UN’ALTRA CREATURA MUORE DIMENTICATA IN MACCHINA, MA LA SOCIETÀ NON CAMBIA

di Roberto Fiordi

“Maternità e lavoro, perché le donne non ce la fanno più”

Quello appena letto si tratta di un link che pochi mesi prima della tragedia la madre della piccola Tatiana, la bimba di pochi mesi morta all’interno dell’auto, aveva pubblicato su facebook. Sembra come essere stata una profezia quella specie di “sfogo” condiviso sul social.

Sì, quasi certamente si era trattato di uno sfogo quel messaggio, lo sfogo di una persona affranta dai suoi impegni di lavoro, casa e famiglia; dalla moltitudine di cose che creano un devastate caos all’interno della mente. E quindi il tragico epilogo.

Sarebbe opportuno ogni tanto fermarsi a riflettere quanto la figura di donna sia difficile, impegnativa e faticosa nella sua veste,  e lo è ancora di più quella di donna-madre in una società come quella in cui stiamo vivendo. Una società dove tutti vorremmo arrivare chissà dove. Per vivere deve esserci sempre dentro di noi una competizione, spesse volte con altri soggetti, ma persino con noi stessi. E tutto questo crea un danno psicologico. Un’inquetudine difficile da sanare nel nostro io.

Non è una società semplice la nostra, tutti noi quotidianamente siamo sottoposti a un continuo stress dovuto agli impegni che ci assumiamo, al lavoro che ci opprime – sia nel senso positivo che in quello negativo -, ai disagi all’interno delle famiglie, talvolta le situazioni piuttosto frequenti di non ce la fare ad arrivare a fine mese con la busta paga, le esigenze personali, quelle del coniuge o dei figli, e tante altre ancora…

È in questo modo che un cervello può andare in tilt. Anche il più funzionante. È una situazione che potrebbe capitare a qualunque persona, come l’ultimo caso accaduto ieri, 7 giugno 2017, di una bambina dimenticata in auto da una madre attenta, premurosa, come l’hanno descritta i testimoni che sono stati ascoltati. Una donna molto affabile che neppure lei è in grado di spiegarsi che cosa le sia successo in quella fase.

Si tratta dell’ennesimo caso di una bambina di soli 18 mesi rimasta per qualche ora all’interno dell’abitacolo della vettura di sua madre in piazza Vittorio Emanuele, dove non ce l’ha fatta a sopravvivere.

La tragedia si è consumata nel primo pomeriggio di ieri a Castelfranco di Sopra in provincia di Arezzo. La madre, Ilaria Naldini, 38enne, segretaria comunale di Castelfranco Piandiscò, dopo essere uscita dal lavoro, si è accorta della bimba seduta sul seggiolotto posteriore dell’auto. Ha immediatamente aperto gli sportelli della vettura e gridato disperatamente aiuto. Inutili i soccorsi da parte di alcuni passanti e degli agenti della municipale intervenuti sul posto.

Come è stata inultile l’allertante chiamata al 118 da parte della madre. La piccola creatura non ce l’ha fatta. Vani i disperati tentativi da parte dei sanitari per rianimare Tatania. Persino il defibrillatore usato non è servito a niente, un arresto cardiaco l’ha portata via con sé. Intuita la gravità dell’incidente, era stato attivato fin da subito persino l’elicottero Pegaso, ma è stato tutto inutile.

La madre sembrerebbe che si sia diretta al lavoro senza essersi fermata all’asilo nido per lasciare la figlia, che in quel momento molto probabilmente stava dormendo. Sotto choc la donna avrebbe detto al magistrato di non essersi accorta di nulla e di non averla proprio vista. I reati su di lei ipotizzati sono quelli di omicidio colposo e abbandono di minore. Secondo il parere dei carabinieri si sarebbe trattato di un vero e proprio ‘black out mentale‘. La madre della piccola si dice “convinta di averla lasciata al nido”.

Riflettiamo sulla nostra vita, dovremmo cercare di cambiare noi stessi per fare in modo di cambiare questa frenetica società che aleggia solo sull’avere; e rendersi conto quanto sarebbe meglio per tutti noi tornare a camminare un po’ più con i piedi per terra e capire quanto la vita è importante per noi e quanto ciascuno di noi è importante per la vita.