L’ATTRAENTE VOLTO DI SATANA CHE CONTEMPLA E COMPRA LA BELLISSIMA LUCIDA MANSI DI LUCCA

di Roberto Fiordi

Ci troviamo di fronte a una storia che sa più di leggenda che di realtà, ma che tutt’oggi conserva molti lati oscuri, dietro ai quali si possono concretizzare certezze.

Si tratta di una storia accaduta oltre 400 anni fa ma che ancora oggi fa discutere, quella in cui fantasia e verità si fondono armoniosamente l’una con l’altra, senza che vi sia un confine ben definito. È la storia di una giovane donna che per vanità ha venduto la propria anima a satana e di lei è possibile vedere raffigurato il grazioso volto nel laghetto dell’Orto Botanico a Lucca.

Lunghi capelli castani, che intersecando con i raggi del sole assumevano un colore biondo scuro, un corpo morbido, armonico, elegante, gentile nell’aspetto. Fronte liscia, volto ovale, privo di solchi e di occhiaie, sono gli aspetti che descrivono l’affascinante Lucida Mansi, questo il suo nome dopo sposata, un’avvenente giovane ragazza tanto bella quanto capricciosa, secondo le testimonianza dell’epoca.

Lucida nacque agli inizi del 1600 dai coniugi Samminati, una nobile famiglia lucchese che, quando ancora la figlia era nel fiore dell’età, volle che passasse in sposa a un certo Vincenzo Diversi. Il matrimonio durò soltanto 2 anni perché il marito fu assassinato in seguito a una lite per ragioni di confine.

Tuttavia, la tragedia sembra che non avesse avvilito la giovane vedova, ma piuttosto che l’avesse risollevata, al punto di far piovere pettegolezzi della gente sul suo conto. Lei era un uccello di bosco, uno spirito libero il suo, al punto che dopo la morte del marito non perse tempo a rianimare le sue dissolute inclinazioni.

Non trascorse molto tempo che convolò a nuove nozze con Gaspare di Nicolao Mansi, un commerciante di seta, un uomo ricchissimo ma assai più vecchio di lei. Fu dunque un matrimonio che anche questo  dette modo di far nascere pettegolezzi in paese ed esasperare le maldicenze su di lei, come quelle che dicevano che dietro la morte del suo primo marito ci fosse stata la sua mano.
                                                                                                                                                                                        Passò a vivere a Villa Mansi, sita a Segromigno in Monte, in provincia di  Lucca; e adesso, ricca come non mai e prigioniera di un’esasperata vanagloria, fece riempire di specchi una stanza. Lucida adorava guardarsi, adorava immergere il proprio sguardo nei suoi occhi. Pare che addirittura avesse tenuto nascosto uno specchio all’interno della Bibbia personale, in modo da potersi ammirare anche durante i momenti di preghiera.                                                                                                                                                                                                                                                                                                                                    Come lei adorava ammirarsi, allo stesso modo suo marito era estasiato da lei, al punto di concederle qualunque cosa, qualsiasi capriccio, le perdonava tutto, bastava solo averla al suo fianco nelle occasioni ufficiali. La sua vita si svolgeva fra feste, mondanità, ore da passare in giardino, per non dire lussuosi banchetti, dove faceva conoscenza di uomini belli con i quali tradiva suo marito. I tradimenti erano così continui da essere diventata oggetto di voci fra la gente.

                                                                                                                                                                                                 Una storia di tradimenti come tante vecchie, attuali e future, se non fosse che faceva morire i suoi amanti facendoli precipitare dalle botole disposte nella villa sotto cui vi erano lame affilate.

Ma il vero punto cruciale della biografia di questa bellissima quanto crudele ragazza ha inizio dopo la morte del suo secondo marito, Gaspare di Nicolao Mansi, quando lei, ammirandosi vanitosamente fra gli specchi, scoprì di avere una ruga.

Il mondo le crollò di colpo addosso. Fu un duro colpo per lei. La sua bellezza si stava spegnendo. Si accorse che il tempo stava scorrendo anche sulla sua pelle. Era disperata e non sapeva che cosa fare. Fiumi di lacrime le solcavano il viso. Mai io vecchia e brutta, erano i suoi affranti pensieri. Meglio la morte!!! 

La sua disperazione sembra che non fosse rimasta inascoltata, in quanto satana si presentò al suo cospetto nelle sembianze di un bellissimo giovane. «Ti ho seguita per tutti questi anni», le disse. «Tu sei il più bell’amore di questo secolo, devi essere mia per sempre. Se ti negherai allora lo specchio diventerà il tuo nemico più crudele e tu morirai giorno dopo giorno». Alla titubanza della giovane apostrofò: «Se mi darai la tua anima, sarai bella ancora per 30 anni».

Fu la vanità di Lucida a rispondere affermativamente; e così patteggiato lei tornò ad essere nuovamente piena di sé fra le passioni e le dissolutezze.

Tuttavia il tempo trascorse velocemente fra le lussuose feste che organizzava, la vita mondana di sempre e soprattutto fra  le lenzuola di casa in compagnia dei suoi amanti che poi gettava nella botola. Ma allo scadere dei 30 anni pattuiti, il diavolo in persona si ripresentò al suo cospetto per reclamarne l’anima.

Spaventata Lucida  fuggì di corsa verso la Torre delle Ore, non voleva accettare la propria fine; non voleva rinunciare alla sua giovinezza, alla sua bellezza. La sua speranza era di riuscire a fermare l’ora e di non far battere la mezzanotte, in modo che quel patto maledetto si annullasse.

Non ce la fece perché il giovane dal volto affascinante la raggiunse e la costrinse a salire con lui sul proprio carro infuocato. La trascinò poi lungo le mura della città di Lucca per poi gettarsi in picchiata nel laghetto dell’Orto Botanico.

A quanto sembra, oggi chi immergesse la testa nelle acque del laghetto potrebbe vedere, in particolari condizioni, il volto di Lucida adagiato e dormiente sul fondo, ma oltre a questo pare che talvolta ci siano i suoi sospiri udibili presso quel luogo. Ma ci sono voci che affermano anche di averla vista vagare per le stanze di Villa Mansi, sempre giovane, bella e radiosa come quando si presume lo fosse stata in vita.

Questa, fra leggenda e verità, possiamo definirla forse più la parte romanzata di questo dramma, perché andando ad analizzare sul sottile ogni dettaglio, scopriamo che il laghetto dell’Orto Botanico, ai tempi di Lucida non esisteva, perché si tratta di laghetto artificiale costruito nel XIX secolo in un terreno che in passato sarebbe stato il luogo di sepoltura di appestati, giustiziati ed eretici.

Un’altra versione – anche questa dal sapore romanzesco – sarebbe quella che allo scadere del tempo il giovane dal volto affascinante si fosse ripresentato dinanzi alla Bella degli specchi e le avesse detto: «Eccomi, sono venuto a prenderti. Dammi la mano, è giunta l’ora». E in un attimo la carne della donna si fosse putrefatta, e che sotto ai suoi piedi si fosse aperta una voragine e che fosse sparita sprofondando all’inferno.

A testimonianza di questa versione, esiste davvero un’apertura nel pavimento nella camera matrimoniale di Villa Mansi, e ancora oggi nessuno è riuscito a richiuderla.

Stando però agli atti, la bella Lucida morì di peste nel 1649 e fu sepolta all’interno della Chiesa dei Cappuccini in via Elisa, nella tomba di famiglia. E, secondo sempre documentazioni, il marito, nonostante fosse stato più anziano di lei, morì successivamente, dopo diversi anni dalla moglie, e fu sepolto anche lui all’interno della Chiesa dei Cappuccini.

Tuttavia, stando a quanto dicono alcune testimonianze, dovute forse a particolari suggestioni o cos’altro, hanno affermato di avere visto Lucida completamente nuda alla guida del carro infuocato, correre lungo la cinta muraria dei Lucca, per poi andare a gettarsi nel laghetto dell’Orto Botanico.