BANCA POPOLARE DI VICENZA E VENETO BANCA AL COLLASSO:

200 filiali pronte alla chiusura e quanti esuberi…

di Roberto Fiordi

Situazione assai critica per i due istituti veneti. Ghigliottina per i dipendenti?

La situazione per Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza è molto critica. Sono state dubbie fin da subito le rassicuranti parole dell’amministratore delegato di Banca Popolare di Vicenza e presidente del comitato strategico di Veneto Banca, Fabrizio Viola, quando ha cercato di rassicurare i dipendente d’entrambi gli istituti in merito alla valutazione di esuberi e l’eventuale  piano sui tagli del personale da adottare. Aveva fatto intendere che non sarebbe ricorso alla mannaia, se così c’è concesso dire; ma la smentita sempre da parte sua, dove in un’intervista ha spiegato la necessita di fare sacrifici, non si è fatta attendere.

Alla luce delle sempre più insistenti notizie che nelle ultime ore girano attorno al progetto dei due istituti veneti di  arrivare a una fusione completa, il Corriere della Sera ha cercato di fare il punto della situazione interna delle banche, tralasciando le manovre governative, italiane ed europee, per il rilancio delle due banche, e ha concluso che i sacrifici andranno a colpire 3500 posti di lavoro su 11mila, che dovrebbero scendere a 1500 per la cessione di alcune società controllate dalle due banche venete a fronte della chiusura di 200 filiali su 900 sportelli nel complessivo.

Viola cerca di rendere comprensivi sia le parti sociali che i dipendenti dei due istituti veneti sulla necessità di dover agire in questo modo come ultima spiaggia su cui approdare affinché le due banche sopravvivano.  «La situazione è molto grave e serve un’elevatissima sensibilità da parte delle organizzazioni sindacali e dei dipendenti in un momento in cui dobbiamo fare tutti quanti importanti sacrifici». È quanto il manager avrebbe detto. «È ovviamente necessario», avrebbe aggiunto, «intervenire in misura significativa sui costi della nuova banca, che ha un cost/income al 100% che si commenta da solo. Che dobbiamo ridurre in modo significativo i costi complessivi è un obbligo morale. E comunque il taglio dei costi, con gli effetti sul personale, non è per fare maggiori utili ma per farle sopravvivere».

Se tuttavia i due istituti sono ormai giunti al capolinea, al punto di chiedere “misericordia” tanto alle parti sociali che ai dipendenti, qualcuno avrà pure la sua colpa? E come la pagherà? Certamente, se anche l’andamento del nostro Governo potrebbe avere influito in tutto questo, ma agli amministratori delle due banche che ruolo spetterà? Fabrizio Viola continuerà a ricoprire l’incarico di amministratore delegato e  presidente del comitato strategico, o qualcosa di simile, intanto che almeno 1500 dipendenti di Veneto Banca e Banca Popolare di Vicenza si troveranno senza lavoro?

La speranza di ognuno di noi è quella che siano profetiche le parole  del presidente di Bankitalia, Ignazio Visco, che si è detto fiducioso circa la possibilità per le due banche di arrivare ad un salvataggio senza sacrifici troppo consistenti.