Banca d’Italia di Firenze Denaro e lavoro strumenti di violenza economica sulle donne di Antonella D’Isanto

Denaro e lavoro strumenti di violenza  economica sulle donne

Si è tenuto  marzo,  presso la  sede della  Banca d’Italia di FirenzeDenaro e lavoro strumenti di violenza economica sulle donne, un interessante convegno  sul tema delle violenze finanziarie sulle donne. Infatti  la Banca d’Italia, per manifestare la vicinanza alle donne, ha promosso   un progetto formativo  che le aiuti a  conoscere il  mondo finanziario,  ritenuto dalle donne complesso e articolato, e serva quale strumento di prevenzione alla violenza economica.             

Le donne contano” ecco il link  sul sito https://economiapertutti.bancaditalia.it/progetti-educativi/donne-contano/?dotcache=refresh

Il convegno sulla violenza è stato aperto dal Direttore Vito Barone che, portando i suoi saluti, ha introdotto il tema  condividendo le   sue esperienze personali positive,  che ci  rassicurano e fanno  pensare che ci sono anche mondi  familiari migliori.

Il convegno   è stato  molto partecipato da donne di ogni età, comprese giovanissime studentesse,  alle quali sono rivolte le speranze di un futuro più sereno.  anche tramite  scelte finanziarie consapevoli. I temi sono stati trattati  da un colto parterre di  relatrici con funzioni ai vertici della Banca d’Italia, dell’Università, del Foro di Firenze   (locandina evento)

• Come si manifesta la violenza finanziaria

Quando pensiamo alla violenza sulle donne  immaginiamo abusi,  percosse, femminicidio; le vessazioni economiche sono  meno conosciute rispetto ad altre tipologie di violenze. Il   fenomeno non è individuabile facilmente, è subdolo,  sottile, con fini manovre che fanno leva sulla sensibilità e l’affezione della donna.  Questa violenza si manifesta in tanti modi: negazione  di autonomia nella gestione delle risorse finanziarie della famiglia,  controllo delle spese quotidiane,  dover rendicontare al proprio partner per come si sono spesi i soldi ,  mostrare  scontrini, ricevute o estratti conto. Ci sono casi poi dove le donne, moglie, madri, figlie, sorelle, firmano inconsapevolmente documenti capestro, fideiussioni, assumono cariche di amministratore, spesso irretite da rapporti insani, manipolate con la frase melliflua  “fallo per noi”,  restando spesso invischiate in affari poco chiari e poi magari lasciate  con debiti e responsabilità.

La tabella mostra l’Italia  al primo posto in Europa con il 21,5 % per la  dipendenza finanziaria delle donne.

• Cara stiamo vicini vicini!

Ci  sono poi  casi di uomini che,   approfittando della fiducia della compagna, la invitano  a lasciare il proprio lavoro, sbandierando un miglioramento economico, la necessità di averla accanto per aiutare l’azienda di famiglia. Questo poi vuole dire che la compagna lavorerà più di qualche altra risorsa,  senza compenso e senza copertura previdenziale utile alla pensione.  Adele De Lia, avvocato cassazionista del Foro di Firenze relatrice al convegno ha raccontato casi di vita vissuta agli  atti dell’attività forense: per esempio  il  marito  abbandona la moglie che ha lavorato con lui,  per l’avvenente giovane segretaria, mettendola  in condizione di andarsene da casa in quanto lui all’acquisto, l’aveva intestata solo a se stesso, usando però i denari accantonati dal lavoro comune. Situazioni    che  fanno ritrovare le donne sole, senza reddito, senza  copertura finanziaria che garantisca un’esistenza decorosa per loro stesse   e i  figli.

 

• Le modalità  di  violenza finanziaria sono variegate

 Il fenomeno riguarda in particolare la sfera familiare e di coppia e si esplicita in comportamenti volti a impedire l’indipendenza economica e finanziaria, al fine di imporre un controllo indiretto ma estremamente incisivo sulla donna. Sono vessazioni sommerse anche le vittime faticano a riconoscerle come vera e propria violenza a causa di comportamenti ancora oggi culturalmente giustificati ( l’accettazione dell’uomo a detenere il controllo economico) diffuso in tutte le tipologie di coppie e fasce di reddito. Abbiamo  imposizione di privazioni economiche, l’accumulo di debiti a nome della donna,  sabotaggio lavorativo, il rifiuto  di contribuire alle spese comuni in famiglia o la mancata corresponsione dell’assegno di mantenimento rendono la donna estremamente vulnerabile. (tabella di altri comportamenti  di violenza economica)

 • Le donne contano  il sistema non conta su di loro.

E’ chiaro che questa percezione è  dovuta ad una mancanza di educazione finanziaria.  Le donne che gestiscono le entrate familiari  usualmente sono più oculate e risparmiatrici e pensano al futuro dei figli. Quando il linguaggio  finanziario si alza di livello donna intimorita tende  a  prendere le distanze. Infatti le donne hanno una cauta percezione del mondo finanziario ritenuto :  antipatico, rischioso, ostile, pericoloso.

Il provvedimento legislativo sulle  pari opportunità non è sufficiente; le donne “contano”, quindi  la visione va rivisitata quale  problema economico, con ricadute sulle scelte programmatiche di un welfare che tenga conto di un’offerta di cura dei figli, potenziando i servizi dedicati, senza dover mettere così in condizione la donna di dover scegliere tra lavoro e maternità.

• Soffitto di cristallo e sindrome dell’impostore

La scelta legislativa delle quote rosa, che non piace a chi qui scrive, al momento è il solo  modo per cambiare la struttura piramidale; ai posti di comando però la maggioranza è sempre maschile.   Succede inoltre che quando una donna infrange il famoso “soffitto di cristallo” e assurge a posizioni lavorative alte, serpeggia in lei quello che viene definita “la sindrome dell’impostore”.

La donna genera meno conflittualità,  sente inadeguata, si preoccupa della carenza di competenze, diciamo che, in molti casi, non inalbera quell’atteggiamento tronfio e supponente facendo trapelare un pensiero non tanto recondito “ ho fatto carriera”.

 Le ragazze hanno paura di sbagliare e sono meno competitive,  forse questo è il substrato per quel divario retributivo di genere  (gender pay) la differenza cioè  tra il compenso medio annuale  percepito dalle donne e quello percepito dagli uomini;  le donne hanno reticenza a rivendicare salari adeguati al ruolo e alla competenze.

Il denaro infatti è un argomento tabù in tutti i sensi. Io che mi occupo di buone maniere, ripeto spesso durante le mie lezioni di galateo che uno degli argomenti vietati a tavola è parlare di soldi.  Questo limite   persiste nelle famiglie, raramente se ne parla serenamente,  forse solo per lamentarne la mancanza. Diversamente un rapporto più chiaro e sereno delineerebbe l’importanza di un reddito personale, prima di tutto per “provvedere a se stesse”

• Compito delle Istituzioni Scuola Famiglia

Sono le Istituzioni, la scuola che con nuove modalità di insegnamento, dovranno  impartire  nuove modalità di insegnamento della matematica, un nuovo modello di approccio al denaro.

E’ qui, nei contesti dell’insegnamento, sarà necessaria un ribaltamento delle modalità di somministrazione dei livelli di istruzione. Pertanto  l’educatore dovrà essere lui stesso formato per acquisire   nozioni  necessarie ad un nuovo metodo di percorso formativo. Gli insegnanti  dovranno traghettare gli allievi in una nuova realtà, di pari opportunità, senza discriminazioni di genere,   un   ambiente sociale che tenga conto delle nuove esigenze, che rivisiti pregiudizi, stereotipi,  etica, senso della vita. Non si tratta di un ribaltone ma bisogna formare coloro che traghetteranno i loro  allievi in una nuova direzione, che  orienteranno le loro scelte di vita, cureranno la loro transizione verso il lavoro con cognizione, somministreranno con l’insegnamento conoscenze e competenze utili a formare un  substrato di autentica consapevolezza di se stessi e  del proprio valore, ripeto senza discriminazioni di genere. 

• Chi dice che le donne non amano la matematica e non sono abili con i macchinari?

L’Argomento del convegno mi ha coinvolta e fatto riflettere.  Purtroppo, sotto il profilo scientifico, alcuni scienziati ancor sostengono che la donna generalmente è meno abile in matematica e in tutto ciò che comprende il funzionamento di sistemi di automazione, auto computer, in quanto il cervello è strutturalmente diverso da quello degli uomini.   L’affermazione  genera varie perplessità, non c’è però uno studio oggettivo che dimostri tale differenza biologica. Diversamente la neuroscienziata @MichelaMatteoli ritiene che le somiglianze di genere siano superiori alle differenze.

   • Un lungo cammino  ci aspetta                      

Il cammino è lungo i propositi e le idee sono tante,  da parte mia sostengo che per arginare ogni forma di violenza alla base ci deve essere anche una incisiva educazione familiare, fin dalla culla, impartendo ai figli il rispetto per le donne, impartendo alle figlie il rispetto per se stesse.

A corredo di tutto  poi una buona cultura finanziaria di base che aiuti a stabilire un rapporto sano e consapevole con il denaro: “Non firmare se non hai capito”  non accettare nulla se non ti sono chiari  tutti i risvolti e  le implicazioni. Questi sono tra i primi consigli dell’educazione finanziaria.

E ricordate  “I soldi possono mettere alla prova la solidità dei legami familiari” 

(Niccolò Machiavelli)