RENZI BRINDA ALL’ASTENSIONISMO ALLE URNE, MA FORSE NON È QUELLO AD AVER VINTO

di Roberto Fiordi

Il referendum del 17 aprile 2016 registra un’affluenza alle urne pari al 31,9%, ben al di sotto del quorum. È il dato definitivo del ministero dell’Interno alla chiusura dei seggi avvenuta alle ore 23.00 nelle 61.562 sezioni elettorali degli 8.000 Comuni italiani.

Il premier esulta affermando:  «Vincono i lavoratori», senza però rendersi conto, a quanto dice l’opposizione, che l’85.8% di chi si è recato al voto è stato favorevole al “Sì”. Questi quattro quinti di votanti favorevoli all’abrogazione sulle trivellazioni entro le 12 miglia dalla costa, come prevede il regolamento, contano un numero pari a 13.334.764 votanti. Un numero non certo insignificante di fronte alle politiche,  un domani che l’Italia sarà chiamata al voto, nonostante il premier si sciacqui la bocca con dichiarazioni: «L’Italia ha parlato, si tratta di un risultato netto, chiaro, superiore alle previsioni. In politica bisogna saper perdere».

Se anche il presidente Matteo Renzi non ha perso, non dovrebbe neppure pensare di avere vinto. Forse non si è reso conto che non ha vinto il “No” ma l’astensione alle urne. Non è certo un commento politico quello sopra, si tratta di un’opinione, guidata dalla consapevolezza della forte sfiducia da parte degli italiani sui referendum, dopo l’esperienze passate. E dunque, questa astensione al voto in massa, probabilmente, più che essere un fenomeno legato al renzismo può trattarsi di un fenomeno legato alla diffidenza degli aventi diritto al voto.

Tuttavia, l’associazione del Comitato del “Sì”, anche di fronte al fallimento del referendum sulle “trivelle”, non si rassegna e sporge querela all’attuale primo Ministro, Matteo Renzi e all’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. L’accusa è di avere approfittato della loro posizione per esortare i votanti a non recarsi alle urne.

A far piovere la denuncia è stato un certo Francesco Santantonio, un imprenditore 60enne di Torre Suda in provincia di Lecce. La denuncia è stata depositata il mattino seguente il Referendum, lunedì 18 aprile, dopo che già la sera avanti aveva presentato un esposto ai carabinieri di Racale.

La denuncia fa riferimento all’articolo 98 del Testo unico del 1957 delle leggi elettorali per la Camera. Assieme all’articolo 51 della legge, disciplina i referendum e punisce con una detenzione, che va da sei mesi a tre anni, chiunque sia “investito di un pubblico potere e abusando delle proprie attribuzioni e nell’esercizio di esse, si adopera a costringere gli elettori a firmare una dichiarazione di presentazione di candidati od a vincolare i suffragi degli elettori a favore od in pregiudizio di determinate liste o di determinati candidati o ad indurli all’astensione.  Lo scriptum di Santantonio dice pure che se i massimi esponenti dello Stato si credono immuni dall’applicazione delle leggi, la Procura di competenza faccia presto a smentirli. «Oggi pare che chi abbia il potere politico possa agire in dispregio della legge», recita sempre l’imprenditore 60enne.

Alla sua denuncia ne sono susseguite altre ancora e pure quella del consigliere comunale di Ugento, in provincia di Lecce, Angelo Minenna, il quale si è rivolto alla procura della Repubblica della sua città, dove ha depositato l’esposto contro il presidente del Consiglio, reo di avere invitato i cittadini all’astensione al referendum.


1. Immagine fonte Google