CHIANTIBANCA: SCENDE IN CAMPO IL GRUPPO “PER UNA BANCA IN TERRA TOSCANA”

Prato – Nuovo atto della vicenda di Chiantibanca. E’ nata l’Associazione “Per una banca in terra Toscana” con l’obiettivo di far valere la propria voce nella scelta del gruppo al quale aderire.

Una cosa è certa mettere insieme le tante piccole e medie realtà del credito italiano come quelli rappresentate dalle banche di credito cooperativo diffuse sul nostro territorio non è cosa facile. Ecco perché, oggi, si comprende  l’appello del presidente della Banca d’Italia Ignazio Visco, lanciato ad inizio anno, di fare presto e che  «esortava  il sistema del Credito Cooperativo a strutturare per tempo i percorsi più idonei e sicuri».

Un progetto di riforma con «notevoli elementi di complessità» e  che per questo invitava gli istituti di credito interessati, di deliberare a quale gruppo intendessero  aderire, dandone comunicazione sia alla rispettiva capogruppo, sia alla Banca d’Italia. L’obiettivo era di creare un contesto «favorevole», nonostante per legge ci fossero diciotto mesi di tempo, dunque fino a maggio 2018, per presentare le richieste.

In una nota la Banca d’Italia richiamava le candidate capogruppo all’attenzione circa la definizione per i criteri di ammissione, per cui dovevano risultare «ancorate a criteri non discriminatori in linea con il principio di solidarietà tra le banche cooperative a mutualità prevalente, come previsto dalla legge». Né l’adesione delle singole Bcc – si legge ancora – poteva  essere acquisita assicurando un trattamento più favorevole (riguardo, ad esempio, l ‘autonomia gestionale), «considerato che i criteri di valutazione dei progetti sarebbero applicati omogeneamente nei confronti di tutti i costituendi gruppi».
Tutto questo perché le Bcc realizzassero presto e bene  i processi di unione  per rafforzare l’intero sistema del credito cooperativo. Uno schema nuovo, in cui la capogruppo, sotto forma di Spa, controlla attraverso una specie di contratto (Patto di coesione) le singole Bcc, ma a loro volta le Bcc sono le proprietarie della capogruppo, che controllano su base azionaria.
La riforma prevedeva che le Bcc dovessero mettersi insieme, circa 337 banche, fra Credito Cooperativo e Casse Rurali, per un totale di oltre 4mila sportelli sparsi sul territorio (pari a quasi il 15% degli sportelli bancari italiani) con più di un milione di soci.  Il primo tentativo voluto dalla stessa Banca d’Italia, era stato quello di tentare la creazione di un polo unico, l’associazione di categoria, Federcasse, nell’ultima assemblea decretò la nascita di un nuovo  polo aggregante con un livello minimo di patrimonio pari a un miliardo. Nacque in alternativa a Iccrea Banca, la holding  Cassa Centrale trentina a cui aderì ChiantiBanca con la presidenza Bini Smaghi.
È notizia di pochi giorni fa che Icrrea, Cassa centrale banca e Raiffeisen, i tre gruppi del credito cooperativo, dovranno condurre in proprio l’asset quality review (Aqr) e gli stress test prima di sottoporsi all’esame  della Banca centrale europea,  previsto per settembre 2018. Questo quanto emerge da alcune indicazioni provenienti  dalla Banca d’Italia che ha sollecitato le capogruppo a verificare una serie di dati patrimoniali prima di arrivare all’esame della vigilanza europea. Le modalità con cui si effettuerà questa vigilanza non sono ancora note, ma secondo alcune fonti è che l’esame riguarderebbe unicamente  le capogruppo e non ogni singola banca.
Ma la vigilanza, per evitare figuracce, ha fissato dei veri e propri paletti soprattutto per quanto riguarda la possibilità degli istituti bancari di credito cooperativo di passare da un gruppo all’altro. È il caso di ChiantiBanca che dopo la chiusura in rosso (per 90 milioni) in seguito all’ispezione della Banca d’Italia e alle dimissioni di cinque consiglieri e dello storico direttore generale Andrea Bianchi, da cui è poi partita l’indagine a Firenze con venti indagati per i reati ipotizzati di falso in bilancio e ostacolo alla vigilanza ha deliberato il 14 maggio con il voto dei i soci in assemblea nella scorsa primavera, l’ingresso in CCB.
Non rieletto Bini Smaghi, il nuovo consiglio di amministrazione, con il presidente Iacopozzi, qualche giorno fa, in un comunicato ha avvertito i soci che i vertici di ChiantiBanca, intendono convocare un’assemblea straordinaria per convincerli a riportare ChiantiBanca all’interno di ICCREA ribaltando la scelta voluta da quegli stessi Soci qualche mese prima per CCB.
Un’ iniziativa non vista con favore né da via Nazionale, né dai “dipendenti delusi”che con una lettera hanno avvertito  Iacopozzi di non essere  “una platea di non pensanti” accusandolo tra l’altro, di “aver portato divisioni all’interno della compagine sociale dell’istituto di credito, sfiduciando  il consiglio  proprio in un momento cosí delicato per la banca”,e di non garantire i  posti di lavoro.
Non sono stati a guardare nemmeno “sedici Soci storici”che hanno richiesto al Presidente al nuovo Cda, soprattutto trasparenza e chiarezza riguardo a dei licenziamenti immotivati  e l’invito all’osservanza della scelta a favore di Cassa Centrale, voluta e decisa con voto finale unanime di 3.500 voti a favore contro 4 contrari, unitamente a  tutti quei soci-azionisti che in caso di adesione ad Iccrea, hanno  annunciato ricorsi.
E’ di poche ore fa la notizia confermata fa alcuni organi di stampa di una neonata associata  “Per una banca in terra Toscana” con l’obiettivo di far valere la propria voce nella scelta del gruppo al quale aderire. Un modo ancora più incisivo per sostenere la scelta decisa nell’assemblea di maggio, ovvero l’adesione al gruppo Trentino, considerato partner migliore rispetto a Iccrea fortemente sponsorizzata, invece, dall’attuale  presidente di ChiantiBanca.
fonte Stamp Toscana