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Tommaso Cocci (FdI): “Telecamere fuori uso, materiale disperso: ora basta. Serve una verifica completa e trasparente del sistema di videosorveglianza comunale.” 

“Quanto emerso in queste ore dalla Procura di Prato è gravissimo e non può passare sotto silenzio. Se il sistema di videosorveglianza comunale avesse funzionato pienamente, il caso della giovane Denisa Maria Paun avrebbe potuto essere risolto almeno dieci giorni prima. Questo ritardo, queste inefficienze e questa gestione opaca delle immagini non sono degne di una città come Prato.” Lo dichiara in una nota Tommaso Cocci, consigliere provinciale di Fratelli d’Italia, commentando quanto riferito dal procuratore Luca Tescaroli e pubblicato oggi da la Repubblica Firenze. “Come già sollevato dal collega Soldi, è inaccettabile che – come dichiarato dalla Procura – ci siano state difficoltà ad accedere alle immagini, telecamere fuori uso, server saturi e software inadeguati. Parliamo di 200 telecamere, 5 server e oltre 200 terabyte di dati: un patrimonio pubblico che va gestito con rigore, non con superficialità o scaricabarile.” “Il Comune di Prato, che secondo quanto riportato ha ritardato la consegna del materiale video e parlato genericamente di ‘enorme mole di dati’, deve spiegare ai cittadini: quante telecamere funzionano davvero? Quante sono spente o non operative da mesi? Quanti soldi sono stati spesi per un sistema che poi non funziona nei momenti cruciali? E perché queste inefficienze emergono solo quando c’è una tragedia?” Cocci annuncia inoltre di aver depositato un formale accesso agli atti per ottenere la mappa completa del sistema di videosorveglianza, i costi sostenuti, i contratti di manutenzione, e lo stato di funzionamento di ogni singola telecamera. “Il Comune di Prato deve smetterla di fare propaganda e iniziare a rispondere, tecnicamente e politicamente. La sicurezza urbana non è solo una questione di telecamere: è una questione di responsabilità, trasparenza e buon governo.