel 1994 prese la decisione di iscriversi in palestra e la necessaria visita medica per l’iscrizione non convinse il dottore che gli suggerì un ecocardiogramma. I risultati convinsero ancora meno lo stesso medico che lo invitò ad andare all’ospedale di Careggi a fare controlli più approfonditi, dove fu riscontrata una “Ipertrofia cardiaca restrittiva”.

Nei successivi 24 anni il signor Fortunato ha continuato a sottoporsi a vari controlli, sempre negli ambulatori dell’ospedale di Careggi, fino a quando i medici hanno riscontrato un precoce invecchiamento del suo cuore e gli hanno suggerito il trapianto. E così è stato fatto. Pasquale si è messo in lista d’attesa e dopo pochi mesi lo hanno chiamato e lo hanno sottoposto all’intervento. Da allora, dice lo stesso Pasquale, è tornato ad essere una persona nuova. Una persona a cui finalmente si sono cancellati gli affanni avvertiti soprattutto negli ultimi tempi prima dell’intervento. Una persona decisamente più attiva nella vita ed anche sul piano professionale.

 

Seguirà una breve intervista all’interessato:

 

Come ti sei accorto che qualcosa non andava?

È stato un caso, perché quando decisi di andare in palestra, dalla visita medica risultò che c’era qualcosa di poco chiaro al cuore e il medico mi mandò così a fare un ecocardiogramma. Tornato da lui con i risultati dell’esame, mi disse appunto che questo cuore non lo convinceva e di andare quindi all’ospedale di Careggi a fare maggiori approfondimenti. Ed è quello che ho fatto.

Fatti così questi accertamenti, quanto tempo è passato prima di arrivare a fare il trapianto di cuore?

Posso dire che tutto questo è accaduto nel 1994. Dagli esami di Careggi uscì fuori che si trattava di una Ipertrofia cardiaca restrittiva. Il medico mi disse che però era una malattia genetica…

E quindi?

E quindi, ho continuato a tenermi sotto controllo e all’ultima visita che passai a febbraio, il cardiologo mi fece intendere che il mio cuore era compatibile a quello di un uomo di 90 anni. E dunque: «O le mettiamo il cuore adesso – mi comunicò – o non lo metteremo mai più». Mi spiegò che passati i 65 anni di età il trapianto non si sarebbe potuto più fare. E dunque acconsentii senza pensarci due volte. Mi indicò allora di andare  all’ospedale di Siena, il cui nome per esteso ricordo che è Azienda Ospedaliera Universitaria Senese Santa Maria Delle Scotte, dove ho trovato personale efficientissimo e molto garbato. Ci passai la visita l’8 maggio e il 16 ero già in lista per  il trapianto. E quindi il 9 agosto mi hanno chiamato e il 10  sono stato sottoposto 

all’operazione.

Pasquale, tu hai un magazzino e la tua attività è quella dello smistamento e igienizzazione di abiti usati, tessuti e coperte – che fra l’altro parte di queste le hai donate al gruppo Cisom di Montemurlo per l’emergenza freddo… – materiale che poi viene rimesso sul mercato sotto forma di usato. Durante il periodo di attesa, ci puoi dire che valore davi alle tue cose, alla tua famiglia, al tuo lavoro? Ovvero, se vedevi allontanarsi da te ogni cosa o se eri fiducioso?

Io sono sempre stato fiducioso. Chiaramente quando ero al lavoro mi occupavo del lavoro e pensavo a quello. Quando ero con la famiglia mi occupavo della famiglia e pensavo a quella. Il pensiero della mia salute lo tenevo sempre fuori da tutto questo perché, se anche un po’ mi poteva preoccupare, ma in sostanza sono sempre stato ottimista. E questo mi ha aiutato anche negli ultimi tempi quando le cose erano peggiorate. Quando mi cresceva l’affanno se camminavo, quando duravo più fatica a parlare e a respirare.

Voltando paginapur restando in tema donazioni, se ti domandassi cosa pensi dell’Aido, tu cosa mi risponderesti ?

Sono molto contento che tu mi abbia fatto questa domanda, altrimenti ti avrei chiesto io di farmela… E la mia risposta è «Sia la benvenuta questa Associazione», perché se io personalmente, ma anche tutte le altre persone che come me hanno ricevuto un trapianto, posso, o meglio, possiamo vivere oggi è proprio grazie, prima di tutto ai donatori e    

alle loro famiglie che hanno messo a disposizione i loro organi, il loro sangue, ma anche a tutte queste associazioni ché senza di esse non si sarebbe stati in grado di fare niente. E quindi è chiaro che includa anche le associazioni correlate come quelle della raccolta sangue.

Dopo aver vissuto un’esperienza in prima persona, cosa avresti da proporre ai giovani e meno giovani per iscriversi a queste associazioni?

Di farlo subito. «Se ti ami ti doni». Oggi fare un gesto del genere è un atto d’amore verso te stesso e verso il prossimo. Che il prossimo potrebbe essere anche un familiare, o un amico.

Ti sei iscritto  prima del trapianto oppure dopo a questa associazione?

Si è trattata di una scelta che ho fatto prima dell’intervento. Prima ancora che mi venisse detto che avrei dovuto operarmi. Anzi, sinceramente parlando, mi sono iscritto quando ancora non immaginavo nemmeno che sarei dovuto arrivare al trapianto. 

E come ti è venuto in mente d’iscriverti a questa Associazione

Semplicemente perché leggendo quelle iniziali A.I.D.O., Associazione Italiana Donatori Organi, ho pensato subito che io mi potessi donare. Potessi donare di me tutto ciò che sarebbe stato possibile. Perché Aido non vuole dire solo donare organi ma vuole dire donare anche tessuti e cellule. E inoltre non dimentichiamo che: «Se ti ami ti doni».