Il Covid non frena l’uso di sostanze. Cresce ancora il consumo di cocaina

In vista della Giornata mondiale contro la droga, il 26 giugno, San Patrignano diffonde i risultati di un sondaggio fra i 156 ragazzi presenti al suo interno ed entrati almeno dopo un periodo di lockdown. Oltre a questa analisi, anche quella più classica dell’Osservatorio tossicodipendenza della comunità che ha sottolineato un ulteriore consolidamento della cocaina

Dipendenza più forte di ogni lockdown. Questo quanto emerge dalla ricerca di San Patrignano. La comunità ha effettuato un sondaggio fra le ragazze e i ragazzi che hanno fatto il loro ingresso nella struttura dopo aver vissuto almeno un lockdown all’esterno, vale a dire da maggio 2020 a fine aprile 2021, per comprendere il loro utilizzo di sostanze durante i mesi di clausura. Nel periodo preso in considerazione, erano entrati in tutto 193 ragazzi, ma quando il questionario è stato somministrato, 37 di loro avevano lasciato il percorso. Rispetto il totale dei 156 ragazzi ancora presenti nel periodo di compilazione del sondaggio, sono stati 150 coloro che hanno aderito alla ricerca (126 ragazzi e 24 ragazze).

Di questi 150, ben 137 (91,3%) hanno fatto uso di sostanze anche in periodi di restrizione e confinamento in casa. “Se il dato poteva essere immaginabile visto il richiamo della dipendenza, – sottolinea il responsabile terapeutico Antonio Boschini – oggi è quindi confermato da quanto riportato dai ragazzi della comunità in un test anonimo, con un’attività di spaccio e di acquisto che non ha trovato freni nonostante il periodo”. Un uso che è rimasto costante per il 41,6%, aumentato per il 28,5% e diminuito per il 29,2%.

Rispetto chi ha fatto uso di sostanze, l’80,3% degli intervistati ha detto di essere uscito di casa per andare a comprare le sostanze, il 74,4% degli stessi l’ha ricevuta comodamente fra le mura domestiche, mentre solo l’8% di questi l’ha acquistata direttamente sul web. Ricerca delle sostanze che non ha comportato alcun problema per il 60% degli intervistati, con il 10% che ha addirittura trovato maggiore facilità nel reperirla, mentre il 25,5% degli intervistati che ha detto che è stato più difficile (il 4,5 non ha risposto).

Mercato delle sostanze che per molti, 67,3 %, ha mantenuto costanti i suoi prezzi, ma che per il 26% non ha avuto remore ad alzarli (diminuiti per il 2%, mentre il 4,4% non ha risposto). E quando si parla di sostanze, è interessante notare come fra coloro che ne hanno fatto uso, l’83,2 % abbia fatto uso di cocaina, il 73% di alcool, il 62% di cannabis e il 35% di eroina.

I vari lockdown hanno portato molti dei ragazzi e delle ragazze a provare sensazioni come ansia, depressione, tristezza, solitudine e noia: solo per il 18,8% degli intervistati sono stati i periodi di lockdown e le difficoltà legati a questi a portarli alla scelta di entrare in comunità (non ha inficiato per il 72,2% e l’8,4 % non ha risposto). Interessante invece notare invece come la chiusura della comunità ai nuovi ingressi per diversi mesi, causa Covid, avesse messo in crisi i ragazzi e le ragazze che erano già prossimi all’entrata a San Patrignano, tanto che il 40,9% di loro aveva pensato di abbandonare l’idea di affrontare il percorso di recupero. “Una percentuale che ci lascia immaginare che diversi ragazzi, a causa della chiusura della comunità, abbiano potuto desistere dal provare a entrare, continuando a far uso di sostanze”, sottolinea Boschini. Gran parte dei ragazzi i San Patrignano, 48%, per fortuna ha trovato supporto all’interno della cerchia familiare.

 Osservatorio tossicodipendenza San Patrignano 2021

Analizzando invece la totalità degli ingressi del 2020 e dei ragazzi entrati fino a fine aprile 2021 salta subito all’occhio, guardando gli anni precedenti, il calo di persone accolte, dovuto indubbiamente al periodo di chiusura totale degli ingressi e poi alle nuove procedure con quarantena per i nuovi ingressi da maggio 2020 in avanti. Nel lasso di tempo preso in considerazione gli ingressi sono stati solo 241, a fronte degli oltre 400 degli anni passati.

Nonostante questo calo, abbiamo comunque analizzato i consumi dei nuovi entrati per valutare come e se sono cambiati i trend. Tenuto conto di questo gruppo di riferimento, la sostanza più utilizzata è la cocaina, pari al 96%, dato mai così alto in questi ultimi cinque anni di redazione dell’Osservatorio. E’ salita anche la percentuale di utilizzatori della cannabis, pari al 90,9%, mentre l’ecstasy, al 46%, ha addirittura sorpassato l’eroina, al 45,6%. Seguono la ketamina, al 34,4%, in costante ascesa negli ultimi anni, le amfetamine, 29,5%, e gli allucinogeni, 28,6%. Per quanto riguarda la modalità di utilizzo, rispetto cocaina ed eroina, solo il 24,5% dei nuovi accolti ha utilizzato le sostanze per via iniettiva, mentre la quasi totalità l’ha assunta per via inalatoria (96,7).

Andando ad analizzare la dipendenza primaria, vale a dire da quale sostanza sono maggiormente dipendenti le ragazze e i ragazzi accolti, ecco che la cocaina continua a fare la parte del leone, con il 53,5%, mentre l’eroina, pur confermandosi al secondo posto con 34,9% scende ancora rispetto l’anno precedente, quando era al 35,4%. “Il notevole incremento della cocaina come dipendenza primaria è trainato dal crescente uso di cocaina fumata (crack), che provoca molta più dipendenza della cocaina inalata – spiega ancora il dottor Antonio Boschini – I ragazzi spesso raccontano di come fossero, a loro dire, in grado di gestire l’uso di cocaina finché ne facevano un uso inalatorio, ma che ne perdevano il controllo quando passavano al crack”.”.

Da notare che la cannabis è la dipendenza primaria per l’8,3% dei nuovi entrati, percentuale mai così alta negli ultimi cinque anni e che lo scorso anno era solo al 5,6%. Da notare anche come continui ad essere una costante la problematica della poliassunzione, con il 90,9% dei nuovi entrati che ha utilizzato in maniera continuativa più sostanze, dato in crescita rispetto allo scorso anno quando era all’85,8%.

Rispetto agli ingressi si è mantenuta all’incirca la stessa percentuale degli anni precedenti fra uomini e donne, con queste ultime che si attestano al 17%, mentre l’età di chi ha fatto il suo ingresso in comunità è stato per lo più under 35 (76,3%) con un’età media di 29 anni (fra i maschi 30 e fra le femmine 25). Il maggior numero delle persone proviene dall’Emilia-Romagna (26), poi Toscana (23), Lombardia (22), Veneto e Sardegna (17), Sicilia (16), Marche (14), Puglia (13), Lazio (12), Friuli Venezia Giulia (11), Umbria (10) e Trentino alto Adige (9). Oltre a loro 13 stranieri presenti: 3 dalla Polonia, 2 dal Brasile e poi da Gran Bretagna, Romania, Serbia, Croazia, Macedonia, Tunisia, Marocco e Usa.

Un problema tossicodipendenza che continua a colpire indirettamente anche tanti bimbi, visto che delle 241 persone entrate in percorso, ben 51 (il 21,2%) hanno lasciato a casa almeno un figlio. I padri sono 46 e 5 le madri. Non nuovo infine il problema di ragazzi con uno dei due genitori alle prese o con alle spalle una dipendenza, vale a dire il 23,2% del totale.