Vaccino anti Covid, Ascierto: “Quello russo non è ancora sicuro”

Prato – Anche se allo stato attuale non esiste ancora un vaccino contro il nuovo coronavirus SARS-CoV-2 che causa la malattia COVID-19, tuttavia sono in fase di valutazione circa 200 potenziali vaccini testati in laboratorio sugli animali e, in alcuni casi, anche sull’uomo grazie a dei volontari. Ma destano non poche perplessità nel mondo scientifico le notizie di una vaccinazione di massa contro il Coronavirus che dovrebbe partire a settembre in Russia  e ad ottobre negli Stati Uniti.

Abbiamo chiesto a Paolo A. Ascierto, presidente della Fondazione Melanoma e Direttore dell’Unità di Oncologia Melanoma, Immunoterapia Oncologica e Terapie Innovative dell’Istituto Nazionale Tumori IRCCS Fondazione “Pascale” di Napoli, la sua opinione in proposito.

Ascierto in Italia è stato un pioniere nelle sperimentazioni sul sistema immunitario e durante la crisi legata al Coronavirus,il primo a sperimentare nel nostro Paese il Tocilizumab ovvero il farmaco anti artrite efficace nella lotta al virus.

È possibile, professore che in quei Paesi si possa effettuare una vaccinazione di massa per il contrasto al Covid?

Purtroppo non abbiamo ancora dati a sufficienza per valutare la reale efficacia di questi vaccini. In America dovrebbe arrivare per fine anno. In Russia invece è arrivata già l’approvazione da parte dell’autorità sanitaria. Tuttavia il vaccino promosso da Putin non sembra aver completato quei test di efficacia e sicurezza, indispensabili prima della sua commercializzazione, così come esposto in un articolo uscito sulla rivista “Nature” in cui si parla di “indignazione” riguardo la sua sicurezza.

In Italia la sperimentazione del vaccino sull’uomo verrà avviata allo Spallanzani di Roma  dal 24 agosto. Le chiedo: dalla sperimentazione alla messa in commercio del vaccino, secondo lei quali sono i tempi di attesa ragionevoli perchè esso sia efficace e non dannoso?

Sì, dal 24 agosto inizierà la sperimentazione del vaccino su volontari. Sperimentare un vaccino necessita di varie fasi, questa che sarebbe la fase I, valuterà la sicurezza sulla base dell’età del volontario e del dosaggio (verranno infatti somministrati tre diversi dosaggi di vaccini). Poi si passa alla fase 2 che valuterà l’efficacia del farmaco su un numero maggiore di volontari, questa seconda fase, se i dati sono positivi, potrebbe iniziare già in autunno. Solo dopo queste fasi può incominciare lo studio vero e proprio (quello di fase 3) che verificherà la reale efficacia del vaccino nel prevenire l’infezione. Ognuna di queste fase richiede del tempo di alcuni mesi. Infine, se il vaccino si dimostrerà efficace, bisogna metterlo in produzione. Capirà di come questo processo sia alquanto lungo.

Cosa si sente di dire ai No Vax che già sono sul piede di guerra?

I vaccini sono un’arma fondamentale che ci ha permesso di debellare molte malattie, un tempo mortali. Tuttavia non credo abbia senso in questo momento avviare una discussione sull’obbligo del vaccino. Sarà importante prima vedere come funziona, la sua sicurezza, la sua efficacia e la sua capacità a limitare realmente i danni da Covid-19.

Infine il Tocilizumab come farmaco ha dato i risultati sperati per il contrasto al Covid-19?

Il nostro studio, il Tocivid-19 è stato uno studio positivo. Infatti, era stato disegnato per verificare se il farmaco inducesse una riduzione della mortalità ad un mese di almeno il 10% ed il risultato è stato una riduzione di mortalità, nei pazienti trattati con il tocilizumab, del 12,6%. Tuttavia, sono emersi altri dati dallo studio di fase III recentemente ufficializzati, il CoVacta. In questo studio il tocilizumab, che è stato confrontato con il placebo (sostanza priva di efficacia terapeutica), non ha dimostrato un vantaggio statisticamente significativo nel ridurre la mortalità ad un mese. Ciò nonostante, lo studio riporta anche che il tempo di dimissione nei pazienti trattati con tocilizumab risulta essere inferiore, ovvero i pazienti recuperano prima. Tuttavia, ritengo che ci siano ancora buoni presupposti per pensare che esista un sottogruppo di pazienti che potrebbero beneficiare dalla somministrazione del Tocilizumab e la chiave potrebbe essere in alcuni biomarcatori di cui non sono noti i valori nell’ambito degli studi fin qui effettuati. In particolare sarebbe interessante valutare i valori basali di IL-6, PCR, Ferritina, D Dimero che potrebbero permetterci di individuare un gruppo di pazienti col Covid che potrebbe comunque beneficiare della terapia con il tocilizumab. Infatti, nella nostra esperienza, come quella di altri centri italiani, i pazienti non intubati, con elevati livelli di IL-6 ed altri parametri infiammatori, sono stati quelli che hanno avuto un beneficio maggiore dal farmaco con un recupero delle funzionalità respiratorie in 24-48 ore. In poche parole, il successo del trattamento dipende dallo stato infiammatorio (dovuto alla “tempesta citochinica”) ed al tempo in cui viene somministrato il farmaco. In inglese questo verrebbe sintetizzato in “right patient, right time”! Lo studio purtroppo queste cose non le ha potute verificare. Ulteriori informazioni potrebbero arrivare dai risultati di altri studi di fase III che stanno valutando l’efficacia di tocilizumab quali l’EMPACTA e il REMDACTA.

fonte Stamp Toscana