DELITTO DI SARA. VINCENZO PADUANO DAI GIUDICI CONFESSA LE PROPRIE INTENZIONI, MA IL GIP ESCLUDE LA PREMEDITAZIONE.

Ci vuole coraggio da parte di un gip assumersi la responsabilità di escludere l’aggravante della premeditazione di fronte a un omicidio tanto scellerato.

Non è certo la scelleratezza o l’atrocità di un omicidio a stabilire se ci fosse stata o meno la premeditazione su quello specifico delitto e neppure le sensazioni personali di un giudice, come invece sembra che sia accaduto sul sacrificio della studentessa 22 enne, Sara Di Pietrantonio, rimasta vittima di un’esecuzione letale da parte dell’ex fidanzato Vincenzo Paduano. Sono i fatti che lo dovrebbero commentare. 

Il delitto accaduto in  via della Magliana, alla periferia di Roma, ai primi albori del 30 maggio 2016, ha come movente la gelosia. La gelosia da parte dell’ex fidanzato che non si sapeva rassegnare all’idea che con lei fosse tutto finito. Normali sofferenze amorose. Normali bruciori di stomaco. Cose di sempre… Ma non trovando rassegnazione dinanzi a tale evento, la sua mente ha iniziato a manovrare strategie forse di riconquista o forse di vendetta nei confronti di Sara. Tuttavia sentitosi continuamente respinto, nel suo cervello poco per volta si sono scatenati assurdi meccanismi di follia. I primi segnali sono stati le continue molestie che le faceva con gli sms, iniziando prima a chiederle il perché di tutto ciò e finendo poi con celate minacce, avvertendola di essere sempre a conoscenza della sua posizione anche qualora avesse avuto il cellulare spento. Insomma, un vero e proprio stalking. Ma la cosa che maggiormente è andata a ferire l’orgoglio del 27enne Paduano, guardia giurata, è forse quella che fosse stato rimpiazzato da un altro ragazzo. Un orgoglio maschile che non lo faceva rassegnare alla sconfitta. All’idea della sua bella ex fidanzata fra le braccia di un altro. E dunque sembra che la pedinasse, tanto è che una settimana prima del delitto fra i due si era accesa un’animata discussione in presenza del nuovo ragazzo di Sara, Alessandro, che si era visto costretto a intervenire. E dopo una settimana di assoluto silenzio da parte dell’assassino, il tragico epilogo. Lo speronamento dell’auto della vittima. La lite. L’incendio della macchina. La fuga della ragazza. L’inseguimento. Lo strangolamento. E infine l’aver dato  fuoco al corpo di Sara, quando ci sono le ipotesi che fosse ancora viva.

Questo è il riassunto di quanto accaduto quella tragica notte di marzo nella zona della Magliana. Un feroce delitto che ha scosso l’intera Nazione. Ma di fronte a tutto questo il gip di Roma, Paola Della Monica, convalida il fermo di Vincenzo Paduano, ma esclude la premeditazione, giustificando che la guardia giurata avesse agito d’istinto.

Probabilmente sarebbe necessario da parte del gip fare delle riflessioni intorno a tutto questo. Innanzi tutto, se realmente  Paduano avesse agito per istinto cosa ci faceva la boccetta di alcol con lui? Il 27enne si giustifica dicendo che le sue intenzioni, dietro suggerimento di conoscenti, erano quelle di incendiare la vettura del nuovo fidanzato di Sara ed era per questo motivo che si portava appresso quella bottiglia. Fosse vero tutto questo, vorrei domandare al giudice dell’indagini preliminari di Roma, Paola Della Monica, perché Paduano ha lasciato il suo cellulare in ufficio? La risposta certa è per far sì che il GPS non rilevasse la sua posizione e che anzi desse a lui modo di crearsi un alibi. Non c’è supposizione di premeditazione già a partire da questa cosa? Dottoressa Paola Della Monica, l’omicida ha speronato l’auto di Sara costringendola a fermarsi, è salito a bordo di quella macchina armato di alcol, non esiste già la premeditazione? Perché ha dato fuoco alla macchina di Sara e a lei dopo averla strangolata? Subito dopo l’aggressione Paduano se ne è tornato al proprio lavoro e ha salutato e parlato con i colleghi come se nulla fosse accaduto. Come si può pensare che dietro a tutto questo l’assassino non abbia pianificato l’omicidio? 

Sul fronte investigativo si allarga pure l’ipotesi che una boccetta di alcol non può bastare per dare fuoco a un’auto e perciò Paduano ne poteva avere avute più di una.

Stanno accadendo troppi casi di femminicidio, maltrattamento alle donne e purtroppo lo Stato non interviene nella misura adeguata. Ma dietro a questo inquietante quadro ci sono altre cose ancora, e sarebbe giunto il momento che lo Stato faccia il suo dovere e che i cittadini si possano finalmente sentire protetti. E perché questo accada è necessario che il giudice inizi a fare il giudice e non il buonista.