ERA UN FOSSO AL CAIRO CHE NASCONDEVA IL CORPO SENZA VITA DI GIULIO REGENI

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di Roberto Fiordi  06/02/2016

Il giovane studente friulano, che era partito per il Cairo all’insegna dello studio e perché voleva approfondire la sua ricerca di economia, giovedì 4 febbraio è stato ritrovato privo di vita in un fosso alla periferia della capitale.

Il brillante 28enne dottorando, volato fra le storiche Piramidi egizie all’affascinante scoperta della tanto da lui amata lingua araba, il 25 gennaio, intorno alle 20.00, aveva fatto perdere le sue tracce nel quartiere Dokki, mentre in Egitto era in corso il 5° anniversario dalla caduta del regime Mubarak per mezzo di una rivoluzione studentesca.

Al ritrovamento del corpo del giovane ricercatore, malgrado fosse stato rinvenuto seminudo e che riportasse evidenti segni di bruciature, tagli e percosse, la polizia locale ha subito escluso che si fosse trattato di un crimine e ha parlato d’incidente stradale; ma la Farnesina ha voluto vederci più chiaro e ha chiesto alle autorità egiziane che fosse fatta maggiore luce sul caso. Ha provveduto inoltre all’immediato invio sul posto di esperti italiani, in modo da poter coordinare le indagini.

A dare la notizia della presenza di quei segni di tortura sul corpo dello studente è stato il sito del giornale “Al Watan“.

Dalle autopsie sul corpo del giovane, consegnato dalle autorità egiziane all’ospedale italiano “Umberto I” del Cairo, è emerso che la sua morte è stata provocata da un forte colpo alla testa con un corpo contundente.

Intanto, però, l’ambasciatore egiziano in Italia, Amr Helmy,  ha escluso a priori che l’omicidio del povero Giulio Regeni possa essersi trattato di terrorismo, o di delitto politico; ha parlato di un “atto criminale“, e lo ha affermato quando a qualche ora di distanza dal ritrovamento, il presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi aveva già chiesto al nostro ministro dello Sviluppo economico, Federica Guidi, investimenti nel suo paese dopo il forte crollo del turismo che hanno subito a seguito delle primavere arabe e delle vicende terroristiche islamiste. Amr Helmy ha assicurato: <<Identificheremo i responsabili e li puniremo>>. E anche la Procura di Roma aveva avviato un’indagine sulla morte del giovane ricercatore.

Ovviamente al Cairo è convenuto fin da subito parlare di atto criminale piuttosto che di delitto politico, al fine che non s’incrinassero le relazioni economiche e politiche che legano i due paesi; e una fonte della sicurezza al Cairo ha riferito, appunto, all’ANSA che sono state arrestate due persone sospettate dell’omicidio. Non è da escludere, tuttavia, che si sia trattato solo di fumo negli occhi alle autorità italiane, perché gli elementi raccolti dalle indagini vanno nella direzione del delitto politico. Il brillantissimo ricercatore italiano, aveva indirizzato i propri studi nella direzione dei movimenti di opposizione ad Al Sisi, riuscendo a intrecciare contatti con nemici del regime ed era a conoscenza di molte cose, fra cui le strategie, la rete, che in parte aveva raccontato in un articolo sul sito “Nena News” , avvalendosi di uno pseudonimo. Sue verità uscite poi il 5 febbraio ne’ “Il Manifesto“, dove spiega le manovre Al Sisi per emarginare il sindacato indipendentista, attraverso una coesione col sindacato ufficiale Etuf, e quindi un  ulteriore attacco ai diritti dei lavoratori.

La situazione si complica però anche per l’Italia, che si sta trovando di fronte a un bivio: accettare impassibili le ipotesi egiziane, oppure mettersi di petto e scombinare gli ottimi rapporti diplomatici corsi fino adesso?

Intanto la salma di Giulio è rientrata oggi  allo scalo aeroportuale di Fiumicino, intorno alle 12.40, per poi essere stata trasferita nell’istituto di medicina legale La Sapienza dove sarà eseguita l’autopsia disposta dalla procura di Roma che indaga per omicidio volontario.


  1. Immagine fonte google