Bullismo in TV: ne parliamo con l’esperta Chiara Vergani

Chiara tu sei scrittrice, pedagogista, criminologa, esperta sulle problematiche del bullismo, come hai percepito la situazione che si è venuta a creare all’interno del Grande Fratello nei confronti del concorrente Marco Bellavia?

Ho seguito la trasmissione e quanto è successo poiché mi occupo da sempre di temi di interesse sociale e devo dire che si è verificata una situazione davvero grave che presenta tutte le caratteristiche proprie degli atti del bullismo. Si è creato il branco, Marco Bellavia è stato isolato, pochissimi si sono schierati dalla sua parte e hanno compreso la sua sofferenza. Penso che gli autori del programma avrebbero dovuto intervenire prima dei fatti e delle frasi gravi che tutti abbiamo visto e sentito.

A livello sociale come possiamo intervenire per frenare il bullismo, so che tu hai scritto Mai più paura. Il bullismo spiegato a tutti.

Penso che sia necessario iniziare dall’educazione in famiglia e poi a scuola proseguire nella formazione di un clima sereno all’interno delle classi seguendo il modello di prevenzione della Finlandia che ha debellato quasi del 90% il bullismo. Si tratta del progetto KiVa realizzato dall’università di Turku in Finlandia e sostenuto dal Ministero della cultura. In Italia è in corso un progetto dell’Università di Firenze che prende le mosse da questo e che sta prendendo piede in alcune scuole italiane. La peculiarità consiste nella considerazione dei testimoni ai casi di bullismo, sono proprio loro a dover intervenire e bloccare sul nascere questa piaga sociale. Devono avvisare, denunciare, farsi sentire. Ne parlo anche nel mio libro che hai citato.

Parliamo di depressione, di disturbo bipolare: nelle testimonianze che riporti nel tuo libro Bipolari in bilico, che cosa emerge?

Leggendo le testimonianze, tutti possono rendersi conto di quanto le persone bipolari siano impegnate nella ricerca perenne di come poter convivere con la patologia, di come siano sempre alla disperata ricerca dello specialista giusto per loro, della terapia e del dosaggio adatto per farli respirare un attimo, per arrivare a sera con meno ansia. Ho chiesto chi di loro preferisse essere intervistato o scrivere una relazione libera per raccontarsi. Leggendo si entra nel loro mondo, nella loro sofferenza, nel vissuto doloroso che caratterizza le loro vite. Esistenze un equilibrio talmente precario, che un piccolo avvenimento le può innalzare o annientare.

Come scrittrice riveli il tuo animo di studiosa della mente umana, che si spinge oltre i confini, vai a indagare con rispetto e accoglienza il dolore di chi conduce una vita in bilico.

Mi sento di dire che serve molta empatia e capacità di ascolto per poter essere di ausilio alle persone che soffrono. Ognuno ha la propria storia personale, che va riconosciuta, rispettata e accolta. Dietro a ogni disturbo può celarsi un dolore, una sofferenza immensa a cui ci si deve avvicinare in punta di piedi cercando di comprendere cosa ci sia dietro e dentro la mente di ognuno.

In chiusura, pensi che la psicoterapia, oltre alla cura farmacologica, possa servire a lenire la depressione?

La psicoterapia è importante per i depressi e per i pazienti bipolari in quanto rappresenta la modalità fondamentale di conoscenza del funzionamento della propria mente per una proficua autogestione tesa a migliorare la qualità della vita. Nella fase dell’età dello sviluppo la terapia analitica si pone i seguenti obiettivi: sostenere le famiglie, fare opera di prevenzione e, nei casi di insorgenza del bipolarismo, affiancare il giovane paziente.