Prevenire la violenza sulle donne – la giornalista Francesca Ghezzani intervista la dott.ssa Chiara Vergani

 

  • Cosa pensa dott.ssa Vergani del caso di Giulia Cecchettin e Filippo Turetta

Filippo Turetta sembrava un bravo ragazzo, invece non tollerava di essere in un rapporto paritetico, covava rancore già da tempo a mio avviso, provava invidia per Giulia Cecchettin che non era controllabile da lui perché emancipata e determinata nel raggiungere i suoi obiettivi professionali. I segnali quali la prepotenza, l’ossessività, il voler controllare tutto, sono importanti per capire che un rapporto è tossico. Il possesso non è amore. La frase “O mia o di nessuno” rappresenta un segnale forte per le donne, l’uomo che le pronuncia manca di equilibrio. Ricordo che abbiamo a disposizione uno strumento psicodiagnostico, la Wais che è un test validato per la valutazione del funzionamento cognitivo di un individuo, la personalità e anche eventuali manipolazioni subite, questo test oggi è scienza. Ai giovani oggi mancano gli strumenti per gestire a volte la fine di una relazione.

Con Giulia sono 105 le donne uccise fino al 18 novembre 2023 in Italia.

Io abito a Pordenone, non lontano da dove è stato ritrovato il corpo della ragazza. Sul posto è intervenuto il medico legale dott. Antonello Cirnelli, per l’ispezione cadaverica esterna, il medico è iscritto all’albo dei medici chirurghi di Venezia, è CTU e Perito presso i Tribunali e le Procure del territorio nazionale. L’indagine è nelle mani del Procuratore capo di Venezia dott. Bruno Cherchi.

Il corpo di Giulia è stato ritrovato in un canalone vicino al lago di Barcis in provincia di Pordenone, diverse le coltellate al collo e al testa e trascinata per 50 metri. La vittima ha tentato una difesa disperata: la conferma viene da ferite alle mani e alle braccia.

  • Cosa pensa delle relazioni disfunzionali

Penso ci sia bisogno di una riflessione da parte di tutti, comprese le istituzioni. È necessario cambiare completamente la società. Ciascuno di noi in alcuni momenti della vita può vacillare, anche quello più strutturato e all’apparenza inattaccabile, può attraversare una fase di disagio causata da un lutto, da un problema sul lavoro o di salute, e quindi si trova a cedere sotto il peso dal dispiacere, è qui che i manipolatori colgono le emorragie emotive e si insinuano piuttosto facilmente nella vita di un soggetto in difficoltà. QQ Non bisogna fissarsi su alcuna persona, dobbiamo lasciar andare chi sceglie di non stare con noi ed è giusto rivolgere altrove lo sguardo per cercare migliori occasioni. Dobbiamo sempre avere bene chiaro in mente che non si deve rimanere dove non si vuole stare, e non bisogna farsi prendere dal senso di colpa, o farsi ricattare sul piano emotivo. Le relazioni che non ci nutrono e dove non ci sentiamo apprezzati, vanno chiuse. Dobbiamo fuggire dalle relazioni malate, disfunzionali. Questo a mio avviso è ciò che è successo a Giulia, non avrebbe dovuto accettare quell’ultimo appuntamento fatale.

  • Nessuna violenza all’improvviso?

Nessuna aggressione avviene a ciel sereno, faceva già parte della mente in questo caso di Filippo. Nessuno deve controllarvi il telefono, né avervi costantemente nel suo dominio. Il male si presenta con persone che ti tolgono l’aria, ti tolgono il respiro, che si dimostrano deboli e fragili, ma che hanno un’aggressività cha da un momento all’altro può esplodere, ma dentro di loro era già esplosa. Nessuna violenza nasce all’improvviso, l’attaccamento morboso, il voler dominare, di togliere gli spazi, ecco secondo di me Giulia si era resa conto di questo e aveva voluto uscire dalla relazione scientemente. Filippo non aveva gli strumenti per gestire la fine della relazione con Giulia, ma anche del fatto che era rimasto indietro nel suo percorso personale di studi. C’è anche un aspetto di competizione in questo tipo di vicende che molti non vedono, ma che spesso ha la sua componente. Filippo ha voluto impedire a Giulia di laurearsi. La generazione zeta è straordinariamente fragile, direi la più fragile degli ultimi 60 anni, ci sono dati che ce lo dicono, i ragazzi hanno una bassa autostima e quindi vanno in crisi facilmente, mettono in discussione sé stessi in maniera angosciosa fino a sviluppare progetti autodistruttivi, non tollerano alcuna frustrazione, non sanno essere resilienti, la caduta è verticale, si disgregano in pochissimi istanti. Da subito si è capito che Filippo era potenzialmente molto pericoloso, il quadro che ne è emerso mano a mano che passavano i giorni, ha fatto capire che ci sarebbe stato un drammatico epilogo.

  • Come possiamo educare alla non violenza

Per intercettare il disagio prima che faccia ancora danni, bisogna cambiare a partire dai genitori, devono educare alla parità e offrire alle figlie gli strumenti per rendersi conto se un uomo è disturbato. Il percorso educativo e formativo va poi proseguito con l’ingresso degli studenti a scuola.

Penso sia necessario educare al rispetto per vita umana. Educare le nuove generazioni alla non violenza e sviluppare le soft skills sono due fattori fondamentali per la formazione di individui consapevoli e capaci di vivere in armonia nella società. Per educare alla non violenza, è importante fornire alle giovani menti un’educazione basata su principi di rispetto reciproco, empatia e tolleranza. Le scuole possono svolgere un ruolo cruciale in questo processo, promuovendo programmi e percorsi educativi che sensibilizzano gli studenti alla diversità e incoraggiando valori come la pace e la giustizia. Inoltre, il coinvolgimento attivo dei genitori e della comunità è essenziale per garantire che i giovani comprendano l’importanza di relazioni sane e non violente. Le famiglie possono fornire un ambiente amorevole e stimolante in cui i bambini possono apprendere l’importanza dell’empatia, della comunicazione positiva e della risoluzione dei conflitti in modo pacifico e costruttivo. Lo sviluppo delle soft skills, ovvero delle competenze trasversali come la collaborazione, l’empatia, il problem solving, il pensiero critico e divergente, la comunicazione efficace, è altrettanto importante. Queste abilità non solo favoriscono una migliore integrazione sociale, ma sono anche richieste nel mondo del lavoro. Nelle scuole, gli insegnanti possono integrare attività che stimolano lo sviluppo delle soft skills attraverso progetti di gruppo, discussioni in classe e giochi di ruolo. Questi metodi permettono agli studenti di imparare a lavorare in team, a comprendere punti di vista differenti e a sviluppare strategie efficaci per risolvere i problemi. Workshop e programmi extra-scolastici possono essere organizzati per offrire agli studenti un ambiente pratico in cui esercitarsi ad applicare queste abilità. Ad esempio, un laboratorio di teatro può aiutare gli studenti a migliorare le proprie competenze comunicative e creative, mentre un corso di leadership può aiutare a sviluppare capacità di gestione del tempo, leadership e autodisciplina. Educare le nuove generazioni alla non violenza e sviluppare le soft skills richiede l’impegno congiunto della scuola, delle famiglie e della comunità. Solo attraverso un approccio olistico e continuo è possibile fornire agli studenti gli strumenti necessari per diventare membri consapevoli e responsabili della società.

  • Sviluppare la resilienza può essere utile nell’attuale società?

Penso sia inoltre fondamentale favorire lo sviluppo della resilienza, ovvero della capacità di adattarsi e reagire in modo positivo di fronte a situazioni difficili, traumatiche o stressanti. Resilienza dunque per superare le avversità e ritornare a uno stato di equilibrio psicologico e emotivo. La resilienza implica la capacità di affrontare gli ostacoli, di adattarsi ai cambiamenti e di trarre insegnamenti dalle situazioni negative. Una persona resiliente non viene abbattuta dalle avversità, ma trova la forza di continuare ad andare avanti. La resilienza non è un tratto innato, ma può essere sviluppata e potenziata attraverso esperienze di vita, supporto sociale, autostima e capacità di problem solving. Le persone resilienti hanno solitamente una visione positiva della vita, sono flessibili di fronte ai cambiamenti e sono in grado di prendere decisioni efficaci anche in situazioni di pressione. Inoltre, sono in grado di costruire e mantenere relazioni salutari e hanno una buona autostima. Essere resilienti non significa non provare dolore o tristezza, ma implica la capacità di gestire le emozioni negative e di utilizzarle come motivazione per il proprio sviluppo personale. La resilienza è un importante strumento di adattamento, fondamentale per affrontare le sfide e le difficoltà della vita in modo positivo e costruttivo.

  • Per prevenire la violenza sulle donne a scuola quali approcci e metodi potrebbero essere adottati?

In relazione anche alle nuove linee guida emanate dal Ministro Valditara, ritengo fondamentale una formazione sulla consapevolezza di genere: introdurre nei curricula scolastici l’insegnamento di tematiche legate alla violenza di genere, alla violenza domestica e al rispetto reciproco. Questo potrebbe includere lezioni sulle dinamiche di potere, sui modelli di comportamento sano nelle relazioni e sulle conseguenze della violenza sulle donne. Inoltre sono importanti le campagne di sensibilizzazione: organizzare eventi e campagne all’interno della scuola per sensibilizzare gli studenti sulla violenza contro le donne. Queste campagne potrebbero includere video educativi, manifesti, discussioni in classe e incontri con testimoni che abbiano vissuto o assistito alla violenza sulle donne. Anche creare spazi sicuri all’interno della scuola, come gruppi di discussione o di sostegno, in cui gli studenti possano condividere le proprie esperienze, porre domande e discutere dei problemi relativi alla violenza sulle donne, con l’ausilio di psicologi e con docenti formati ad hoc. Penso che il coinvolgimento degli uomini nella prevenzione della violenza sulle donne sia basilare. Ciò potrebbe comprendere l’organizzazione di workshop educativi specifici per gli studenti maschi, che affrontino questioni relative alla virilità tossica, all’equità di genere e alla responsabilità nell’evitare e fermare la violenza. Inoltre partnership con organizzazioni locali che si occupano di prevenzione della violenza sulle donne  che potrebbero offrire consulenza, risorse e ulteriori programmi di formazione agli studenti e al personale scolastico. Mi sento di affermare che prima di tutto dobbiamo insegnare il rispetto e l’empatia, promuovere una cultura di rispetto reciproco e di empatia all’interno della scuola, attraverso attività e progetti che incoraggino lo sviluppo delle abilità sociali degli studenti. Ciò potrebbe includere giochi di ruolo, drammatizzazioni e attività creative che mirino a promuovere la comprensione degli altri e la gestione dei conflitti in modo costruttivo. Vanno coinvolte le famiglie degli studenti nella prevenzione della violenza sulle donne, ad esempio organizzando incontri e workshop in cui si discuta di tali problematiche e in cui si offrano risorse e strumenti per affrontarle. È importante ricordare che la prevenzione della violenza sulle donne richiede un impegno costante e continuo da parte di tutta la comunità scolastica, compresi gli insegnanti, il personale scolastico, gli studenti e le famiglie.

  • Come si possono evitare gli amori tossici?

Questo passaggio può richiedere un certo sforzo e una decisa consapevolezza. I miei suggerimenti partono dalla conoscenza di noi stessi. Innanzitutto bisogna raggiungere la granularità emotiva, ovvero avere chiarezza delle proprie emozioni e saperle esporre dettagliatamente. Essere consapevoli dei bisogni e dei valori. Una buona autostima e una comprensione profonda di se stessi aiutano a riconoscere quando un amore può diventare tossico. Per imparare a riconoscere i segnali di un amore tossico è necessario intercettare fin dall’inizio alcuni elementi quali manipolazione, controllo e abusi verbali o fisici. Non dobbiamo permettere a qualcuno di farci mettere da parte desideri e bisogni. A tal fine è bene essere assertivi nella comunicazione rispetto alle aspettative personali con un potenziale partner. Imparare a dire di no ai comportamenti dannosi o tossici di un partner è essenziale per mantenere una relazione sana. Non permettere ad alcuno di trattarci male o di farci sentire insicuro. Circondati di persone sane è necessario per costruire amicizie e relazioni con persone che ci supportano e ci fanno sentire bene. Le persone tossiche possono influenzarci negativamente, quindi vanno evitate situazioni in cui si potrebbe essere esposti a comportamenti malsani. Ascoltare la propria intuizione quando si tratta di relazioni è importante. Se avvertiamo che qualcosa non va, è bene fermarci a riflettere e ascoltare l’istinto per valutare seriamente la relazione. Ognuno di noi si deve mettere primo posto e si deve prendere cura del benessere emotivo, fisico e mentale. Imparare a stabilire confini sani e dedicati al self-care è proficuo. Un amore sano e appagante inizia con l’amore per noi stessi. Se siamo in difficoltà è giusto rivolgersi a uno specialista, soprattutto se fatichiamo a sfuggire a relazioni tossiche o se abbiamo subito abusi in passato, è importante cercare aiuto professionale. Un terapeuta o un consulente possono offrire sostegno e strategie per affrontare queste situazioni e per costruire relazioni più sane in futuro.