LA SOCIETÀ E I GIOVANI DAGLI ANNI ’70 FINO AD OGGI (III° PARTE)

 

Gli Anni ’80 sono il decennio in cui si è costruita la mentalità di noi italiani; un decennio che ancora oggi continua a vivere in noi come fosse un eterno presente. Dieci anni che molte persone rimpiangono come fossero stati un’epoca da “Le mille e una notte“.

Un periodo in cui la società si è trasformata. Un periodo in cui molti giovani e meno giovani guardavano con ammirazione gli Stati Uniti, cercando d’importare mode e tradizioni. Una di queste ha riguardato l’alimentazione. Milano è stata la prima città ad avere importato in Italia dall’America un nuovo modo di mangiare: il panino ripieno d’hamburger, assemblato con pomodoro, maionese, insalata e ketchup, con l’aggiunta sul vassoio di Coca-Cola e un cartoccio colmo di patatine fritte, condite con ketchup. 

Nel centro della città sono così spuntate catene di fast food che hanno richiamato giornalmente centinaia di giovani, fieri di consumare la nuova moda alimentare. I fast food diventano così, in quel periodo, anche il luogo d’aggregazione dei cosiddetti “paninari”. Giovani che prendono la vita in maniera spensierata; che osano codificare un proprio lessico, un po’ anche per differenziarsi da altri gruppi d’appartenenza. Giovani che si sottraggono da qualsiasi forma d’impegno sociale. Giovani che vogliono godendosi la vita senza troppe preoccupazioni, ispirandosi ai modelli del cinema statunitense.

Uno stile di vita nuovo, basato sul consumo, fatto di ragazzi ossessionati per il tipo d’abbigliamento di marca, che a differenza degli yuppie americani, il capo d’abbigliamento del paninaro ha tendenze più rustiche, che tende a rispecchiare la società operaia e contadina.  

La nuova cultura giovanile nasce dunque a Milano per poi allargarsi prima nell’area metropolitana milanese, poi in tutta Italia e quindi all’estero. La spinta al diffondersi di questo nuovo stile di vita giovanile giunge anche dalla diffusione di spot pubblicitari trasmessi dalle TV commerciali, anch’esse in pieno sviluppo. E persino da trasmissioni televisive come il famoso “Drive in”. 

Sul fronte di politica economica, gli anni ’80 hanno visto l’affermarsi in molti stati – fra cui gli Usa e la Gran Bretagna – dell’ideologia neoliberista, un’ideologia basata prevalentemente in una netta limitazione dell’autorità pubblica sul commercio. Un’ideologia che sostiene e che promuove la libera iniziativa e il libero mercato come unica forza motrice del sistema economico.

È il 1980 quando l’attore repubblicano Ronald Reagan viene eletto a sorpresa Presidente degli Stati Uniti d’America. Un presidente le cui doti di grande comunicatore gli hanno permesso di vincere le elezioni, e le sue idee hanno contribuito a rivoluzionare in 8 anni gli assetti internazionali e l’intero sistema economico statunitense e mondiale. 

Gli Stati Uniti, dalla fine degli anni ’60 a quelli degli anni ’70, avevano attraversato un decennio critico, che era andato a pesare persino sull’umore della gente. Fu sì che il nuovo Presidente degli Stati Uniti chiese al suo popolo di avere più fiducia in sé stesso, mettendo in primo piano, nei suoi discorsi, le origini e la storia che hanno fatto grande l’America.

Reagan prende dimora alla Casa Bianca dopo una campagna elettorale basata principalmente su un programma economico liberista e una rinnovata ostilità nei confronti dell’Unione Sovietica. Le idee liberiste di Reagan si dimostrarono un’esperimento di successo, che fece decollare l’economia americana; mentre la propaganda contro l’Urss fu atta a giustificare con il suo popolo la corsa agli armamenti da parte degli Stati Uniti e le sostanziose spese militari . 

Anche il Regno Unito, nel decennio in corso, adottò la politica liberista e fu quindi interessato da una massiccia ondata di privatizzazioni. Una politica imitata poi anche da molte altre nazioni. La radice stava nel dover sciogliere quel nodo che aveva avvinghiato le imprese pubbliche a quell’area di potere di rendite di posizione e clientelismo che ogni anno assorbiva risorse dal bilancio dello Stato, obbligato a riparare continuamente le perdite subite.

In Italia, gli inizi degli anni ’80, si mossero in maniera un po’ diversa. Il sistema italiano era più piatto, plasmato ancora dalla scia del terrorismo politico vissuto nel decennio precedente e ancora soggiogato dalla strategia della tensione. Una situazione che si ripercuoteva persino nell’inadeguatezza politica ai mutamenti sociali e culturali.

Nei paesi esteri la tendenza puntava a seguire una linea liberista, o quanto meno cercava di sperimentarla, mentre in Italia prevalsero i tentativi di riordinare i partiti tradizionali verso le nuove esigenza sociali. Per far questo l’Italia assunse un orientamento al quanto pragmatico, concreto, che gli consentì sì di fare passi in avanti verso una maggiore libertà politica, sulla strada dell’uguaglianza.

Ma dietro a tutto questo progresso non mancarono i lati scuri. In quegli anni, infatti, affianco alla tendenza del miglioramento economico e l’accelerata verso nuove infrastrutture, aumentò pure il debito pubblico e la corruzione nei partiti. Piaghe che si attivavano all’interno della macchina burocratica italiana. 

Si cercò dunque di adottare in Italia i medesimi princìpi dell’economia liberale, ovvero di ridurre l’intervento statale e di promuovere l’iniziativa privata. Tale inclinazione si riscontrò anche nel costume della vita sociale. In Italia maturò la voglia dell’imprenditoria, il desiderio di un’autonoma responsabilità, il desiderio di valorizzarsi individualmente, creando in questo modo una forma di competitività.

Ma c’era pure l’altra faccia della medaglia, quella formata da giovani che hanno maturato progressivamente il distacco e soprattutto il disinteresse alla politica.

Gli anni ’80 hanno assistito a cronache di livello mondiale: il 13 maggio del 1981, proprio nel giorno della ricorrenza dell’apparizione della Madonna di Fatima a 3 pastorelle nell’anno 1917, un colpo partito dalla di pistola del giovane terrorista turco, Mehmet Ali Ağca,  ferì in modo grave papa Giovanni Paolo II; l’anno successivo, 1982, l’Italia di Bearzot vinse in Spagna il Campionato Mondiale di Calcio, incoronando Paolo Rossi re d’Italia per avere realizzato ben 6 reti, diventando capocannoniere del Mondiale ed essersi aggiudicato il “Pallone d’oro”. In quell’occasione il Presidente della Repubblica italiana più amato di tutti i tempi, Sandro Pertini, presente allo stadio Santiago Bernabéu di Madrid, manifestò con entusiasmo il successo della sua Nazionale e le telecamere lo hanno inquadrato in più riprese. 

Nel 1985 termina il mandato di presidenza all’amato Pertini e subentra a lui Francesco Cossiga, mentre in Russia vene eletto Michail Gorbačëv, che assieme a Reagan, eletto per la seconda volta negli Stati Uniti l’anno precedente, cambierà l’assetto geopolitico del mondo intero. Con lui cambiano le situazioni interne dell’Unione Sovietica. Il presidente Michail Gorbačëv, oramai scosso da spinte autonomiste e nazionaliste, concede un’apertura democratica. Il dialogo con i rivali di sempre e gli accordi con Washington, creano tutte le condizioni affinché cessi la “Guerra fredda” fra i due Paesi e nel 1989 fu abbattuto il Muro di Berlino, simbolo  storico della divisione del mondo tra Est e Ovest.