Come d’autunno sugli alberi le foglie

La guerra vista con gli occhi di un ragazzo.

Simone Bragagnolo e la compagnia teatrale G&Co.

Parte tutto da una lettera, una lettera semplice, di un ragazzo, Angelo, forse più abituato a lavorare la terra che prendere una penna in mano. Per anni rimane in un cassetto dimenticata, finchè qualcuno non la trova, la legge, si commuove e decide di non restituirla più all’oblio. Nella mani del regista Simone Bragagnolo, diventa una storia, raccoglie intorno a sé altri personaggi, si arricchisce. Angelo riprende vita, diventa monito, diventa testimonianza di una assurda guerra che ha condannato milioni di ragazzi alla morte, alla sofferenza, alla devastazione. La gioventù non ha nazionalità, il dolore non ha frontiere. “Di che reggimento siete, fratelli?” scriveva Giuseppe Ungaretti dal fronte, raccontando in poesia le atrocità perpetrate in nome di un incompreso spirito nazionalista e di conquista. Angelo, probabilmente, di sparare non ne avrebbe avuto voglia, tantomeno di uccidere, magari un coetaneo che, in uno Stato lontano, fino a qualche giorno prima pensava al raccolto, alla ragazza, al bicchiere di vino con gli amici, il sabato sera. Gli avevano intimato di partire. Come un colpo di fulmine, la lettera di richiamo era arrivata inattesa. La Patria chiamava, il nemico era alle porte e andava sconfitto. Una forza lavoro rubata ai campi, due braccia forti che non avrebbero più potuto dare sostegno alla famiglia. Il battaglione, la prima linea, i cannoni, il sangue che scorre lungo la divisa, corpi dilaniati. E la paura. “Come d’autunno sugli alberi le foglie”, lo spettacolo messo in scena da Bragagnolo, raccoglie tutto questo. Più di 60 tra attori e figuranti per raccontare, non gesta eroiche e medaglie, ma l’insensatezza di certi attacchi verso la trincea nemica, dove l’unica scelta concessa era la morte, fosse per mano amica o nemica, i sentimenti dei soldati sul campo di battaglia, la solidarietà, le amicizie, la nostalgia di casa, il desiderio d’affetto, ricercato tra le braccia di donne disperate come loro, che offrivano il loro corpo in cambio di denaro. Una ricerca storica che si avvale di documenti, di diari, di libri, sapientemente riassunti  e ordinati cronologicamente dal poeta Graziano Brotto. La compagnia teatrale G&Co di Rossano Veneto, paese alle porte di Bassano del Grappa, recita con entusiasmo una storia che potrebbe essere la storia dei loro padri, dei loro nonni, su un territorio nel quale ancora aleggiano le anime dei tanti caduti. Dall’altopiano di Asiago al massiccio del Grappa, per estendersi poi al Carso, le stesse battaglie viste con gli occhi di Angelo e del suo coetaneo austriaco Fritz Weber. L’ospedale da campo, le mani amorevoli delle crocerossine, la pena dei medici che per resistere alla visione del massacro sulle carni smembrate, si inebriano delle droghe che essi stessi distribuiscono per far cessare le grida. Niente di romantico in tutto ciò, nulla a che vedere con l’asetticità e l’eroismo raccontati nelle pagine di storia. Fogli e fogli di parole da imparare a memoria per procacciarsi un bel voto in pagella. Nessuna medaglia, nessuna fanfara, solo lacrime e ricordi dolorosi che muteranno per sempre la struttura del cuore, condannandolo ad una pena perenne. Il capitano Gelsi diserta per adempiere ad una promessa fatta ad Angelo in punto di morte. Perché per amicizia si può anche morire con l’infamia del vigliacco. Perché non tutto è ordine, comando, obbedienza e onore, perché i sentimenti hanno mille sfumature e non seguono regole se non quelle del cuore. E allora grazie a Simone Bragagnolo e alla compagnia G&Co per averci condotti su un sentiero diverso, più umano e reale. Non ci sono vincitori nella guerra, ogni guerra racchiude in sé una sconfitta, la sconfitta dell’intera umanità.  “Come d’autunno sugli alberi le foglie”,  un titolo liberamente tratto dalla poesia “Soldati” di Ungaretti. Assolutamente da vedere.